PESCARA

Traffico stupefacenti in Papua Nuova Guinea: caso D'Attanasio dimenticato

Il pescarese arrestato tre anni fa è ricoverato in ospedale e dev'essere operato, l'appello alla politica dall'associazione Famiglia affinché sia estradato

PESCARA. Stavolta a lanciare un appello per il rientro a Pescara di D'Attanasio è l'associazione Famiglia della provincia di Pescara.  "A nome del Dipartimento Famiglia della provincia di Pescara"- scrive Carola Profeta, "lancio un appello agli esponenti politici locali affinché chiedano al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani il motivo per cui, dopo aver firmato l'estradizione per motivi umanitari per il pescarese Carlo D'Attanasio, lo stesso è ancora in Papua Nuova Guinea.  Mi riferiscono che sta molto male, Carlo ha un cancro al colon con metastasi, ma lì, dove si trova ora, non riceve adeguate cure ma solo quelle utili ad attenuare il suo grande dolore fisico".

La vicenda di D’Attanasio inizia nell'estate del 2019 quando l'uomo decide di partire per compiere il giro del mondo in barca a vela in solitaria. Nel marzo del 2020 approda in Papua Nuova Guinea e decide di fermarsi per una sosta che si prolunga per 5 mesi, quando, in procinto di ripartire per portare a termine la sua impresa, un piccolo aeroplano si schianta sull’isola subito dopo il decollo. All’interno del velivolo la polizia rinviene 611 kg di cocaina, probabilmente destinati all’Australia. Due giorni dopo vengono fermati tre papuani e D’Attanasio viene segnalato come l’uomo che avrebbe portato sull’isola il carico di droga 5 mesi prima. Il capo d’accusa per lui è di traffico internazionale di stupefacenti.

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Dopo alcuni mesi, però, le accuse cominciano a vacillare, la stessa stampa locale inizia a dubitare della colpevolezza dell’italiano e l’accusa tenta di passare da spaccio internazionale di stupefacenti a terrorismo internazionale, perché non hanno nessuna prova, come si evince anche dai servizi lanciati dal programma Le Iene. Eppure la situazione rimane in stand-by, il processo sottoposto a continui rinvii mentre D’Attanasio, è stato costretto a restare in una piccola cella fatiscente con altri detenuti, senza servizi igienici, dove ha iniziato ad accusare malori continui, dolori lancinanti. Da qui la richiesta di essere sottoposto ad esami diagnostici, con tutti i ritardi del caso.

A inizio marzo, dopo un anno e mezzo di attesa, la colonscopia ha confermato i sospetti: l’uomo non sta bene, ha un tumore di 10 centimetri che va asportato immediatamente. Da maggio è ricoverato in ospedale. Ad aprile Tajani ha firmato la richiesta di rimpatrio, senza però una data di scadenza, e così oggi è ancora tutto fermo.

Anche il vice ministro dei Trasporti Galeazzo Bignami , intervistato da Le Iene, nutre dei dubbi sulla colpevolezza di Carlo visti gli atti e ha dichiarato che "se è colpevole deve avere un giusto processo, se invece, come appare, è innocente, deve essere immediatamente rilasciato".