I veleni di Bussi
«La regola è chi inquina paga. E la bonifica tocca a Edison»
Intervista del Centro alla dirigente del ministero dell’Ambiente Laura D’Aprile: «Ci siamo costituiti parte civile contro l’azienda, ora provveda all’intervento»
PESCARA. «Per me vale un solo principio: chi inquina paga. E a inquinare il sito di Bussi è stata la Edison», così afferma Laura D'Aprile, dirigente della divisione Bonifiche e Risanamenti del ministero dell'Ambiente. La proposta d'intervento di Edison per la discarica dei veleni di Bussi arriva oggi al vaglio del ministero che ha convocato per le 11 un tavolo tecnico invitando 21 enti e associazioni interessate alla bonifica del sito. Tra questi spiccano nomi come l'Istituto superiore di sanità, il Cnr, l'Ispra e l'Arta.
Saranno presenti naturalmente la Regione Abruzzo, la Provincia di Pescara, i Comuni di Bussi e Bolognano (visto che si dovrà decidere anche sul progetto di bonifica dell'ex Montecatini di Piano d'Orta) e le associazioni ambientaliste più agguerrite che mai. Ma alla vigilia della riunione chiave per le sorti della discarica più pericolosa d'Europa, il Centro ha chiesto all'ingegner D'Aprile chi dovrà rimuovere quella montagna di veleni.
Quando e come sarà bonificata la discarica Tremonti di Bussi?
«Il ministero ha fatto delle richieste alla Edison. La proposta progettuale che la società ha presentato è stata sottoposta al vaglio tecnico dei massimi livelli. Abbiamo infatti chiesto la nomina di esperti all'Ispra, all'Istituto superiore di sanità e al Cnr, che formeranno un gruppo di lavoro unico sul caso Bussi con il supporto dell'Arta Abruzzo. La stessa Arta ha eseguito delle attività in contraddittorio con Edison e domani (oggi, ndr) esprimerà tutte le osservazioni di carattere tecnico sia sulla fase di indagine (l'analisi chimica delle sostanze contaminanti, ndr) che progettuale insieme agli altri. Se il progetto che è stato incardinato non convince, questi enti diranno alla Edison come dev'essere integrato».
Ma qual è l'orientamento del ministero dell'Ambiente di fronte alla proposta della Edison di rimuovere solo lo 0,4% di 150mila metri cubi di terreni contaminati?
«Noi vogliamo l'applicazione del principio comunitario del chi inquina paga. Nel caso di Bussi c'è un soggetto, la Edison, che non si riconosce come responsabile dell'inquinamento, perché ha appellato sentenze del Tar e del Consiglio di Stato ed attende ancora il terzo grado del giudizio penale, ma nonostante ciò fa una proposta d'intervento, e questo ci obbliga ad ascoltare e a valutare dal punto di vista tecnico il progetto presentato. Ad esprimersi però non è il ministero ma la conferenza dei servizi nella sua totalità. Non parlerei quindi di orientamento ma di una decisione collettiva. Comunque, abbiamo chiesto l'applicazione della norma».
Si riferisce alla legge sull'ambiente, la 152 del 2013 che detta tempi e modi e impone al responsabile dell'inquinamento di intervenire?
«Mi riferisco sia alla 152 che alla norma comunitaria che, ripeto, sancisce il principio del chi inquina paga. Nei confronti della Edison, come ministero dell'Ambiente e quindi Stato, ci siamo costituiti in giudizio perché la riteniamo responsabile dell'inquinamento del sito di interesse nazionale (Sin) di Bussi. Quindi vogliamo che paghi la bonifica».
Anche se il cosiddetto inquinatore propone di intervenire in modo minimale?
«Queste non sono valutazioni che si fanno a priori o a tavolino. Saranno gli enti, gli stessi che hanno formulato le valutazioni nel processo di Bussi, come l'Istituto superiore di sanità e l'Arta, a decidere se ci sarà da rimuovere tutto o il 90 per cento dei rifiuti. Questa è la mia linea: coinvolgere tutti i soggetti interessati perché, come abbiamo visto in passato, non farlo è stato fallimentare».
A proposito di spese di bonifica, le risulta che Edison abbia pagato al ministero la provvisionale, cioè l'anticipo del risarcimento dei danni, disposta dal processo d'appello per il caso Bussi?
«La mia divisione non ha intestati i capitoli di bilancio delle entrate del contenzioso che riguarda un'altra divisione. Dovrò verificarlo».
A proposito delle spese, è nata una polemica nei confronti della Regione che ha deciso di dirottare 18 milioni di euro, destinati dal masterplan alla bonifica di Bussi, verso interventi di manutenzione delle strade provinciali. La Regione ha concordato con il ministero dell'Ambiente questa decisione?
«Conosco la polemica. Le debbo dire, a tal proposito, che ci sono molti altri interventi pubblici da fare che vanno ben oltre la discarica Tremonti. Si tratta dei siti elencati durante la conferenza dei servizi del 30 novembre 2016 e in cui gli interventi devono essere attuati anche con risorse pubbliche per le quali però occorre ancora trovare la necessaria copertura».
Quindi aver stornato quei 18 milioni è stata una scelta inopportuna da parte della regione Abruzzo?
«Non entro nel merito delle scelte della Regione e comunque non è stata una scelta concordata con il ministero dell'Ambiente dal momento che io non ho ricevuto alcuna comunicazione in merito. Per quello che mi riguarda c'è un piano di caratterizzazione approvato nel 2015 che deve essere attuato e comprende non solo aree private ma anche pubbliche per le quali occorreranno molti fondi. Sin dall'inizio abbiamo cercato di rimettere in ordine i pezzi, sollecitando i privati ad intervenire, ma esistono impegni sottoscritti anche da parte di soggetti pubblici che devono essere portati avanti. Detto questo le confermo che al ministero non è arrivato nulla da parte della Regione per concordare una destinazione diversa di quei 18 milioni del masterplan».
Un'ultima domanda sulla quale insistono gli ambientalisti: il non aver intimato da subito alla Edison tempi e modi d'intervento, scegliendo un metodo in cui prevale il contraddittorio tra le parti, può aver dato alla società la possibilità di rinviare sine die un intervento di bonifica?
«Non mi sembra proprio. Al contrario abbiamo intimato delle tempistiche stringenti. Se stiamo qui a discutere su un progetto già depositato, anziché sul nulla, lo si deve proprio a questa scelta di metodo che abbiamo adottato».