Tragedia di Rigopiano, ecco la mappa dimenticata che avrebbe evitato 29 morti
Dietro l’hotel c’è un canalone di valanga, il geologo Iezzi lo dimostrò sedici anni fa. Il Comune di Farindola lo ha ignorato, ma il documento è in mano alla Procura
PESCARA. La valanga incombeva come la morte, alle spalle dell’hotel Rigopiano. Incombeva, come ricostruisce la consulenza allegata allo studio del nuovo Prg di Farindola mai approvato. Una consulenza dimenticata e mai presa in considerazione dagli amministratori che si sono succeduti dal 1996 a oggi. Di fatto, un allarme ignorato - perché di quello col senno di poi si è trattato - a firma del geologo Angelo Iezzi al quale l’ingegner Marcello Romanelli, incaricato nel 1996 di redigere il nuovo Prg, si affida tra il 1999 e il 2001 per onorare la convenzione stipulata con l’allora sindaco Antonio De Vico. E cioè: effettuare «la precisazione delle aree da sottoporre a speciali misure di salvaguardia per motivi di interesse naturalistico e paesaggistico, archeologico per la difesa del suolo». E questo fa, tra il 1999 e il 2001, il geologo Iezzi che nel suo studio di 46 pagine, alla numero 36 non solo dice che il sito è valanghivo, colorando di rosso, come pericoloso, il canalone alle spalle di Rigopiano riprodotto nella cartografia, ma indica anche come comportarsi: «Nel caso specifico, le valanghe riportate in cartografia sono quelle censite dal 1950 ad oggi dalla stazione Meteomont di Farindola e, gentilmente fornite dal Corpo forestale dello stato, comando stazione della stessa località».
Nella stessa pagina l’esperto sintetizza sommariamente i principali caratteri delle valanghe che hanno riguardato la zona alle spalle dell’hotel Rigopiano, scrive che «della più lunga si hanno notizie storiche che la fanno risalire al 1952» e infine risponde al quesito iniziale della convenzione tra il Comune e l’ingegnere del Prg. E scrive quanto segue: «La localizzazione delle valanghe all’interno di una zona montuosa, ricoperta da una fitta vegetazione arborea (contrastante eventuali riprese delle valanghe) e sottoposta a tutela da parte delle principali leggi in materia ambientale, fa sì che esse vengano annoverate tra i fattori di rischio specifico nella progettazione di strade e nella difesa di quelle esistenti». Per questo, a pagina 43 Iezzi conclude che è necessaria «la definizione della pericolosità da valanghe, attraverso studi ad ampio raggio che consentano, per le infrastrutture previste, in special modo nel caso di vie di comunicazione, la scelta di un certo tipo di tracciato e/o eventuali presidi a difesa delle stesse o, addirittura, la rinuncia al tracciato stesso». Indicazioni precise legate all’evidente rischio valanghe di cui, almeno secondo quanto ricostruisce la Procura, già nel 2002 viene a conoscenza il tecnico comunale Enrico Colangeli che in quella data provvede a rimborsare l’ingegner Romanelli, che un preliminare dello studio lo consegna nel 2001, per l’anticipo di 3.615 euro in favore del consulente Iezzi. Indicazioni che però, così ipotizza la Procura, Colangeli avrebbe omesso di inserire nel piano di emergenza comunale da lui redatto e poi approvato dal consiglio comunale il 30 settembre del 2008, quando il sindaco è Massimiliano Giancaterino e si inaugura il nuovo hotel Rigopiano. Ma anche l’anno dopo, quando il sindaco nel 2009 è ancora Antonio De Vico (fino al 2014), e si omette di aggiornare il piano di emergenza comunale con il rischio valanghe presente in località Rigopiano. Un rischio di cui, peraltro, lo stesso De Vico, secondo la Procura, avrebbe dovuto avere conoscenza già dal 1999 quando, presiedendo la commissione comunale valanghe, era stato informato dalla stessa Commissione del forte pericolo valanghe evidenziato dalla guida alpina Pasquale Iannetti che così concludeva: «Con questi dati, la commissione valanghe potrà fornire indicazioni certe affinché in futuro si possa garantire la sicurezza delle infrastrutture alberghiere, delle strade e dei parcheggi della località Rigopiano».
