L'appello delle insegnanti:queste strutture stanno cadendo a pezzi
Finora pochi progetti per rifare nuove scuole in muratura. Una situazione che coinvolge migliaia di alunni
L’AQUILA. Quando squilla la campanella che indica l’inizio della lezione di attività motoria, i bambini dell’Istituto «Rodari» escono dall’aula di lamiera e cominciano a fare esercizi nell’atrio di pochi metri quadrati tra un’aula e un’altra.
È in queste condizioni che i quasi 200 bambini della scuola dell’infanzia e della primaria del Musp 6 di Pagliare di Sassa fanno attività motoria. Non ci sono palestre in quello che è uno dei 36 moduli a uso scolastico provvisori realizzati dopo il sisma per una popolazione di seimila alunni. Un’intera generazione di bambini (quelli che oggi hanno sei anni sono nati nell’anno del sisma) non ha mai visto una scuola vera, con pareti, con un tetto di tegole e non di lamiera, con sale mensa e spazi funzionali alle attività scolastiche e rispettosi di uno sviluppo psicologico e fisico equilibrato. La scuola di Pagliare di Sassa fa il paio con quella di Sassa, che a mezzo chilometro di distanza accoglie quarte e quinte elementari e la scuola secondaria di primo grado, per un totale di 420 alunni dai 3 ai 14 anni (altri plessi sono a Pianola, Bagno, Roio e Preturo). A oggi non esiste alcun progetto di recupero delle scuole danneggiate dal sisma nell’Aquilano, eccetto quello della scuola elementare «Mariele Ventre» del circolo didattico Amiternum, a Pettino. Nemmeno dal consiglio comunale straordinario di qualche settimana fa è emerso un impegno politico, o un’indicazioone di quella che sarà l’ediliza scolastica cittadina. E così, anno dopo anno, i 36 Musp (sono rari quelli capaci di reggere all’usura) cadono a pezzi diventando trappole per i bambini. Per fare qualche esempio comune a molti Musp, a Pagliare, ogni anno, spuntano problemi relativi al riscaldamento, o per le strisce di metallo che uniscono i moduli del Musp che si sollevano ferendo i bambini.
O, ancora, per le infiltrazioni d’acqua, per gli scarichi inadeguati dei bagni, per le pareti non coibentate. Non solo: mancano spazi per biblioteche e mense. «Si dovrebbe trasformare la tragedia del sisma in una sfida», dice la coordinatrice didattica dell’Istituto Gianni Rodari Silvia Frezza, che si batte per la ricostruzione di «una scuola bella e funzionale» a Sassa insieme a insegnanti e genitori. E dice: «I soldi ci sono, sono stati stanziati 45 milioni. Cominciamo a ricostruire le scuole come si fa in Europa». Per quelle di Sassa occorrono 8 milioni, spiega, precisando che il calcolo è stato stabilito dal Comune. «Vorremmo conoscere lo studio dell’amministrazione sulle scuole che devono essere ricostruite subito», aggiunge la coordinatrice didattica. «Esiste un elenco di priorità: in base a cosa è stato elaborato?». Gli insegnanti hanno costituito la commissione «Oltre il Musp», con cui portano avanti iniziative a livello locale e nei confronti del governo. «Abbiamo raccolto idee e fatto studi», spiega Frezza. «Per la nuova scuola di Sassa abbiamo trovato un terreno di proprietà dell’istituto Agrario dove si potrebbe costruire, ma ne è sorta l’ennesima diatriba. Nonostante le criticità portiamo avanti una didattica d’eccellenza», spiega Frezza. «Lo dimostra il numero di iscritti che aumenta, oggi sono 1050 in tutto l’Istituto. Una didattica basata su progetti con associazioni coinvolgendo mediatori linguistici».
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