Pescara, caso Pavone: il pm contesta omicidio volontario premeditato
Vincenzo Gagliardi è accusato di avere sparato all'ingegnere informatico 43enne di Montesilvano morto il 16 novembre 2014 dopo una lunga agonia
PESCARA. Omicidio volontario premeditato: è il nuovo reato, dopo quello precedente di tentato omicidio, contestato dal pubblico ministero Anna Rita Mantini a Vincenzo Gagliardi, accusato di avere sparato a Carlo Pavone, l'ingegnere informatico 43enne di Montesilvano morto il 16 novembre 2014 dopo una lunga agonia. Il 30 ottobre 2013, sotto casa, l'uomo fu raggiunto da un colpo d'arma da fuoco alla testa e subito ricoverato in gravi condizioni. Il 28 maggio 2014, dopo meticolose indagini dei carabinieri, Gagliardi, che aveva avuto una relazione sentimentale con la moglie di Pavone, fu arrestato perché ritenuto autore del ferimento.
Nei suoi confronti gli inquirenti ricostruirono un quadro accusatorio «grave e preciso». Pavone morì qualche mese dopo, senza avere mai ripreso conoscenza. Nel corso dell'udienza odierna i legali di Gagliardi, che si è sempre professato innocente ed estraneo ai fatti, hanno chiesto e ottenuto i termini a difesa, alla luce della riformulazione del capo d'accusa. È stata inoltre depositata la perizia dell'incidente probatorio, poi acquisita agli atti, che ha confermato il nesso di causalità diretta fra il colpo di fucile esploso e la morte di Pavone. Prima del termine dell'udienza, aggiornata alle 12:30 del prossimo 21 aprile, si sono costituiti parte civile i fratelli e la madre di Pavone e la moglie, anche come tutrice dei figli. Gagliardi, presente all'udienza, è poi uscito dal retro del Tribunale per salire sul furgone della Polizia Penitenziaria e tornare in carcere dove è recluso dal 29 maggio 2014.