L'editoriale

Protezione civile ma solo a parole

Da Rigopiano in poi un florilegio di inefficienze: turbine antineve fuori uso, Canadair che scarseggiano, i mezzi della disciolta Forestale inutilizzati

Cittadini spaventati e inferociti. Parlamentari che annunciano interrogazioni e altre dure iniziative. Il governo che si prepara a varare misure all'altezza delle emergenze che stiamo affrontando. Almeno a parole e con il solito corollario di nomine e decreti. Naturalmente, fuori tempo e quando è già troppo tardi. Come dimostrano i roghi che nel solo Abruzzo continuano ancora in queste ore a distruggere migliaia di ettari di boschi e non solo. A dimostrazione imperitura della pubblica incapacità non solo di prevenirli ma anche di spegnerli, gli incendi. Noi abruzzesi abbiamo già imparato purtroppo a scontare le conseguenze delle inefficienze della nostra Protezione civile. Certo, apparati e volontari ogni volta continuano a mostrare il solito, lodevole e coraggioso impegno. Ma a parte questo, da Rigopiano in poi, dalle nefaste conseguenze dell'ondata di maltempo e scosse di terremoto, fino alla catena ignobile degli incendi in molti casi dovuti all'opera di piromani criminali, è stato tutto un florilegio di inefficienze: turbine antineve fuori uso, Canadair che scarseggiano, i mezzi della disciolta Guardia forestale inutilizzati (o inutilizzabili) a terra. Che dire? E, soprattutto, che fare?

All'indomani del terremoto dell'Irpinia, di fronte ai ritardi dei soccorsi, l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini sferzò duramente la classe politica per l'incapacità mostrata di fronte alla tragedia. Anche a quella dura reprimenda si deve la nascita del sistema di Protezione civile che vide nel famoso sottosegretario Giuseppe Zamberletti uno dei maggiori artefici.
Un sistema di prevenzione e soccorsi che, pur tra molte difficoltà e ritardi, in tanti ci hanno invidiato. Fino all'era di Guido Bertolaso, padrone assoluto di un dipartimento alla fine travolto dalle conseguenze delle incombenze ricoperte in tante, inutili mega-iniziative (G8 e altri nefasti grandi eventi) e, purtroppo, dagli innumerevoli scandali.
Ebbene, le dure lezioni di questi mesi stanno dimostrando che l'Italia ha bisogno di un apparato di prevenzione e soccorso efficiente. Purtroppo, anche lo scioglimento della Guardia forestale ha aggravato il quadro. C'è chi, da alcune sigle sindacali a vari esponenti politici, chiede la ricostituzione del Corpo.
Non sappiamo se sarà possibile. Quello che è certo che la sua abolizione decretata dalla Riforma Madia è stato un grande errore.
Vedremo come il governo si muoverà nelle prossime ore, visto che pare si annuncino importanti modifiche legislative e qualche nomina sul tema. Sia chiaro: un qualsivoglia sottosegretario a capo del settore emergenze non serve.
Lo stesso Zamberletti chiede la nomina di un ministro e il ritorno a quello spirito efficientistico (ampi poteri ai sindaci, centralizzazione delle decisioni nella fase d'emergenza, eccetera) inaugurato con il terremoto del Friuli e la tragedia dell'Irpinia. Secondo noi non ha torto. Anche perché la ricetta è semplice e in qualche modo sperimentata. Solo che la politica pare avere spesso altre logiche e dinamiche. Alcune delle quali hanno portato ai disastri attuali. Disastri organizzativi che stanno impedendo di fornire casette e moduli scolastici ai terremotati di Teramo e quelli di Amatrice, questi ultimi a un anno di distanza dagli eventi sismici ancora sepolti dalle macerie.
Ritardi e inefficienze inaccettabili, anche alla luce delle promesse di intervento celere ("nessuno sarà lasciato solo") fatte per mesi dall'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e che i cittadini, a cominciare dagli abruzzesi, non sembrano più disposti a scontare e tollerare.
Primo Di Nicola
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