appalti e tangenti

L'Aquila, le intercettazioni di Tancredi: «Se parlo sarà l’ira di Dio»

Il politico in crisi economica chiede soldi in cambio del silenzio e spera nell’aiuto del manager Asl. Cena elettorale, è giallo

L’AQUILA. È un ottimista, dall’aria vagamente socialista. Al primo interrogatorio, dopo l’arresto di “Do ut des”, Pierluigi Tancredi, garofano rosso nel taschino prima dell’infatuazione berlusconiana, si presentò con la camicia pronta già stirata e la mascella volitiva, un po’ come nella canzone di Venditti. Chi lo conosce, all’Aquila, sa bene che è capace di abbozzare come ju ruspu alle sassate. Insomma, la vecchia militanza politica e le inchieste giudiziarie che l’hanno scandita, pare che l’abbiano reso più forte. Eppure, a leggere le 93 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, l’ex assessore comunale di Forza Italia un cedimento l’ha avuto. «Non è che mi servono 20mila euro: 2/3mila euro per campare». Il prezzo del silenzio per il non detto alla Procura, che ora lo aspetta a braccia aperte.

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HA RISCHIATO IL CARCERE. Ha rischiato di finire in cella l’ex assessore di punta della vecchia giunta di centrodestra. La richiesta del pm è stata bocciata dal gip Giuseppe Romano Gargarella che ha ritenuto sufficienti i domiciliari. L’ex politico e dirigente Asl, sospeso dal servizio dopo un patteggiamento per truffa «ai danni dell’amministrazione da cui dipendeva», sarà ascoltato domani mattina per gli interrogatori di garanzia insieme agli altri raggiunti da misure cautelari. Ma a metterlo nei guai sono state soprattutto le intercettazioni. Un mare di conversazioni che i carabinieri del Noe hanno pazientemente sbobinato e messo in fila.

«NON TENGO CCHIÙ NIENTE». In un colloquio con Nicola Santoro, fresco dirigente dell’Aquila calcio, Tancredi parla della sua situazione economica. I due si lamentano di Andrea Polisini e sul suo comportamento esprimono forti critiche. Tancredi: «Poi, poi, voglio dire che uno che si è comportato come si è comportato questo ragazzo, secondo me devi stare molto coperto. Mo’ sì, non lo so, forse sono fatto male io, soprattutto io perché ho avuto problemi, però, cioè, che cazzo fa, tu prendi e cambi dopo che ha fatto come cazzo gli è parso e piaciuto? Cioè non...boh, non lo so. Glielo consentono di fare! Io non glielo consento eh! Quindi diglielo, per dovere tu sei libero di fare quello che ti pare...ma se io vengo a sapere che lui ha fatto lo stronzo, voglio dire, dopo che mi sono adoperato per fargli più volte, perché qualcosa la sai tu ma il grosso non lo sai, quindi dopo che mi sono adoperato più volte per...se pensa che m’incula così, io tanto quelli non aspettano altro che io gli vada a raccontare qualche cazzo, quindi figurati un po’...perché a me, di farmi prendere per il culo da un ragazzetto che fa finta di essere furbo e muto non mi sta bene!». E più avanti: «E non so neanche se mi salvo il posto di lavoro, quindi qualche preoccupazione l’ho avuta...quella era una persona che aveva preso un impegno con me, non con loro, con me, lo ha preso, no? E io mi sono impegnato nei suoi confronti a fare e a far fare delle cose che...cioè che fa? Pensa che mo’, mo’ siccome approfittate che io sto sotto e non pozzo icci manco a parla’ me da’ ’nculo...ma non ci pensesse pe’ niente...lui mi da in culo e la mattina dopo gli do in culo io a lui». Santoro replica: «E vabbe’, poi metti in difficoltà pure a me». Tancredi: «E vabbe’, e che ti metto in difficoltà?». Santoro: «Non si fa cuscì, non se fa». Tancredi: «E come non se fa?...e che tengo fa’, so’ ju ’cchiu stupidu de tutti? Quigliu che sta a paga’, a piglia’ gli schiaffi, a morisse de fame, a rischia’ de perde ju posto de lavoro e i muti fanno i signori...ma che cazzo dici?». Santoro: «Io stengo come te: 75mila euro fuori...io eh...conti bloccati, non tengo cchiù ’nu bancomat, non tengo cchiù niente...». Tancredi: «Io stengo come te...e io mi faccio pijà pe’ culo daju mutarellu loco..ma non ci pensesse pe’ niente, cioè gli faccio un culo come ’nu cestu! A lui e pure agli amici se’, quelli de loco sottu! Tanto se ju faccio a issu ju faccio pure a...cuscì azzero tutto e finisce la storia». Santoro chiosa: «Mo’ io chiappo quiju e ju pisto come l’uva..ma tu lo sa’ che io gli tiro una testata?».

LA CENA ELETTORALE. Nelle carte si parla anche di 5mila euro che per la Procura sono finite per finanziare «una cena elettorale» per la quale spunta il nome di Marco Fanfani (altro ex socialista) presidente della Fondazione Carispaq, non indagato. «Il motivo per il quale Fanfani ricevesse denaro non lo si è compreso», si legge a pagina 49 dell’ordinanza, «né può essere indagato in questo contesto».

«MI BUTTO DAL PONTE». L’ottimismo di Tancredi sembra vacillare una volta di più. Ne parla con Pellegrini al bar. «Nei prossimi 5 mesi piglio 400 euro, mi hanno dato 6 mesi di sospensione...mo’ io lo so che ti creo problemi, però tu ricordati quando ci siamo incontrati la prima volta e addò scì arrivato mo’. Io ti ho dato una mano e mo’ mi serve a me. Guarda, mi serve veramente sennò mi butto dal ponte, cioè io non saccio che fa’...cioè non riesco più nemmeno a fare la spesa...». E ancora: «Se io schiatto di coccia succede l’ira di Dio».

L’AIUTINO DI SILVERI. Tancredi conta sull’aiuto del manager Asl Giancarlo Silveri. «Mi ha detto “fammi la richiesta di adeguamento dello stipendio e di arretrati prima che me ne vado vedo di” quindi entro la fine dell’anno che se ne va Silveri mi farà una delibera in cui mi dà un po’ di arretrati, 10mila euro più metà dello stipendio, dovrei campare. Perché questo mi ha detto: “questa è l’ultima cosa che faccio e me ne vado, così non mi rompono i coglioni perché se te la faccio prima mi attaccano”».

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