"Costretti a non pagare per mangiare", evasori per necessità a Pescara
Le tasse del Comune in scadenza, ecco le storie di chi non ce la fa: "Impossibile saldare Tari e Tasi, dobbiamo vivere"
PESCARA. La scelta è tra un piatto di pasta e le tasse comunali, tra il pagamento delle bollette di luce e gas e il saldo delle imposte su casa e rifiuti. Un bivio che inchioda con le spalle al muro migliaia di famiglie e commercianti: tutti costretti per la prima volta ad andare a ingrossare la schiera dei morosi e finire così nella lista nera delle società di recupero crediti. E non per una presa di posizione ideologica, ma solo per necessità di sopravvivenza.
«Tra mangiare e pagare l’Imu, la Tasi e la Tari noi scegliamo la prima», ammettono amaramente Carmine Pennese, un ex lavoratore della Cir di Tocco da Casauria, in cassa integrazione da marzo, e Pietro D’Agostino, titolare della gelateria Bibò in viale Pepe. Due storie parallele, ma con un comune denominatore: l’impossibilità di arrivare alla fine del mese con in tasca i soldi necessari per liquidare i tributi locali, da quest’anno arrivati ai massimi storici a causa dell’innalzamento delle aliquote deliberato dall’amministrazione comunale guidata da Marco Alessandrini.
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