Ma niente. L’unica risposta è che dal 2005 la commissione valanghe cessa di riunirsi, a dicembre del 2006 si rilascia il primo permesso alla ristrutturazione dell’hotel aperto nel 2008 e non si adotta il nuovo prg che, «se emanato, avrebbe individuato nella località Rigopiano», come scrive la Procura, «un sito esposto a forte pericolo di valanghe».
Quel nuovo Prg pagato e mai adottato dal Comune di Farindola e che nel 2015 il sindaco Ilario Lacchetta, anche lui indagato, illustra in un incontro pubblico.
Nella stessa pagina l’esperto sintetizza sommariamente i principali caratteri delle valanghe che hanno riguardato la zona alle spalle dell’hotel Rigopiano, scrive che «della più lunga si hanno notizie storiche che la fanno risalire al 1952» e infine risponde al quesito iniziale della convenzione tra il Comune e l’ingegnere del Prg. E scrive quanto segue: «La localizzazione delle valanghe all’interno di una zona montuosa, ricoperta da una fitta vegetazione arborea (contrastante eventuali riprese delle valanghe) e sottoposta a tutela da parte delle principali leggi in materia ambientale, fa sì che esse vengano annoverate tra i fattori di rischio specifico nella progettazione di strade e nella difesa di quelle esistenti». Per questo, a pagina 43 Iezzi conclude che è necessaria «la definizione della pericolosità da valanghe, attraverso studi ad ampio raggio che consentano, per le infrastrutture previste, in special modo nel caso di vie di comunicazione, la scelta di un certo tipo di tracciato e/o eventuali presidi a difesa delle stesse o, addirittura, la rinuncia al tracciato stesso». Indicazioni precise legate all’evidente rischio valanghe di cui, almeno secondo quanto ricostruisce la Procura, già nel 2002 viene a conoscenza il tecnico comunale Enrico Colangeli che in quella data provvede a rimborsare l’ingegner Romanelli, che un preliminare dello studio lo consegna nel 2001, per l’anticipo di 3.615 euro in favore del consulente Iezzi. Indicazioni che però, così ipotizza la Procura, Colangeli avrebbe omesso di inserire nel piano di emergenza comunale da lui redatto e poi approvato dal consiglio comunale il 30 settembre del 2008, quando il sindaco è Massimiliano Giancaterino e si inaugura il nuovo hotel Rigopiano. Ma anche l’anno dopo, quando il sindaco nel 2009 è ancora Antonio De Vico (fino al 2014), e si omette di aggiornare il piano di emergenza comunale con il rischio valanghe presente in località Rigopiano. Un rischio di cui, peraltro, lo stesso De Vico, secondo la Procura, avrebbe dovuto avere conoscenza già dal 1999 quando, presiedendo la commissione comunale valanghe, era stato informato dalla stessa Commissione del forte pericolo valanghe evidenziato dalla guida alpina Pasquale Iannetti che così concludeva: «Con questi dati, la commissione valanghe potrà fornire indicazioni certe affinché in futuro si possa garantire la sicurezza delle infrastrutture alberghiere, delle strade e dei parcheggi della località Rigopiano».
Ma niente. L’unica risposta è che dal 2005 la commissione valanghe cessa di riunirsi, a dicembre del 2006 si rilascia il primo permesso alla ristrutturazione dell’hotel aperto nel 2008 e non si adotta il nuovo prg che, «se emanato, avrebbe individuato nella località Rigopiano», come scrive la Procura, «un sito esposto a forte pericolo di valanghe».
Quel nuovo Prg pagato e mai adottato dal Comune di Farindola e che nel 2015 il sindaco Ilario Lacchetta, anche lui indagato, illustra in un incontro pubblico.