Perizie alle case, 1.500 al lavoro

Il verdetto degli ingegneri sismici: «Progetti vecchi, norme inadeguate»

L’AQUILA. Mentre la terra continua a tremare, prosegue il lavoro di verifica. Perizie che danno il verdetto sugli edifici e dicono se si potrà di nuovo entrare in casa o in ufficio. E che dovranno spiegare perché alcune strutture - divenuti simboli della tragedia, come la Casa dello studente o lo stesso ospedale - sono andate distrutte o irreversibilmente lesionate. Sono tre i centri di competenza sul rischio sismico, tutti al lavoro per trovare anche queste risposte.

Sono l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, la ReLuis, la rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica e la fondazione Eucentre. Quest’ultima, che si occupa in questo caso della valutazione dei danni, è partita da Pavia verso l’Abruzzo con tre squadre composte ciascuna da tre persone. Stanno operando con il «laboratorio mobile», un progetto di ricerca che, vista l’emergenza, è stato subito messo a disposizione. E proprio l’Eucentre si è occupato della relazione sui rilievi all’ospedale dell’Aquila. Una documentazione consegnata proprio ieri alla Protezione civile e di cui non si conosce pienamente il contenuto.

Certo, dell’ospedale ci si è chiesti come una costruzione degli anni 2000 sia potuta crollare. Gian Michele Calvi, presidente di Eucentre, già mercoledì sera nella trasmissione di La7 Exit ha spiegato che l’edificio è stato finito nel 2000, ma il progetto è rimasto quello degli anni Sessanta. «Il progetto era quello che era — spiega Calvi — e le norme in vigore sono quelle del 1996: avevano come obiettivo solo che una struttura non crollasse, non faceva parte degli obiettivi progettuali il fatto di concepire che un ospedale, dopo un sisma, oltre a rimanere in piedi debba anche continuare a funzionare regolarmente ».

Le tre squadre di Eucentre sono operative da martedì. Si occupano di valutazione dei danni e di perizie. «Abbiamo il compito di valutare i danni e prevenirli — spiega Fabio Germagnoli, direttore operativo di Eucentre —. Martedì abbiamo iniziato con il laboratorio mobile, frutto del progetto “Step”, insieme alla protezione civile italiana, friulana». Nel progetto ci sono anche Portogallo e Germania: il 5 luglio doveva esserci la prima esercitazione a Lisbona, ma si è scesi in campo subito, per mettere lo strumento e lo conoscenze a servizio dell’Abruzzo. «Martedì hanno iniziato i rilievi all’ospedale e hanno finito alle otto di sera — spiega Germagnoli —. Erano pronti per fare la relazione, ma la scossa di martedì sera ha fatto sì che il lavoro dovesse essere rifatto per valutare ulteriori danni».

Mercoledì hanno lavorato tutto il giorno e ieri la relazione era pronta. In parallelo prosegue il lavoro a Pavia. Perché l’Eucentre sta predisponendo delle sessioni di formazione dei collaboratori più esperti così da preparare altre squadre che possano sostituire quelle ancora oggi presenti in Abruzzo. Si cercherà di dare il cambio ogni quattro o cinque giorni, perché le condizioni lavorative sono difficili. Ci sono almeno 1500 specialisti al lavoro per valutare i danni agli edifici: devono decidere se hanno un rischio «accettabile» o se invece nessuno potrà più entrarvi. La prassi vuole che ci sia un ordine di priorità nei rilievi sugli edifici. La protezione civile e la rete dei laboratori universitari, a cui partecipa anche Pavia, si stanno occupando delle scuole.

Si parte dagli edifici «strategici », si cerca di intervenire su quegli edifici con le funzioni più importanti. Senza dimenticare la sicurezza delle squadre al lavoro.

Ma c’è anche un’altra preoccupazione: perché mentre si lavora, mentre si scava, la terra trema. Trema mentre si dorme nelle tendopoli, mentre si aspetta, lo sguardo nel vuoto, che questo inferno finisca. La preoccupazione c’è perché non si riesce a capire la direzione delle scosse. Si sta spostando verso nord? «Nessuno lo sa — spiega ancora Gian Michele Calvi —. Una scossa è stata più a nord, un’altra era verso sud».