Il procuratore capo Giuseppe Bellelli e Roberto Straccia, lo studente scomparso da Pescara a dicembre 2011 e ritrovato morto a Bari il 7 gennaio 2012

PESCARA

Il procuratore capo sulla morte di Straccia: nessuna responsabilità di terzi

Bellelli a Roma ha ribadito quanto emerso dalle indagini da lui condotte negli anni scorsi: "Gravissimo affermare che qualcuno poteva salvare il ragazzo e non l’ha fatto intenzionalmente"

È stata incentrata sulla vicenda di Roberto Straccia, lo studente marchigiano di 24 anni scomparso da Pescara il 14 dicembre del 2011 e ritrovato morto il 7 gennaio del 2012 nelle acque antistanti il litorale di Bari, l’audizione del procuratore capo Giuseppe Bellelli, ieri, nella commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e delle altre associazioni criminali.

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Commissione che si sta occupando anche della morte dello studente di Moresco, dopo la rivelazione di un pentito, secondo cui il ragazzo sarebbe stato ucciso dalla malavita organizzata per uno scambio di persona. Tesi che in questi ultimi anni ha alimentato i ricorsi della famiglia del ragazzo, tanto da richiedere, tramite i legali, la riapertura delle indagini. Richiesta rigettata nel 2016 dal gip Gianluca Sarandrea che dispose l’archiviazione del caso.

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La tesi sostenuta fu quella del suicidio o, in subordine, dell’incidente. Il giovane studente, come mostrano le perizie tecniche legali effettuate, è morto per annegamento e non ha subito violenze. Non c’è stato nessun rapimento e nessun omicidio. Una conclusione ribadita ieri dal procuratore capo in audizione a Roma: "Ritengo davvero gravissimo", ha detto Bellelli, "che davanti a una Commissione parlamentare e di fronte ad una morte per cause che non sappiamo, ma senza responsabilità di terzi, accidentali o volontarie, si debba affermare che qualcuno poteva salvare il povero ragazzo e non l’ha fatto addirittura intenzionalmente". (a.d.f.)

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