Scuole insicure, i genitori a D’Alfonso: «Chiudete quelle a rischio»
Intervista alla rappresentante dell'Associazione scuole sicure Abruzzo Italia, che prepara la protesta per l’11 settembre: «Pronti a restare fuori dagli istituti»
PESCARA. «I sindaci d’Abruzzo e il presidente D’Alfonso si sono informati sull’indice di vulnerabilità sismica delle scuole dove vanno i loro figli?». A chiederlo è Claudia Lattocco, geologo e componente dell’Assai, l’Associazione scuole sicure Abruzzo Italia che, attraverso i comitati dei genitori di tutta la regione, rappresenta oltre mille famiglie. Mille famiglie che per l’11 settembre, giorno di riapertura delle scuole, stanno valutando la possibilità concreta di non fare entrare i loro figli in classe.
Dottoressa Lattocco, che cosa chiedete al governatore Luciano D’Alfonso?
«Gli chiediamo di non far riaprire le scuole a rischio. Per noi le scuole da chiudere sono quelle che hanno un indice di vulnerabilità inferiore a 0,3. In Abruzzo sono 360».
I genitori ritengono che il problema della sicurezza nelle scuole abruzzesi sia sottovalutato?
«In passato è stato affrontato con molta superficialità, in modo particolare dopo il terremoto del 2009. Ma questa superficialità si è protratta nel tempo. Il fatto che lunedì saranno riaperte in Abruzzo anche le scuole con indice di vulnerabilità a rischio dimostra che il problema continua ad essere sottovalutato soprattutto dai sindaci e dai presidenti delle Province».
Tutti i sindaci?
«No. Secondo noi ci sono in Abruzzo alcuni sindaci e presidenti delle Province che si sono dimostrati estremamente virtuosi perché sia prima delle scosse del 2009 hanno costruito scuole antisismiche sia dopo il terremoto si sono rimboccati le maniche ed hanno messo in sicurezza le proprie scuole».
Sa dirci i nomi di questi sindaci che dovrebbero essere presi come esempio?
«Certo. Il primo in assoluto è stato Giovanni Legnini quando era sindaco di Roccamontepiano. E’ stato un precursore. Poi il primo cittadino di Raiano, Marco Moca, che abbiamo invitato al convegno sulle scuole insicure che l’Assai ha organizzato per il 16 settembre. Quindi il sindaco di Picciano, in provincia di Pescara, Vincenzo Catani, che ha ricostruito una scuola antisismica. Oppure Roberto Di Marco, di Isola del Gran Sasso, che ne sta realizzando un’altra, così come il primo cittadino di Montorio al Vomano, Gianni Di Centa. Voglio anche citare il sindaco di Giulianova, Francesco Mastromauro e il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, che hanno saputo valutare la pericolosità della situazione chiudendo le scuole insicure. A questo elenco aggiungo infine il presidente della Provincia di Chieti, Mario Pupillo, che sa ascoltare le richieste dei genitori».
Lei ha annunciato un convegno per il 16 settembre in cui parleranno anche i sindaci virtuosi. Di che cosa si occuperà il convegno?
«Illustreremo la mappa delle scuole insicure in Abruzzo. Tutte le scuole, provincia per provincia. E’ praticamente l’inchiesta fatta anche dal Centro. La Regione ha raccolto 417 schede con la vulnerabilità sismica degli edifici scolastici. 417 su un totale di 1.287 immobili. Quindi solo un terzo delle scuole è censito e di questo terzo ci risultano 360 scuole che hanno un indice inferiore a 0,3, e che secondo i genitori non vanno riaperte lunedì prossimo».
Perché secondo voi l’indice di rischio sismico dev’essere almeno di 0,3 per non chiudere le scuole vulnerabili?
«Ci siamo basati su una delibera della Regione Lazio che fissa il limite a 0,2. Abbiamo però deciso di alzare l’asticella della sicurezza, per maggior tranquillità, e di portarla a un valore leggermente più alto sempre tenendo presente che più basso è l’indice di rischio e maggiore è la vulnerabilità. In Abruzzo ci sono diversi casi di scuole con indice zero o vicino allo zero. Queste scuole vanno certamente chiuse».
Nell’incontro che avete avuto venerdì scorso con il governatore D’Alfonso si è parlato di questa richiesta?
«Sì, abbiamo chiesto che le scuole con indice inferiore a 0,30 siano chiuse. Lui ci ha risposto che innanzitutto bisogna capire se questo è un limite possibile oppure no. E che non dobbiamo pensare alla immediatezza ma a una programmazione nel tempo. Ci ha però assicurato che ci renderà partecipi ai tavoli in cui si prenderanno le decisioni».
Quindi non ha accettato la vostra proposta per scongiurare di mettere in pericolo gli alunni abruzzesi. Che cosa farete quindi lunedì 11?
«Non ci saranno manifestazioni come quella che si è svolta il 25 agosto a Teramo».
Vuol dire che i genitori dell’Assai e dei vari comitati porteranno i loro figli nelle scuole insicure?
«No, pensiamo di non fare entrare i bambini ma di portarli solo davanti ai cancelli. Per ora c’è la possibilità che accada. Ne stiamo parlando. Se la decisione sarà presa la comunicheremo in tempo».
Sarebbe un segnale molto forte per chi ha sottovalutato e continua a sottovalutare l’emergenza scuole-insicure in Abruzzo. «La scelta di mandare i figli a scuola o di tenerli a casa è personale. Ma noi facciamo tutto il possibile per tenerli al sicuro. Una cosa che dovrebbero fare anche le amministrazioni», ammonisce infine Leda Ragas, la madre teramana presidente dell’Associazione scuole sicure.
©RIPRODUZIONE RISERVATA