«Vietati i gonfiabili a mio figlio autistico» 

La denuncia di un padre su Facebook: «Che ignoranza, temevano il contagio?» La responsabile dei giochi: «Bimbo un po’ esuberante, ma è stato un equivoco»

L’AQUILA. «Al centro commerciale Aquilone, ai gonfiabili, non hanno fatto entrare mio figlio perché è autistico. Forse avevano paura di essere contagiati. Che ignoranza che c’è». Il post su Facebook di un padre indignato scatena una valanga di reazioni. Dalla semplice solidarietà fino alle offese e minacce ai gestori dei giochi. Il post diventa virale. Il Centro ricostruisce la vicenda del piccolo Francesco (nome di fantasia, trattandosi di un minorenne) con le due versioni del controverso episodio: da una parte il genitore e dall’altra la responsabile della gestione dei giochi.
IL PADRE: VERGOGNA. «Meno male che mio figlio era accompagnato dalla madre. Forse è stato meglio così: non mi sarei regolato». Così il padre (non viene riportato il suo nome per evitare che venga identificato il bambino) racconta l’accaduto. «Mio figlio, con la madre e il cuginetto, è andato al centro commerciale e si è avvicinato alla gabbia con le palline colorate. Il gestore gli ha chiesto di aspettare perché c’erano altri bambini. “Quando escono, entreranno loro”. Come facciamo di solito, la mamma ha avvisato il guardiano della condizione di nostro figlio. A quel punto quell’uomo ha detto “Se è malato non può entrare”. Subito dopo, anche altre mamme hanno protestato. Perché non può giocare se è un bambino come gli altri? Lui ha detto: “Se fai la prepotente non faccio entrare neanche l’altro bambino”. A quel punto si sono allontanati. Lui ha provato a richiamarli, ma ormai era troppo tardi. Ho deciso di raccontare la storia perché l’autismo non è una malattia, c’è troppa ignoranza in giro. Non voglio che succeda ad altri. Bisogna sensibilizzare la società. Lo abbiamo portato ai tappeti elastici al mare e non è successo niente. Anzi, quando si sono resi conto della situazione ci hanno consentito di entrare con lui per stargli vicino. Questi episodi non devono accadere mai più, a nessun bambino». Il padre, per ora, ha deciso di non sporgere ulteriori denunce.
LA TITOLARE: UN EQUIVOCO. La direzione del centro commerciale, che ha affidato la gestione dei giochi a un soggetto esterno, non ha avuto nessuna segnalazione dello spiacevole episodio. Tuttavia, la titolare dell’attività, Cinzia Caricilli, fornisce la sua versione dei fatti. «Nessuna intenzione di discriminare o escludere il bambino né di definirlo malato, cosa che respingiamo con forza. Il bimbo era stato da noi anche il giorno prima e sia noi sia le altre mamme avevamo notato la sua esuberanza. Tra l’altro, ha una corporatura piuttosto robusta rispetto alla media, quindi qualcuno tra i presenti ha temuto che lui o gli altri potessero farsi male. Quindi è stato detto di aspettare che si liberasse un po’ lo spazio per agevolare tutti. Quando la signora ha chiesto di nuovo si è subito indispettita e ha detto “mica facciamo discriminazioni per un bambino autistico?”. A quel punto è andata su tutte le furie e si è allontanata. Mio marito, che è addetto ai giochi, non ha mai avuto problemi con nessuno. I bambini lo adorano. Cosa possiamo fare, ora? Siamo dispiaciuti per l’accaduto. Posso soltanto dire che aspettiamo di nuovo il bambino per accoglierlo nei nostri giochi e chiarire ulteriormente l’episodio»
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