PESCARA
Inchiesta appalti Asl, nel mirino dei magistrati anche l’auto incendiata del primario
Dai verbali di interrogatorio di Luigia Dolce emergono altri particolari inquietanti per gli investigatori. C’è il sospetto che sia stato Trotta a dare fuoco per far credere che vi fosse un piano contro di lui
PESCARA. Dai verbali di interrogatorio di Luigia Dolce, l'ex coordinatrice della Coop La Rondine, che venne arrestata insieme al dirigente Asl e psichiatra Sabatino Trotta e al presidente della Coop Domenico Mattucci, nell'ambito dell'inchiesta sull'appalto Asl truccato da 11 milioni di euro, viene fuori un episodio sotto certi aspetti inquietante, che non ha nulla a che fare con l'inchiesta sulla corruzione di cui si stanno occupando i magistrati Anna Benigni e Luca Sciarretta: un episodio relativo all'incendio dell'auto di Trotta nel settembre 2020.
Peraltro, è bene ricordarlo, tutta l'inchiesta nasce proprio da un esposto relativo ai difficili rapporti tra Trotta e il settore infermieristico per degli spostamenti di personale non graditi. E si è sempre pensato che quell'incendio fosse da mettere in relazione a quella diatriba (c'è anche una inchiesta ancora in corso). E invece adesso verrebbe fuori un'altra versione.
Parlando con la Dolce dei problemi che aveva, Trotta esordì così: «Oh, ma quasi quasi mi faccio bruciare...do fuoco alla macchina». «Me lo disse apertamente», spiega Dolce, «tanto che gli dissi “ma che sei impazzito?”; e lui mi rispose: “però sai, ci può essere utile, mi può tornare utile sai”». «Il senso poteva essere quello», afferma Dolce, «di far vedere che dietro c'era un piano contro di lui. Quando due giorni dopo venni a sapere dell'incendio gli dissi: “Ma lo hai fatto veramente, sei impazzito” e lui mi disse, “Lo sapevo che pensavi che ero stato io. No, no guarda non ci crederai, ma non sono stato io. Sembra una cosa assurda”. E io gli risposi “Guarda non mi prendere in giro”».
E ancora Luigia Dolce torna incredula su questa vicenda: «Se mi metti una pulce nell'orecchio per una cosa così particolare, impensabile e poi questa avviene, non puoi lasciarmi credere che non era il piano che fino alla fine mi hai lasciato credere. Non l'ha mai ammesso con me».
«A un certo punto aveva ipotizzato che fosse stata Lady Coumadin che era stata sua paziente, quindi tutto questo racconto di lui che aveva fatto un certificato alla donna. Ma poi ebbi anche un altro sospetto: perché poi l'anello al naso non ce l'ho ancora, quindi riflettendo gli dissi “scusami, ma come è potuto succedere se tu la macchina la metti sempre in garage?”».
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