Rigopiano, la preoccupazione del presidente Di Marco dopo il crollo 

Il presidente della Provincia telefona al dirigente del servizio viabilità D’Incecco e parla della strada bloccata: è di mia competenza

PESCARA. «La preoccupazione mia è che quello è un lavoro di mia competenza... tutto qua». È il 18 gennaio e il presidente della Provincia Antonio Di Marco ha appena avvisato il dirigente del servizio Viabilità Paolo D’Incecco del crollo dell’hotel Rigopiano. Una telefonata intercettata dalla Procura dell’Aquila per un’altra vicenda e in cui Di Marco si lascia andare a una considerazione che è poi il punto finale, e di non ritorno, di quella maledetta giornata. Una giornata all’insegna della disorganizzazione e della confusione più totale, con mezzo Abruzzo paralizzato dalla neve e dal black out e con “quelli dell’albergo” che dalla mattina non la smettevano “di rompere”, come aveva detto poche ore prima al telefono proprio D’Incecco, infastidito e stressato da una situazione che già alle nove stava precipitando.

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Quando, nel tardo pomeriggio, arriva la notizia dell’hotel abbattuto dalla neve, Di Marco si rende subito conto del disastro in cui è finito, considerando che già poche ore prima la consigliera provinciale al telefono con D’Incecco, riferiva che il presidente era «arrabbiato e in uno stato di paura», per la «nonchalance mostrata dal prefetto». Una paura che Di Marco chiama “preoccupazione” quando, a tragedia avvenuta dice a D’Incecco: «Quello è un lavoro di mia competenza». Il “lavoro” a cui si riferisce il presidente della Provincia in quel pensiero quasi a voce alta, è la viabilità.
In particolare l’obbligo che, in base al piano di reperibilità, la Provincia aveva di chiudere la strada tra Farindola e Rigopiano. La strada che, bloccata dalla neve, ha impedito di sfuggire alla morte a 29 delle 40 persone che dalle prime scosse di terremoto della mattina imploravano di poter lasciare l’albergo. E infatti è proprio la mancata chiusura al traffico di quel tratto, e già dal 17 gennaio,che la Procura contesta oggi a Di Marco, al dirigente della Viabilità della Provincia Paolo D’Incecco, al geometra Mauro Di Blasio e al comandante della polizia provinciale Giulio Honorati indagati per omicidio colposo e lesioni colpose. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri forestali, infatti, la Provincia di Pescara era a conoscenza del pericolo valanghe incombente sulla strada provinciale che conduceva all’hotel. Lo attesta il Piano di reperibilità: «Si possono verificare fenomeni valanghivi nell’area dei versanti nord-est e sud-est di Monte Siella e monte San Vito coinvolti, in passato, da eventi di notevole rilievo e di particolare gravità che hanno interessato la strada provinciale che partendo da Rigopiano passando per Vado di Sole raggiunge Campo Imperatore».

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Dunque, secondo la Procura, la Provincia doveva sapere dei rischi che si correvano a Rigopiano. Ma la strada non viene chiusa. Anzi, come ricostruiscono i carabinieri forestali, il pomeriggio prima della valanga, il martedì 17 gennaio, la polizia provinciale va a fare viabilità proprio al bivio per Rigopiano. Va per mantenere libera, alla turbina che scendeva dall’hotel, l’unica corsia disponibile. «Il presidente ha incominciato a telefonare alla polizia provinciale, che stava lì per fermare le macchine che si imbucavano dietro ai mezzi, per dire alla ditta di andare a montare la turbina», riferisce infastidito la mattina del 18 il responsabile del Piano neve Di Blasio, al telefono con D’Incecco. «Ho chiamato il presidente e gli ho detto caro presidente... con l’albergo c’abbiamo un contatto diretto, ogni venti minuti lo chiamiamo appena possibile e sta tutto a posto persino Del Rosso l’ho sentito pure io».

 

Ma il fatto è che quella che scende il pomeriggio dall’hotel è l’ultima turbina disponibile. Di Marco è vero che insiste con la polizia provinciale di montare la turbina, ma ignora che il mezzo a cui si riferisce è rotto dal 6 gennaio. Forse nessuno gliel’ha detto, ma di certo il cantoniere della Provincia lo aveva scritto su whatsapp, alle 6,51 del 17 gennaio a D’Incecco e Di Blasio: «La situazione non è bella. Inoltre ha chiamato l’hotel Rigopiano dicendomi che ha dei clienti, io gli ho detto della situazione critica che abbiamo. Considera che non abbiamo l’Unimoq quindi all’occorrenza siamo senza turbina. Siamo sempre al buio. Fammi sapere. A più tardi». Ma niente. La gravità di quei silenzi appare maledettamente chiara quando la valanga abbatte l’hotel e neanche i mezzi di soccorso riescono a raggiungere Rigopiano. C’è un muro di neve al posto della provinciale 8. È a quel punto che Di Marco dice «quello è un lavoro di mia competenza».
E infatti è per questo che la Procura l’indaga dopo che gli stessi investigatori tirano fuori anche un altro documento, una direttiva del 2008 che nella gestione dell’emergenza assegna alla Provincia le problematiche della viabilità.