Delitto Neri, una 500 rossa ripresa in centro dopo l’omicidio 

Il 6 marzo un’auto identica a quella di Alessandro è passata in viale Regina Margherita. La madre: quando Ale è uscito il lunedì c’erano 15 euro di benzina, ma mercoledì il serbatoio era vuoto

PESCARA. Una Fiat 500 rossa, identica a quella di Alessandro Neri, passa alle 9,10 di martedì 6 marzo, il giorno successivo alla sua scomparsa, lungo via Regina Margherita, poco prima della traversa di via Mazzini. È questo uno dei fotogrammi su cui stanno lavorando i carabinieri che, dopo due settimane di indagini, stanno comparando e mettendo insieme tutto quello che hanno raccolto finora. Accertamenti tecnici, testimonianze - tante e ripetute, soprattutto di amici e familiari - e immagini delle telecamere recuperate nella zona di piazza Salotto dove la macchina di Alessandro viene ritrovata mercoledì 7 marzo. In via Mazzini, la traversa che da via Regina Margherita attraversa via Regina Elena e porta al mare, e dove il titolare della pizzeria Maruzzella è sicuro di non aver visto quella 500 prima di quel mercoledì. In pratica, dice il pizzaiolo, martedì mattina quella inconfondibile macchina rossa non c’era.

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Ma perché l’assassino o gli assassini si sarebbero assunti il rischio di muoversi a bordo di quella macchina dopo che Alessandro era stato ucciso? Presumibilmente perché ne avevano la necessità. Perché, evidentemente, con quella macchina Alessandro non solo era andato da chi poi l’ha ucciso, ma l’aveva lasciata lì. In un posto, o in una zona, riconducibile all’ultima persona che l’ha visto. E dopo la sua morte andava spostata.

Che quella macchina sia stata mossa nei giorni della scomparsa di Alessandro, lo racconterebbe (oltre al fotogramma in via di comparazione con gli altri filmati ripresi in zona) la spia della benzina lampeggiante. Il serbatoio, quando la 500 viene ritrovata in via Mazzini, è a secco. Ma la mamma riferisce che due giorni prima, quando dà la macchina al figlio il pomeriggio del 5 marzo, aveva messo 15 euro di benzina.

Dunque, quando Laura Lamaletto torna dalla spesa, dopo che il figlio l’aiuta a scaricare le buste, consegna al suo Ale la 500 rossa con circa dieci litri di benzina. Quanto ha potuto girare quel pomeriggio Alessandro per consumare tutto il rifornimento? Oppure l’ha utilizzata chi aveva il compito di spostare quella macchina dopo l’omicidio? Risposte concrete le potrà dare l’analisi delle celle telefoniche avviate dalla Procura e affidate a un consulente. Accertamenti da cui quantomeno si potrà capire quali zone ha agganciato il telefonino di Alessandro quel pomeriggio e che percorso ha fatto prima di essere lasciato senza vita tra il fango e il canneto del torrente Vallelunga dove è stato ritrovato l’8 marzo.

Gli amici che lo conoscevano bene, e che erano soliti viaggiare con lui su quella 500 rossa parlano di almeno due anomalie rispetto alle abitudini che aveva Nerino, come lo chiamavano. In primo luogo gli occhiali da sole, che lui si portava sempre dietro e che aveva l’abitudine di lasciare nel portaoggetti del cambio, per timore che si rigassero, e non sul cruscotto del lato passeggero dove invece sono stati ritrovati. E poi il sedile del lato passeggero trovato spostato in avanti, come per far posto a qualcuno che aveva viaggiato sul sedile posteriore. Ma con Ale, dicono gli amici, quel sedile era sempre a posto. Allora? È un giallo che più passa il tempo e più si infittisce, mentre cresce il clima di diffidenza e paura tra chi, forse, qualcosa sa.
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