Tragedia in montagna
Scivolano sul ghiaccio, due alpini muoiono sul Gran Sasso
Scivolano per 400 metri in un canalone: le vittime sono due militari pugliesi di stanza a L'Aquila, avevano partecipato a missioni in Afghanistan. Il vento impedisce il volo in elicottero per il recupero delle salme. Il cordoglio dell'Esercito e del mondo alpino
LUNEDI'. AGGIORNAMENTO DELLE 17.30. Sarà forse possibile domani il recupero delle due salme. I soccorritori, coordinati dalla Prefettura di Teramo, stanno incontrando forti difficoltà meteo ai 2500 metri di quota, dove si trovano i due corpi, con una bufera di neve e vento fortissimo. Al momento gli uomini del soccorso stanno attrezzano la discesa per permettere domani ad altri di calarsi in sicurezza nel canalone e recuperare i due alpini. Entro il tardo pomeriggio il lavoro dovrebbe terminare, ma per il recupero molto dipenderà dalle condizioni meteo di domani.
LUNEDI'. AGGIORNAMENTO DELLE 10.30. Negativo anche stamani l'esito del tentativo compiuto poco dopo le 6:30 dall'elicottero del 118 di avvicinarsi alla zona (quota 2.400) dove si trovano i corpi dei due giovani alpini Giovanni De Giorgi, 26 anni di Galatina (Lecce) e Massimiliano Cassa, 29, di Corato (Bari) che venerdì scorso sono scivolati in un canalone, sul Gran Sasso, durante un'escursione. Il vento a circa 50 nodi, la neve che cade a intermittenza, nubi e nebbia non lo hanno consentito. Ora stanno procedendo le squadre da terra: dieci tecnici, tra Cnsas e Forestale, con una situazione meteorologica che gli esperti definiscono estremamente pericolosa per la loro sicurezza. Da Prati Di Tivo hanno raggiunto, con telecabina, quota 2.200 metri ma dovranno percorrerne un altro migliaio di metri a piedi - girando intorno alla montagna per arrivare in zona - carichi di materiale tecnico che dovrà essere usato per recuperare i due corpi dal canalone e portarli ad una quota più bassa, dove l'elicottero avrebbe meno difficoltà ad operare. Non è escluso che le condizioni del tempo migliorino; in quel caso o l'elicottero del 118 o quello del Corpo Forestale dello Stato sarebbero pronti a rialzarsi in volo.
DOMENICA. Il vento forte in quota, domenica, ha reso impossibile le operazioni di recupero dei corpi dei due giovani alpini morti sul Gran Sasso durante un'escursione, ritrovati sabato mattina, dopo un'intera notte di ricerche, sulla Via Normale che porta alla vetta del Corno Grande. Per l'elicottero del 118 è stato impossibile avvicinarsi in sicurezza alla zona del ritrovamento, località Conca degli Invalidi - Vallone dei Ginepri, a causa di spesse nubi e raffiche di vento. Giovanni De Giorgi, 26 anni di Galatina (Lecce), e Massimiliano Cassa, 29, di Corato (Bari), entrambi caporal maggiore al 9/o reggimento Alpini dell'Aquila, erano partiti sabato mattina da Campo Imperatore per un'escursione. Molto probabilmente a causa della nebbia sono finiti in una zona con neve ghiacciata e da quota 2500 circa sono scivolati per oltre 300 metri.
Aquila. E nel pomeriggio si è aggiunta l'angosciante impossibilità di recuperare i loro corpi: arduo per l'elicottero del 118 avvicinarsi alla zona a causa di spesse nubi e forte vento. Tra domani e dopodomani si riproverà, condizioni meteo permettendo. Nel pomeriggio le squadre di soccorso, dopo aver assicurato i corpi in barelle ancorate al suolo e rilevato le coordinate del luogo, sono tornate a piedi alla base.
L'allarme era scattato ieri alle 22, quando un compagno, non vedendo tornare i due giovani, è andato a Campo Imperatore e ha trovato la loro auto. La Centrale Operativa della Forestale ha mandato sul posto gli esperti del Soccorso Alpino. Da subito alle operazioni, coordinate dalla Prefettura dell'Aquila, hanno partecipato anche Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico), Guardia di Finanza e Vigili del fuoco. Fin dai primi momenti presente il comandante della caserma Alpini dell'Aquila. Verso le 2:30 sulla Via Normale i soccorritori hanno trovato le chiavi dell'auto e alcune impronte. Hanno quindi diretto le ricerche su località Conca degli Invalidi - Vallone dei Ginepri. All'alba un elicottero della Forestale, decollato da Rieti, ha portato in quota le squadre di soccorso consentendo di individuare i corpi dei due alpini. Fatale per loro l'impatto con le rocce dopo un volo di oltre trecento metri. È molto probabile che i giovani, sorpresi dalla nebbia, siano scivolati su una lastra di ghiaccio.
La via "Normale" del Corno Grande, in primavera, nel periodo pre-invernale e invernale diventa insidiosa a causa del ghiaccio in quota che si cristallizza su un terreno di per sè roccioso. Parte da Campo Imperatore, a 2130 metri, e arriva fino alla vetta occidentale del Corno Grande, 2912 metri. Nel periodo pre-invernale l'abbigliamento richiesto comprende giacche pesanti, guanti, piccozze, ramponi e scarponi ramponabili. «Quei ragazzi, noi soccorritori, non li avremmo voluti lasciare neanche la prima notte al buio e al freddo lassù, si figuri la seconda. terribile averli trovati, e per questo aver tirato un sospiro di sollievo, e poi rendersi conto di non poterli recuperare subito. Fa male» ha dichiarato Gianluca Facchetti, medico del Cnsas che ha accertato il decesso dei due giovani. In mattinata sono giunti all'Aquila dalla Puglia i famigliari dei giovani.
«Erano due bravissimi ragazzi, orgogliosi della loro professione e di appartenere al corpo degli Alpini - racconta il tenente colonnello Pietro Piccirilli - Erano esperti perchè addestrati, non sappiamo cosa sia successo sul Gran Sasso dove erano andati in un momento libero dal servizio». Cordoglio è stato espresso da tutto il mondo alpino tramite Carlo Frutti, segretario del Comitato organizzatore dell'Adunata Alpini L'Aquila 2015, e dal Capo di Stato Maggiore dell' Esercito, Generale di Corpo d'Armata Claudio Graziano.
«Le montagne abruzzesi spesso sono sottovalutate. Anche la via più facile può diventare fatale» commenta l'alpinista abruzzese Italo Fasciani che il 3 ottobre ha raggiunto la vetta himalayana del Cho Oyu (8.201 metri) e sul Corno Grande ha svolto parte dell'allenamento. «Uno scivolone sul ghiaccio su un pendio di 40 gradi fa prendere una tale velocità che è come saltare nel vuoto. Andare giù per 100 metri e scontrarsi con le rocce produce danni inevitabili».