Scarcerazione negata, l’assassino si uccide
Giovanni Grieco si impicca nel bagno di una cella di Castrogno. Lascia lettere alla madre, all’avvocato e alla fidanzata: «Non ce la faccio»
TERAMO. La forza delle cose s’incarica di restituirci alla realtà e la cronaca di un altro suicidio in carcere diventa un drammatico epilogo. Giovanni Grieco, 41 anni, pescarese, era recluso nel penitenziario di Castrogno dal 6 maggio, da quando aveva accoltellato a morte il 67enne pasticciere Giandomenico Orlando. Nella notte tra lunedì e martedì si è impiccato nel bagno della sua cella: in mattinata aveva saputo che il tribunale di Pescara aveva rigettato una prima richiesta di trasferirlo in una struttura sanitaria.
Perchè per il servizio di psichiatria di Castrogno Grieco era incompatibile con il regime carcerario a causa «di un profondo stato di depressione e prostazione» che gli era stato diagnosticato negli ultimi tempi. «Non ce la faccio più a stare qui» ha detto martedì pomeriggio all’agente di polizia penitenziaria con cui aveva parlato dopo aver saputo del no del tribunale pescarese, «sono stanco, non posso più andare avanti in questo modo» ha scritto nelle tre lettere indirizzate alla mamma, all’avvocato e alla sua fidanzata e lasciate in cella. Missive fatte sequestrare dal pm Bruno Auriemma (nella foto) e già diventate atti dell’inchiesta aperta sul suicidio. Fascicolo in cui oggi entrerà anche una prima relazione sull’autopsia che sarà eseguita domani dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra. L’obiettivo è quello di ricostruire la dinamica del fatto nel contesto di un carcere sovraffollato come quello di Castrogno che ospita 345 detenuti invece dei 270 previsti e che è l’unico in Abruzzo ad avere un servizio di guardia medica 24 ore su 24 e una psichiatra per alcune ore. Grieco era recluso da solo in una cella della sezione riservata ai detenuti comuni del carcere teramano. Raccontano che volessestare da solo e che in questi mesi di detenzione avesse avuto un atteggiamento apparentemente normale.
Era arrivato il 6 maggio dopo essere stato arrestato per l’omicidio del pasticciere che aveva il laboratorio nel palazzo in cui abita la mamma e in cui abitava anche lui. Ed è la cronaca a fissare una tappa della giornata di lunedì, l’ultimo giorno di vita di Grieco: nella tarda mattinata gli hanno comunicato che il gip del tribunale pescarese aveva respinto la richiesta presentata dal suo legale di trasferirlo in una struttura sanitaria. Richiesta presentata sulla base di varie certificazioni dei medici del carcere secondo cui l’uomo si trovava in un profondo stato di depressione che lo rendeva incompatibile con il regime carcerario. Ma tutto era stato rinviato ad un incidente probatorio del 4 settembre, giorno in cui sarebbero state le consulenze mediche delle parti e la perizia disposta dal giudice a certificare le condizioni dell’uomo e quindi a far decidere sul suo eventuale trasferimento dal carcere in una struttura sanitaria.
All’agente con cui ha parlato l’uomo inizialmente è apparso molto provato, ma nel corso della conversazione è sembrato rassicurato dalle parole e dalla possibilità di avere una risposta diversa tra qualche settimana. «Sì, a settembre andrà meglio» ha detto al poliziotto, «e forse uscirò dal carcere». Poi il rientro in cella in un settore in cui è prevista una vigilanza costante ma non 24 ore su 24. L’allarme è scattato intorno alle 2 quando nel fare il controllo gli agenti hanno scoperto l’uomo nel bagno della cella con delle lenzuola usate come cappio. I soccorsi sono stati immediati, sono intervenuti i medici del carcere e in poco sono arrivati gli operatori del 118, ma per Grieco non c’era più nulla da fare. Prima di uccidersi l’uomo ha lasciato le tre lettere in evidenza in cella, quasi a voler farle trovare subito.
Dopo una prima ispezione cadaverica, il corpo è stato trasferito all’obitorio dell’ospedale Mazzini dove questa mattina sarà eseguita l’autopsia. E già ieri sono state raccolte le prime testimonianze che finiranno nel fascicolo del pm Auriemma in un’inchiesta che proverà a dare un perchè all’ennesimo suicidio in un carcere italiano, il primo del 2015 in quello teramano.
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