calcio sporco
Il futuro del Teramo: nessun piano per la D, il male minore è conservare la Lega pro
I biancorossi puntano tutto sull'appello, ma cominciano a valutare altri scenari. La differenza (enorme) sarebbe il parco giocatori quasi tutti di proprietà e adatti alla categoria
TERAMO. Lo chiameremo piano D, perché chiamarlo piano B nella circostanza appare una cattiveria. La domanda è: il Teramo ha un piano D, ovvero riuscirebbe a far fronte sul piano sportivo alla retrocessione tra i dilettanti qualora essa venisse confermata in appello e diventasse esecutiva? Si tratterebbe di costruire una squadra ex novo a cinque giorni dall’inizio del campionato avendo perso tutto il capitale giocatori attuale, visto che per l’intera rosa biancorossa, nel passaggio da professionismo a dilettantismo, ci sarebbe lo svincolo automatico. Si dovrebbe fare un autentico miracolo, una mandrakata.
Se lo chiedi a Luciano Campitelli, ti risponde che non ci pensa proprio «perché io voglio la B». Se lo chiedi a Ercole Cimini, numero due della società e probabilmente uomo destinato ad assumerne la presidenza con Campitelli squalificato, ti risponde la stessa cosa: «Non ne voglio nemmeno parlare». Forse potrebbe saperlo il sindaco Maurizio Brucchi? No, niente. Brucchi si limita a dire quello che sa: «Campitelli mi ha ribadito che non abbandonerà in ogni caso». È vero, lo ha detto giovedì. Ma se il 31 la stangata al Teramo e a se stesso venisse confermata, siamo sicuri che il detto si trasformerebbe in fatto?
No, impossibile esserne sicuri. Perché la mazzata, sul piano economico oltre che morale, sarebbe enorme. E allora, visto che un’alternativa già pronta all’attuale società non esiste, lo spettro della fine traumatica del calcio a Teramo è destinato ad aleggiare ancora per qualche giorno. Invece si può essere quasi certi che la gestione Campitelli proseguirebbe qualora la Corte d’appello federale tirasse fuori dal cilindro una sentenza “scivola e casca”, che togliesse al Teramo la responsabilità diretta e lo penalizzasse per responsabilità oggettiva sulla classifica dello scorso campionato. Insomma, una sentenza che lasciasse i biancorossi in Lega Pro, magari con ulteriore penalizzazione. Impossibile? Niente affatto, tra gli addetti ai lavori di questa soluzione intermedia se ne parla da un po’ e lo stesso Campitelli, confidenzialmente, ha ammesso che la possibilità esiste e che sarebbe il male minore. In quel caso il patron salverebbe il capitale giocatori e questo creerebbe una differenza enorme con la D.
Va sottolineato come il Teramo, dopo la promozione, abbia lavorato per avere quasi tutti giocatori di proprietà. Un capitale sicuro su cui contare. Infatti, nella rosa attuale i soli Donnarumma e Da Silva non sono del Diavolo. Peraltro, il Teramo dopo l’esplosione del caso Savona non ha certo potuto fare un mercato da B e infatti sono arrivati tutti giocatori buoni per la C. Insomma, nel caso di permanenza in Lega Pro sarebbe facile trattenere il grosso della truppa e lo stesso Vivarini potrebbe ricominciare dalla categoria dove si è messo in mostra.
Nel frattempo, quasi beffardamente, a Teramo la macchina messa in moto dalla promozione in B continua a procedere. Proprio ieri la giunta comunale ha dato l’ok ai lavori di adeguamento dello stadio Bonolis alle prescrizioni della questura (circa 300mila euro) e la settimana prossima il Comune pubblicherà la richiesta dei Piccoli Diavoli – la società di settore giovanile del Teramo – per la gestione del campo Acquaviva e del PalaBinchi. «Perché noi dell’amministrazione alla B ci crediamo», chiosa il sindaco Brucchi. Purtroppo, però, non basta crederci.
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