La replica
Protezione civile, ma noi ci siamo
Il capo del dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, replica all'editoriale del direttore Primo Di Nicola pubblicato domenica dal titolo "Protezione civile, ma solo a parole"
Gentile direttore, ho letto con attenzione, e un po’ di amarezza, l'editoriale “Protezione civile, ma solo a parole”. Una premessa: d’accordo con lei sulla possibilità che tutto sia migliorabile e perfettibile, compreso il sistema di protezione civile. Dire, però, dopo un anno nel quale il Servizio Nazionale - e quindi vigili del fuoco, forze di polizia e armate, volontari, tecnici, professionisti, scienziati ed esperti, pubblici dipendenti di ogni livello - è stato impegnato senza sosta su molti fronti e in diverse zone d'Italia (non solo nei post-terremoti del Centro Italia ma anche nelle alluvioni in Piemonte e Liguria, in quelle recenti del nord-est, negli incendi che da giugno non danno tregua a tutto il centro-sud, facendo registrare la stagione peggiore di sempre) che sia solo una questione di parole e non di fatti non mi sembra corretto.
Nonostante la complessità della situazione determinata dalle quasi 80.000 scosse che si sono succedute dal 24 agosto 2016 a oggi, così come si sta procedendo alla consegna delle casette temporanee (installate nelle singole frazioni e non accorpate in un unico luogo, scelta richiesta dai cittadini e condivisa con sindaci e presidenti di regione che ha inevitabilmente allungato alcuni tempi), si stanno rimuovendo le macerie (gran parte di quelle su suolo pubblico sono state tolte e si sta iniziando con la rimozione di quelle private su richiesta dei cittadini), così come si stanno portando a compimento le oltre 200.000 verifiche di agibilità (numeri mai affrontati nelle precedenti emergenze, quando ci si era fermati a circa 70.000).
Così come non si può parlare solo di parole riferendosi alle attività di lotta agli incendi boschivi, con migliaia di ore di volo, piloti che rischiano quotidianamente la propria vita per cercare di domare roghi nella maggior parte dovuti alla mano, dolosa o colposa, di altri uomini. Perché non si utilizzano, qui si le parole, per stigmatizzare con maggiore forza chi attenta in questo modo al nostro Paese?
Volevo, quindi, assicurare Lei e i Suoi lettori che nel sistema nazionale di protezione civile i fatti hanno davvero il predominio sulle parole. E continueranno ad averlo.
* Capo Dipartimento
della Protezione civile