Omicidio Neri, si indaga su una lite per affari con il cugino
I carabinieri vogliono sentire anche Gaetano Lamaletto: il giovane, partito per gli Usa di recente, ha casa dov’è stata ritrovata la 500
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PESCARA. Si indaga a tutto tondo, in un’inchiesta che non conta ancora indagati ufficiali. Si indaga su tutto e su tutti per scavare nella rete di rapporti imbastita da Alessandro Neri nel corso dei suoi 28 anni. I carabinieri del reparto operativo diretti dal colonnello Gaetano La Rocca, e del Nucleo investigativo del maggiore Massimiliano Di Pietro stanno scandagliando ogni aspetto della vita del giovane ucciso con due colpi di pistola quasi certamente sul greto del torrente Vallelunga lo scorso lunedì.
Indagini imbastite con gli elementi che stanno emergendo grazie anche a quanto riferito dalle decine di persone ascoltate finora tra amici e familiari, e che stanno consentendo agli investigatori di ricostruire anche il tipo di rapporti, e gli eventuali dissidi che avrebbe avuto il giovane negli ultimi tempi.
Ebbene, nel corso delle indagini si sta facendo strada una circostanza, che i carabinieri stanno verificando, su una lite tra Alessandro e il cugino Gaetano Lamaletto (non indagato), il figlio del fratello della madre di Alessandro passato alla guida dell’azienda vinicola “Il feuduccio” dopo l’estromissione dalla società della stessa madre di Alessandro, Laura Lamaletto quando le sorti del prestigioso marchio nel 2015 si stavano mettendo male.
Una lite, vecchi rancori, che la famiglia Neri aveva comunque digerito pur dovendo cambiare completamente regime e abitudini di vita, con i due figli maggiori andati a lavorare fuori, la figlia piccola a studiare sempre fuori e Alessandro, l’unico rimasto a Villa Raspa di Spoltore con l’adorata madre, che si arrangiava come poteva aiutando anche il padre nel marketing online della sua produzione di gioielli a Firenze. Ma i dissidi tra i due cugini, di cui evidentemente qualcuno ha parlato ai carabinieri, racconterebbero però di contatti recenti tra i due anche al di là del gelo tra le rispettive famiglie. Contatti legati presumibilmente, ma è tutto ancora da verificare, da presunti affari o legami che i due avrebbero imbastito fino alla lite arrivata alle orecchie dei carabinieri.
Una lite banale che potrebbe non voler dire niente, ma che i carabinieri vogliono verificare. Anche perché, e non è un dettaglio da poter tralasciare, nella zona di via Mazzini dove è stata ritrovata la macchina di Alessandro due giorni dopo la sua scomparsa, hanno un appartamento i genitori di Gaetano Lamaletto che invece abita con i nonni paterni a Giuliano Teatino. Una casa chiusa quasi tutto l’anno visto che i genitori vivono tra il Venezuela e gli Stati Uniti e a cui si aggiungono altre proprietà che la famiglia ha a Pescara, ma che comunque impone agli investigatori ulteriori verifiche. Per questo vogliono sentire anche Gaetano Lamaletto che però proprio all’inizio del mese, tra il 3 e il 4 marzo, ha lasciato l’Abruzzo per raggiungere i genitori negli Stati Uniti. A quella partenza, avvenuta quasi a ridosso del 5, giorno della sparizione di Alessandro, sarebbero seguiti ulteriori spostamenti e viaggi del giovane imprenditore che i carabinieri contano di poter ascoltare al più presto. Un approfondimento di indagine come i tanti in corso in questi giorni, avviati anche sulla base di quanto sta emergendo dai dati contenuti nel telefonino di Alessandro ritrovato con lui sul greto del torrente.
Per questo anche ieri sono stati riascoltati gli amici di Alessandro. Tanti e di estrazione e provenienza del tutto diversi l’uno dall’altro. Anche la madre Laura è stata riascoltata domenica, Laura che dai primi momenti è convinta che l’assassino sia stato assoldato da qualcuno, da un mandante, come spesso avviene in Venezuela.
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