avezzano, ristorante mammarÒssa
Il mondo di Veronelli tra gusto, arte e libri
AVEZZANO. Che rapporto esiste tra il cibo e la filosofia? La riscoperta di Luigi Veronelli, colui che gettò le basi per la nascita di Slow food, ci aiuta a superare la concezione elitaria e snob di...
AVEZZANO. Che rapporto esiste tra il cibo e la filosofia? La riscoperta di Luigi Veronelli, colui che gettò le basi per la nascita di Slow food, ci aiuta a superare la concezione elitaria e snob di tutto ciò che si muove intorno ai fornelli. Quello che viene unanimemente riconosciuto come autentico guru dell’alimentazione ha saputo sempre affrontare con un approccio mai banale il concetto del mangiar bene.
Così Veronelli è stato ricordato al ristorante Mammaròssa di Avezzano, tra aneddoti e immagini. La serata, una via di mezzo tra gusto, letteratura e arte, ha coniugato felicemente le esigenze del palato con la “fame” di sapere.
Il noto enologo, scomparso nel 2004, ha coniato frasi celeberrime che hanno saputo conquistare nel tempo il rango dell’aforisma. Lo stesso titolo del libro presentato nell’occasione –"Luigi Veronelli - La vita è troppo corta per bere vini cattivi", edito da Giunti - Slow food editore – pur parafrasando Goethe, ne è un esempio lampante. I due autori hanno avuto la fortuna di accompagnare l’enologo per una lunga parte della sua vita: Gian Arturo Rota (collaboratore ed erede di Veronelli) e Nichi Stefi (anch'esso coautore di alcuni lavori).
Visceralmente legato al concetto di terra (per lui una vera e propria parola d’ordine) Veronelli ha affrontato il rapporto con la cucina in maniera spesso singolare. Si è sempre avvicinato ai ristoranti senza pregiudizi, tanto da cimentarsi addirittura in una originale iniziativa del giornale Quattroruote (allora diretto dall’attuale direttore del Centro, Mauro Tedeschini) che lo convinse a esplorare con umiltà il mondo degli autogrill per attribuire dei voti. Veronelli non si sottrasse e scoprì che in alcuni di essi si mangia anche bene. Nella serata organizzata al Mammaròssa dai titolari Franco e Daniela Franciosi, si sono potute ammirare otto tavole pittoriche realizzate dal tratto sapiente di Giuseppe Pantaleo, ispirate alle massime del poliedrico personaggio, intitolate "La terra è l'anima". Ne è nata una discussione in stile veronelliano, tra sorsi di buon vino e riflessioni sul modo di vivere, arricchita dagli interventi del sindaco Gianni Di Pangrazio, di Giuseppe Cristofaro (Accademia della cucina), Lanfranco Centofanti (ristoratore), Maurizio Lucci, ingegnere prestato all’arte, Alessandro Bocchetti (giornalista del Gambero rosso), Franco Santini (giornalista enogastronomico), e Massimo Iafrate (presidente Ais). Quindi è partita una cena cadenzata dai ritmi del mondo agropastorale abruzzese, non senza aver avuto il privilegio di assaggiare un Chianti Vigna vecchia del 1969 proveniente proprio dalle cantine di Veronelli.
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