l'inchiesta
Pescara, minacce per comprare le aziende in crisi
Il retroscena: Mauro Mattucci avrebbe aggredito un noto imprenditore per imporre i suoi piani. Venerdì e lunedì gli interrogatori della Procura di Chieti
CHIETI. Inchiesta sulle bancarotte fraudolente di Guardia di Finanza e Polizia di Stato di Chieti che ha portato all'arresto di 8 persone e al sequestro di ben 48 immobili, compreso lo stabilimento-ristorante Tortuga di Montesilvano: Mauro Mattucci viene descritto dagli investigatori come un uomo che «ricorreva a minacce pesanti nei confronti delle persone che non si sottoponevano ai suoi diktat». Non solo un uomo di polso, insomma, visto che avrebbe fatto ricorso anche alle maniere forti nei confronti di un imprenditore molto noto nel mondo dello sport. «Quando entrava in aziende in stato di crisi ricorreva a minacce e violenze fisiche nei confronti di chi non si assoggettava ai suoi metodi», riferiscono gli investigatori. In un caso, in particolare, avrebbe «pestato e mandato in ospedale» chi avrebbe preferito strade diverse rispetto a quelle indicate da lui e dagli altri componenti del gruppo. E in questo modo avrebbe raggiunto il risultato sperato.
La difesa dell’imprenditore arrestato ieri non la vede affatto così. Perché si tratterebbe di un episodio avvenuto molti anni fa e comunque non esistono contestazioni specifiche di questo genere nei confronti del 59enne, nell’ambito di questa inchiesta, di cui si è occupata la Procura di Chieti considerato che «l’associazione a delinquere si è radicata su questo territorio e la prima bancarotta è avvenuta a Chieti».
Per gli investigatori gli sfoghi raccolti da chi ha avuto a che fare con Mattucci sono sufficienti per capire e tratteggiare carattere e metodi di un uomo molto temuto, del quale era sufficiente pronunciare il nome per intuire che le sue indicazioni non ammettevano repliche.
Il successo di cui è stato protagonista Mattucci, che ha cominciato nel campo dell’edilizia residenziale per poi passare a quella commerciale e al recupero dei materiali ferrosi, sarebbe da ricondurre sia alla «sua indubbia capacità intimidatoria sia alla capacità di avvalersi di professionisti in grado di dare una parvenza legale alle operazioni illecite», sostengono gli investigatori facendo riferimento ai commercialisti indagati.
«In alcuni casi», aggiungono gli uomini del Nucleo di polizia tributaria, «gli imprenditori sono stati costretti a cedere le proprie attività commerciali a condizioni particolarmente svantaggiose». E le indicazioni raccolte hanno portato gli investigatori della Mobile a sfiorare il confine «dell’associazione di stampo mafioso», negli addebiti a Mattucci. Venerdì 4 settembre dovrebbero iniziare gli interrogatori ai tre arrestati in carcere, mentre lunedì il pm Marika Ponziani potrebbe iniziare ad interrogare gli altri cinque indagati arrestati ai domiciliari.
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