Scuola, in tremila ancora nei Musp La difficile normalità dopo 14 anni

9 Settembre 2023

Pochissime le sedi completate, due le generazioni a lezione nelle strutture nate come provvisorie Prosperococco: «La mancanza di un piano sta incidendo pesantemente sulla comunità aquilana»

L’AQUILA. A 14 anni dal sisma, sono ancora 3.000 i ragazzi e le ragazze che aspettano di tornare a scuola in una struttura non provvisoria, su una popolazione complessiva di 10mila studenti. Dei 34 edifici scolastici pre-sisma, solo tre hanno effettivamente riaperto: la “Mariele Ventre” di Pettino, l’istituto comprensivo di Arischia e la primaria di Preturo.
È pronta anche la scuola di Bagno ma non è ancora predisposta per la riapertura. Nonostante i 33,3 milioni necessari per la ricostruzione delle scuole siano stati resi disponibili dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), non molto si è mosso.
«Ora il piano annuale e pluriennale per il completamento degli interventi sull’edilizia scolastica potrà essere portato a termine», aveva commentato a marzo il sindaco Pierluigi Biondi dopo la conferma della disponibilità dello stanziamento statale. Eppure, di fronte a 3.000 studenti ancora nei Musp dal 2009, una domanda sorge spontanea: esiste davvero un piano?
DUE GENERAZIONI NEI MUSP
«Da 14 anni fa non è cambiato nulla», dice sconsolato Massimo Prosperococco, del comitato “Scuole sicure”, «tranne forse una o due scuole tornate nelle loro sedi originarie, tra cui il “Cotugno” rientrato nella sede di viale Da Vinci”.
Nel frattempo almeno due generazioni di aquilani stanno crescendo in strutture emergenziali destinate ad essere provvisorie. «Alcune di queste strutture ormai cadono a pezzi» osserva la docente Silvia Frezza, del comitato “Oltre il Musp”, «una situazione ormai inaccettabile».
Attualmente gli alunni più fortunati sono quelli di Arischia, Preturo e della Mariele Ventre che ha però dovuto mantenere, visto l’aumento del numero degli iscritti, alcune sezioni nella struttura in via Madonna di Pettino. Per alcuni degli altri poli, invece, la riapertura in una sede stabile si annuncia ancora piuttosto lontana, sebbene pianificata. La media Carducci, ad esempio, è una delle scuole il cui ricollocamento è previsto all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, nel più ampio progetto di riqualificazione dell’area. Ma sui tempi nessuno si sbilancia.
Lavori ancora in corso, invece, per la scuola primaria Santa Barbara-San Sisto, in prossimità della caserma dei carabinieri.
Ancora niente di certo per tutti gli altri edifici scolastici, inclusa la “De Amicis”, fissa nei container di via della Polveriera.
NEi Musp per altri anni ancora
Nonostante l’eventualità di un acceleramento nelle pratiche di ricollocazione e ricostruzione delle scuole da parte di Comune e Provincia, gli studenti dovranno comunque rimanere ancora per anni nelle sedi provvisorie.
«Anche se oggi cominciassero tutti i lavori di ricostruzione delle scuole, e sappiamo tutti che ciò non potrà accadere, ci vorrebbero almeno quattro anni», spiega Prosperococco, «per avere nuove sedi pronte ad accogliere i nostri studenti. Ciò significa che saranno passati venti anni dal sisma che ha devastato la nostra città e il suo comprensorio. Un tempo davvero enorme per i ragazzi, per le loro famiglie e per la città intera. La mancanza di un piano d’azione effettivo per il ricollocamento delle sedi scolastiche sta incidendo pesantemente sulla comunità aquilana, dai numerosi disagi legati alla viabilità alla più grave compromissione del tessuto sociale. Sarebbe importante riportare almeno alcune scuole medie e superiori in prossimità del centro storico, perché non può esserci un centro senza una comunità che lo percepisca come tale», sottolinea Prosperococco.
«Quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto visita all’Aquila nel 2015, ha espressamente sollecitato la ricostruzione delle scuole in tempi decisamente celeri, ma ciò non è accaduto», ricorda Frezza. «A distanza di anni da quella visita ci troviamo a dover fare i conti con i nostri alunni ancora nei Moduli ad uso scolastico provvisorio. Una situazione diventata ormai invivibile».
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