Le gravi ferite della cattedrale
Il Fai: cupola lesionata, disastrosa la situazione a palazzo d'Achille. La vice presidente Fondo per l'ambiente «Bisogna agire subito»
CHIETI. Due grosse crepe segnano vistosamente l'imponente cupola circolare dell'altare maggiore. Un'altra si nota alla base della stessa cupola dai sei splendidi lucernai. La cattedrale di San Giustino, nata su una antica fabbrica di una chiesa è stata gravemente ferita dal terremoto del 6 aprile. L'altra è quella San Francesco d'Assisi, più conosciuta come San Francesco alle scale.
Il duomo conobbe già il terremoto del 1703, quando crollò la cuspide del campanile. L'evento di 6 giorni fa ha impedito la tradizionale esibizione del venerdì santo, quando coristi e musici eseguono il Miserere e messo in moto esperti.
«Le prime strutture a crollare sono proprio le cupole», dice la storica dell'arte Maria Paola Lupo, vice capo delegazione del Fai di Chieti, «il fatto è che le chiese teatine, tutte di epoca medievale nel corso dei vari rimaneggiamenti hanno subito notevoli appesantimenti. Soprattutto alla fine dell'800 lo si faceva con materiali che non erano propri delle edificazioni originari».
La navata principale della cattedrale è stata transennata. «Ma bisogna agire subito», dice la storica dell'arte, «perché il corso del tempo potrebbe aggravare le condizioni della cupola che in seguito a un non augurabile effetto tellurico potrebbe anche crollare».
Un'altra chiesa gravemente lesionata è quella dei frati, di San Francesco d'Assisi conosciuta anche come San Francesco alle scale, o al corso (Marrucino). «Quella che nel Medioevo era insieme a Sant'Agostino», continua Lupo, «la chiesa più importante. Al suo interno conserva buone tele di scuola napoletana. I pannelli in stucco che ornano i bracci del transetto sono di assoluta qualità artistica».
La chiesa è stata chiusa. Già da poche ore dalla scossa del 6 era inaccessibile e non si conoscono i danni che ha subito. «La chiesa non può essere abbandonata, rappresenta un'opera importantissima. Del Fec (fondo episcopale edifici di culto), quindi dello stato, nel corso degli anni non è stata propriamente curata». Per rimetterla in sesto da un primo calcolo, dice l'esperta, ci vogliono diversi milioni di euro.
«Ma l'edificio sicuramente più danneggiato, dove il terremoto non ha fatto altro che aggravare uno stato già disastrosa, è palazzo D'Achille, già palazzo Valignani, (famiglia nobile teatina ndr), sede del Comune», osserva la storica dell'arte, «era il palazzo più bello. In stile neoclassico fu innalzato nel 1517 da Giulio Valignani per accogliere la sua sposa Porfida Comneo di stirpe reale. Fu residenza vescovile fino alla prima metà dell'800. Da quando venne ceduta al Comune, nel 1870, ha conosciuto invasivi rimaneggiamenti che ne hanno compromesso anche la stabilità. Certamente non doveva essere destinata all'uso di un ente locale. Perché ritorni a vivere», conclude Maria Paola Lupo, «avrebbe bisogno di un corposo intervento e ritornare a un uso più consono».
Il duomo conobbe già il terremoto del 1703, quando crollò la cuspide del campanile. L'evento di 6 giorni fa ha impedito la tradizionale esibizione del venerdì santo, quando coristi e musici eseguono il Miserere e messo in moto esperti.
«Le prime strutture a crollare sono proprio le cupole», dice la storica dell'arte Maria Paola Lupo, vice capo delegazione del Fai di Chieti, «il fatto è che le chiese teatine, tutte di epoca medievale nel corso dei vari rimaneggiamenti hanno subito notevoli appesantimenti. Soprattutto alla fine dell'800 lo si faceva con materiali che non erano propri delle edificazioni originari».
La navata principale della cattedrale è stata transennata. «Ma bisogna agire subito», dice la storica dell'arte, «perché il corso del tempo potrebbe aggravare le condizioni della cupola che in seguito a un non augurabile effetto tellurico potrebbe anche crollare».
Un'altra chiesa gravemente lesionata è quella dei frati, di San Francesco d'Assisi conosciuta anche come San Francesco alle scale, o al corso (Marrucino). «Quella che nel Medioevo era insieme a Sant'Agostino», continua Lupo, «la chiesa più importante. Al suo interno conserva buone tele di scuola napoletana. I pannelli in stucco che ornano i bracci del transetto sono di assoluta qualità artistica».
La chiesa è stata chiusa. Già da poche ore dalla scossa del 6 era inaccessibile e non si conoscono i danni che ha subito. «La chiesa non può essere abbandonata, rappresenta un'opera importantissima. Del Fec (fondo episcopale edifici di culto), quindi dello stato, nel corso degli anni non è stata propriamente curata». Per rimetterla in sesto da un primo calcolo, dice l'esperta, ci vogliono diversi milioni di euro.
«Ma l'edificio sicuramente più danneggiato, dove il terremoto non ha fatto altro che aggravare uno stato già disastrosa, è palazzo D'Achille, già palazzo Valignani, (famiglia nobile teatina ndr), sede del Comune», osserva la storica dell'arte, «era il palazzo più bello. In stile neoclassico fu innalzato nel 1517 da Giulio Valignani per accogliere la sua sposa Porfida Comneo di stirpe reale. Fu residenza vescovile fino alla prima metà dell'800. Da quando venne ceduta al Comune, nel 1870, ha conosciuto invasivi rimaneggiamenti che ne hanno compromesso anche la stabilità. Certamente non doveva essere destinata all'uso di un ente locale. Perché ritorni a vivere», conclude Maria Paola Lupo, «avrebbe bisogno di un corposo intervento e ritornare a un uso più consono».