È morto il 18enne di Città Sant’Angelo investito da un ubriaco: donati gli organi

Gabriel non ce l'ha fatta. Investito sul monopattino da un ubriaco, era in coma da mercoledì. Il ricordo di un amico

SANT’ANGELO. Un’altra giovane vita spezzata sulla strada. Si è spento per sempre il sorriso di Gabriel Di Giorgio, il diciottenne di Città Sant’Angelo che mercoledì sera è stato investito da un’auto in viale Petruzzi, all’altezza di via San Martino, mentre stava attraversando la strada sulle strisce pedonali su un monopattino. Su quell’auto, che era in fase di sorpasso, c’era un ventenne, anche lui di Città Sant’Angelo, neopatentato ubriaco, risultato positivo all’acoltest a cui è stato sottoposto dalla polizia stradale, intervenuta per i rilievi. A M.E., queste le iniziali del suo nome, sarà contestato anche il reato di omicidio colposo e a suo carico il sostituto procuratore Silvia Santoro ha aperto un’inchiesta.

Le speranze dei genitori di Gabriel, Lucio e Loredana, dei fratelli Luca, Emiliano e Alessandra, si sono spente definitivamente nel pomeriggio di ieri quando è stata certificata la morte cerebrale del diciottenne, in coma da mercoledì, e dal magistrato è arrivato il via libera al prelievo degli organi per la donazione, atteso per la notte.

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Chi gli ha voluto bene ed è stato rapito dalla sua socievolezza e dal sorriso «così buffo» lo ricorda «sullo skate e con le cuffie», come scrivono gli amici sulla sua bacheca di Facebook, dove campeggia l’immagine di Gabriel con il papillon. «Eri una persona piena di vita e di amore, il ragazzo più speciale al mondo», dice Chiara. «Avevi una forza incredibile, eri sempre pronto ad aiutare chiunque», e «solo tu sapevi come far sorridere qualcuno», aggiunge Aurora che se lo immagina ancora davanti agli occhi, in aula, «quando all’improvviso ti sentivi fare la beatbox o quando realizzavi i tuoi disegni perfetti. Con te non ci si annoiava mai. Ora sei lassù, un angelo con lo skate e le cuffie». Alessio cita una frase frequente del 18enne che diceva, giocando a calcio: «Ma che so Dynamo?», riferendosi al mago britannico. E ora il suo amico commenta, ricordando quella frase: «In un certo senso eri Dynamo, il Dynamo dei sorrisi perché sapevi far apparire il sorriso sul viso di tutti».

«Non ci credo», scrive Simone, «proprio tu che eri il più allegro, il più simpatico con tutti, tu che mi riallegravi le giornate, che non stavi mai fermo e in ogni momento avevi qualcosa da fare con lo skate o con il pallone». «Promettimi», chiede Antonio, rivolgendosi direttamente a Gabriel, «che anche lassù continuerai a correre come un pazzo sul quel z-flex, insegnando agli angeli gli slide che sapevi fare» mentreFrancesco prova a consolarsi immaginando che Gabriel « stia andando in un mondo migliore».