PESCARA

Bancarotta e riciclaggio, la legge del napoletano: ti ho pagato tutti i debiti  

Uno scambio di messaggi vocali svela gli affari tra Garofalo e la famiglia Di Natale. Lite sulla gestione del ristorante le Terrazze: «Dammi i soldi e poi fai il grande imprenditore»

PESCARA. Il ruolo del napoletano Pasquale Garofalo quale dominus del ristorante Le Terrazze, intestato fittiziamente alla moglie di Adamo Di Natale, Anna Paola Cavaliere, viene in evidenza in un colloquio con vocali WhatsApp tra Garofalo e Federico Di Natale, figlio di Adamo. Lì si evince senza dubbi il ruolo di prestanome della Cavaliere e la sfida che Garofalo lancia a Federico che lo rimprovera di essersi preso tutto: il napoletano allora lo invita a riprendersi l’attività restituendogli l’investimento, sapendo che non sarebbe mai potuto accadere. Sembra quasi una resa dei conti: un faccia a faccia, o meglio voce a voce, per dire tutto quello che ognuno aveva sul groppone.

leggi anche: La sede della polizia municipale in via Del Circuito Bancarotta e riciclaggio, l’indagine partita da una gelateria  Gli agenti della polizia locale controllano i permessi ma scoprono i prestanomi

Si entra nel clou della discussione quando Federico gli dice: «Da quando ho conosciuto a te sono finito proprio in mezzo a un’autostrada, però va bene! Sono stato colpevole io che ho fatto scelte sbagliate, apposto così. Gli accordi non erano quelli però, “me li so pijat ’ngulo, ma nin me ne freg nind”. Non penso però che tu ti sei comportato bene nei miei confronti».

E Garofalo gli risponde: «Federico non sei andato in mezzo alla strada, già eri in mezzo alla strada e hai mandato pure a me in mezzo alla strada. Tu sei ancora in tempo di prenderti quella cosa, quel cesso lì sopra (riferito a Le Terrazze, ndr) che è tuo forse, nessuno ti ha detto di non prenderlo. Dammi quello che ti ho dato e te lo prendi».

leggi anche: Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio: imprenditori arrestati e sequestri / I NOMI Inchiesta nel campo della ristorazione e degli eventi, coinvolta società che gestisce "Le Terrazze Roof garden". E la Procura torna a suonare l'allarme sulle infiltrazioni mafiose in città

E qui Federico incalza il napoletano: «Sono stato buttato via proprio a zampate in culo, ma va bene così. Però io in mezzo alla strada non ti ci ho buttato, sei tu che pensavi di sapere tutto più degli altri e purtroppo le cose non sono andate bene. Io ho portato 45mila euro per comprare Ambrosiana: so cacciat 45mila euro, te l’ho portati i soldi che ho venduto il locale “Ombre”, t’ho portato i soldi a te e dopo tre giorni m’hai cacciato a zampate in culo da sopra Le Terrazze perché giustamente non c’avevo un euro in tasca, quello o bevi o affoghi, e non m’è sembrata una cosa corretta. Le Terrazze te le sei comprate per 150mila euro, dopodiché se uno non è capace di gestire l’attività, questo lo sai tu. Io sono venuto affianco a te, a Milano, che dovevamo fare quello, quell’altro, alla fine mi sono ritrovato come un handicappato a rubare le bottiglie di vino. Pasqua’ io penso che non lo dovresti neanche dire quello che dici perché mia mamma ti sta a fà l’amministratrice, la coccia di legno, per 500 euro a lu mese».

La risposta del napoletano è immediata: «Federi’ io non mi sono comprato per 150mila euro, io ho cacciato solo oltre 200mila euro di debiti tuoi. Più tutti i debiti che c’erano lì sopra, io l’ho pagati. Tu hai portato 45mila euro e io ho messo i soldi là dentro, ma l’avete scelto tu e tuo padre, giù al bar Basso, io vi ho detto: “Prendetevelo e datemi quello che ho messo, pure di meno, dammi i soldi miei”. Nessuno vi ha cacciato perché insieme non andavamo bene, io c’ho i problemi, tu c’hai i problemi, quello è il problema. A me nessuno ha fatto un favore, io ho messo i soldi Federi’, veri no finti! Federi’ tua madre sta facendo l’amministratrice, tua mamma viene pagata 500 euro al mese, ma tua mamma non ha mai avuto una società così pulita, questo ti sia ben chiaro. In più non si può neanche prendere un conto in banca con tua madre, non ce lo aprono, pertanto non è che l’ho deciso io, perché io non è che voglio tua mamma a fare l’amministratore, perché è loro che l’hanno deciso e tu lo sapevi bene, perciò ti dico stai ancora in tempo, là è tutto perfetto te lo puoi prendere, dammi quello che ho cacciato, così torni un’altra volta a fare il grande imprenditore a Pescara. Io ho ereditato questa tarantella, ti dico: tu riprendilo è tuo. Te lo sto dicendo 50mila volte, dammi quello che ho cacciato, io ti auguro che c’hai più di tutti i soldi che hai fatto per tutta la tua vita, io faccio un altro tipo di lavoro, non faccio questo lavoro».

Un capitolo della misura cautelare è dedicato ai rapporti di Garofalo con la criminalità organizzata napoletana e calabrese. L'indagato è stato seguito a Napoli nei suoi spostamenti, registrando i suoi incontri con personaggi di spessore della criminalità napoletana. Le visite agli chalet “da Ciro” e “Cimmino” a Margellina; i rapporti con “Pino ’o chatt”; con un soggetto contiguo al clan Contini di Napoli; con la vedova di un soggetto che subì un agguato mortale nel 2022.

E poi ci sono i rapporti con i calabresi. Parla con un certo Salvatore che «si pone espressamente quale elemento appartenente alle “associazioni”, per altro verso Garofalo vanta con l'interlocutore entrature nei medesimi ambienti ’ndranghetisti operanti nel nord Italia», sottolineando la sua vicinanza alla famiglia Morabito. Si discute di società idonee per l’accesso ai fondi di Stato e Garofalo risponde: «E questo si sa! Io ce l’ho, già ce l’ho le società, pure nuove».