Renato Curi, il mito resiste dopo 40 anni
Oggi 30 ottobre l’anniversario della morte del centrocampista pescarese a Perugia
PESCARA. Sembra ieri, eppure sono trascorsi 40 anni dalla morte di Renato Curi. Era il 30 ottobre del 1977, una domenica di pioggia nello stadio di Pian di Massiano a Perugia. C’era Perugia-Juventus. Renato Curi nel maggio precedente aveva segnato il gol che aveva permesso al Perugia di battere la Juventus, un passo falso decisivo per i bianconeri visto che quello scudetto finì sulle maglie del Torino. Quel 30 ottobre del 1977 si era sullo 0-0 quando il 24enne centrocampista pescarese si accasciò a terra sotto gli occhi della moglie Clelia in tribuna. Cedette il cuore. Gli furono prestati i soccorsi, fu trasportato in ospedale. Ma alle 16,30 fu dichiarato morto in contemporanea con la fine delle partite. Aveva una bimba piccola, Sabrina, il figlio, Renatino, era nel grembo della moglie e nacque da lì a qualche mese. Renato Curi era nato a Montefiore dell'Aso, in provincia di Ascoli, il 20 settembre 1953.
Aveva pochi anni quando si è trasferito con la famiglia a Pescara. E’ cresciuto calcisticamente nella Marconi, poi il salto nel Giulianova. Da lì a Como e poi Castagner lo volle a Perugia. La fotografia, la chitarra e il modellismo le sue passioni. Con il Grifone una promozione in serie A, un bel campionato al debutto nella massima serie - con tanto di gol alla Juve - e poi la stagione della conferma stroncata da quella domenica. E da quell’annuncio triste di Sandro Ciotti alla radio. Quel giorno in tribuna a Perugia c’era anche Roberto Ciccotelli, attaccante tollese del Perugia. «Era come un fratello minore», il ricordo a distanza di tempo, «avevamo giocato insieme già a Giulianova. Sei anni insieme. Mi viene da piangere solo a ripensarci. La mamma me l’aveva affidato: “Mi raccomando”, diceva, “dai un occhio a Renatino”. Quel giorno lui è morto in campo e io ero in tribuna. La sua scomparsa mi ha segnato, per alcuni anni non ci ho capito più niente. Tant’è che poi a Terni non combinai granché». A Perugia il mito di Renato Curi ha resistito a distanza di anni. Gli è stato intitolato lo stadio. E ogni 30 ottobre viene commemorata la sua figura. Sarà così anche oggi. A Pescara e dintorni ci sono un paio di società che portano il suo nome. La figlia Sabrina vive a Monza. La scorsa estate è convolata a nozze con Tommaso Monguzzi e hanno deciso di celebrare il matrimonio a Perugia per ricordare il papà. La moglie Clelia, invece, è rimasta a Pescara dove ha cresciuto i figli nel ricordo di quel ragazzo riccioluto con la passione per il calcio.
@roccocoletti1
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