Cavo Terna, stop alla pesca ma balneazione consentita a Pescara
Elettrodotto, effettuato il primo sopralluogo di tecnici e vigili urbani a Fosso Vallelunga Il cantiere aprirà tra una settimana e i lavori dovrebbero durare tre mesi
PESCARA. Dopo il sopralluogo di ieri mattina di un tecnico accompagnato da una pattuglia della polizia municipale, al massimo entro una settimana cominceranno i lavori per l'installazione del cavidotto che porterà energia elettrica dal Montenegro.Nei prossimi giorni, nell'area nei pressi del fosso Vallelunga, sul lungomare al confine tra Pescara e Francavilla al Mare, proseguiranno le attività preliminari utili all'apertura del cantiere che andrà avanti per tre mesi.
La prima parte dei lavori sarà dedicata alla perforazione e allo spingimento sott'acqua dei tubi, all'interno dei quali passeranno i cavi della corrente continua. Al termine dell'opera, la prima conseguenza immediata sarà l'istituzione del divieto di pesca in un tratto di circa 70-100 metri ai lati del cavo, per il rischio che il passaggio delle barche con le reti possa danneggiare il cavidotto.
Chi protesta per la realizzazione dell'opera teme anche che ci sarà un divieto di balneazione in quell'area, ma da Terna fanno sapere che non è previsto nulla in tal senso. Ieri mattina erano però diverse decine i cittadini e i rappresentanti dei comitati contrari all'infrastruttura presenti e pronti a far sentire la loro voce per dire no a un elettrodotto che ritengono dannoso per l'ambiente e per la natura e soprattutto pericoloso per chi ha un'abitazione a ridosso del cavidotto.
Con i cittadini anche il sindaco di San Giovanni Teatino Luciano Marinucci, unico amministratore pubblico presente. «Noi continueremo la battaglia contro Terna», dice Marinucci, «stiamo aspettando che il Consiglio di Stato si esprima sulle nostre giuste recriminazioni. È una battaglia che dobbiamo fare, ma i cittadini devono iniziare a scendere in piazza perché questa responsabilità ricadrà anche sulle coscienze di chi oggi non è qui a far capire che quest'area verrà distrutta. Io mi sto battendo per l'unica cosa possibile, ossia far passare il cavidotto tra l'Asse attrezzato e l'aeroporto invece che nell'area ad alta densità abitativa della Tiburtina».
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«Non immaginavo che le cose fossero andate così avanti», spiega Clea Rocco, titolare dello stabilimento Bagni 186, «con tutti gli annessi e connessi, come la poca chiarezza, la documentazione poco trasparente e altre cose. Ci devono dire con trasparenza cosa stia accadendo e che cosa accadrà, quali siano gli effetti di questa operazione perché vogliamo chiarezza dal punto di vista dell'impatto ambientale e dei lavori che saranno eseguiti».
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