CAMPOTOSTO
"Terremoto, ora rischia anche la nostra mortadella"
Il grido d'allarme del produttore Goffredo Pandolfi: "Serve una ricostruzione rapida cui affiancare l'economia delle produzioni"
CAMPOTOSTO. Ha sempre preparato le famose mortadelle di Campotosto - salume tipico prodotto in limitate quantità nel territorio in provincia di L'Aquila - in modo artigianale, come un tempo, stagionandole al fumo del camino. Ora, dopo il terremoto che nell'agosto dello scorso anno ha interessato il Centro Italia, Goffredo Pandolfi, del salumificio Nonna Ina di Campotosto, centro vicino ad Amatrice, uno tra quelli abruzzesi più colpiti dal sisma, dice: «Occorre una ricostruzione rapida, quasi immediata, alla quale affiancare l'economia delle produzioni».
«La mortadella di Campotosto è il simbolo gastronomico del territorio, senza una microeconomia il paese chiuderà i battenti a breve, serve un mix tra ricostruzione veloce ed economia. Nonna Ina (la sua attività) si è tenuta a galla ma non è facile. Devo molto al mio socio, Ugo Paolini, che vi si è dedicato anima e corpo. Io avendo anche un altro lavoro mi sono dovuto dividere». Poi, su come dopo i danni del terremoto il turismo potrebbe aiutare il centro aquilano a rimettersi in piedi aggiunge: «Bisogna canalizzarlo il flusso turistico, oggi sterile perché le persone che vengono gratis sulle sponde del lago di Campotosto è ora che lascino qualcosa sul territorio. Noi regaliamo natura incontaminata e panorama stupendo, quando in Trentino una piazzola camper costa 40 euro».