<strong>Scavi archeologici.</strong> Prezioni reperti venuti alla luce durante la ristrutturazione di palazzo Melatino
Ecco il pavimento di duemila anni fa
Quattro anni di indagini degli esperti, affiorata una domus romana
TERAMO. Un prezioso pavimento a mosaico, e i resti di pareti affrescate e di marmi policromi: sono le scoperte più suggestive emerse dagli scavi archeologici effettuati durante i lavori di ristrutturazione di palazzo Melatino, a Teramo, condotti dal 2005 all’inizio di quest’anno.
Sotto l’edificio medioevale, nuova sede della Fondazione Tercas, è infatti affiorata una notevole domus romana, databile al I secolo avanti Cristo ma utilizzata sino al IV secolo dopo Cristo.
IL CONVEGNO. La ricchezza e l’eccellente fattura della pavimentazione a mosaico ha confermato negli archeologi la convinzione dell’importanza e ricchezza di Interamnia.
La convinzione è stata ribadita nel corso del convegno tenuto ieri mattina, nella sala polifunzionale della Provincia, dalla Sovrintendenza ai beni archeologici nell’ambito della Settimana della cultura.
Davanti a una platea di studenti, gli archeologi della Sovrintendenza hanno parlato degli scavi di palazzo Melatino, ma anche dell’area di culto della Cona, sempre a Teramo, e della necropoli di Colle Badetta a Tortoreto.
Tre sono i siti ricchi di scoperte.
LA DOMUS. Glauco Angeletti ha illustrato i rinvenimenti, sotto le strutture medioevali (XII secolo) di palazzo Melatino, di pavimentazioni a mosaico riconducibili a un solo edifico di epoca romana.
Della domus sono rimasti tre ambienti, due laterali e uno centrale, più grande e dalle decorazioni più sfarzose, che ha subito meno rifacimenti nei secoli.
Le decorazioni a mosaico risalenti alla fase più antica della domus (I secolo avanti Cristo), secondo Angeletti, ricordano per le eleganti cornici il vicino mosaico del Leone.
I modelli pompeiani e le pavimentazioni della Roma sia imperiale che repubblicana ispirarono probabilmente le maestranze che nelle varie fasi si alternarono nella decorazione delle stanze della domus. L’attenzione allo stile e la ricchezza dei materiali dimostrano l’importanza economica e politica degli antichi proprietari della domus, esponenti della classe dominante di Interamnia.
L’AREA CULTURALE. Altro ritrovamento importante degli ultimi anni è il gruppo scultoreo in marmo greco scoperto nell’area di culto di Madonna della Cona, a circa tre chilometri dalle mura di Interamnia Praetutiorum. Un’area in cui, lungo la via Sacra, vi erano un grande tempio (di età tardo-repubblicana), necropoli, monumenti.
Come ha spiegato l’archeologo Vincenzo Torrieri, circa due anni fa, vicino ai resti del tempio, sono stati trovati significativi frammenti di sculture: una testa di donna a grandezza naturale, una testa di fanciullo, una testa di levriero. Pezzi che vanno ancora studiati, ma riconducibili al II-III secolo dopo Cristo.
Probabilmente le statue ornavano il giardino di una residenza o delle terme.
In ogni caso in quella zona, area sacra destinata al culto dei morti, esistevano residenze importanti, a testimonianza di una concezione della periferia e del paesaggio ben diversa da quella attuale.
LA NECROPOLI. La presenza di un’élite, con una notevole capacità economica, è rintracciabile anche nella zona di Tortoreto, dove, tra il 2003 e il 2007, sono state rinvenute le tracce di una villa romana (a Case Pecci) e di una necropoli (a Colle Badetta).
Una parte della necropoli risale all’VIII secolo avanti Cristo, altre sepolture datano due secoli dopo.
Nelle tombe femminili più antiche, ha spiegato l’archeologa Sandra Lapenna, sono stati trovati molti ornamenti in ambra, collane, orecchini, fibule.
Poiché il commercio dell’ambra proveniva dai Balcani, è evidente che nel territorio esisteva all’epoca una classe ricca.
Sotto l’edificio medioevale, nuova sede della Fondazione Tercas, è infatti affiorata una notevole domus romana, databile al I secolo avanti Cristo ma utilizzata sino al IV secolo dopo Cristo.
IL CONVEGNO. La ricchezza e l’eccellente fattura della pavimentazione a mosaico ha confermato negli archeologi la convinzione dell’importanza e ricchezza di Interamnia.
La convinzione è stata ribadita nel corso del convegno tenuto ieri mattina, nella sala polifunzionale della Provincia, dalla Sovrintendenza ai beni archeologici nell’ambito della Settimana della cultura.
Davanti a una platea di studenti, gli archeologi della Sovrintendenza hanno parlato degli scavi di palazzo Melatino, ma anche dell’area di culto della Cona, sempre a Teramo, e della necropoli di Colle Badetta a Tortoreto.
Tre sono i siti ricchi di scoperte.
LA DOMUS. Glauco Angeletti ha illustrato i rinvenimenti, sotto le strutture medioevali (XII secolo) di palazzo Melatino, di pavimentazioni a mosaico riconducibili a un solo edifico di epoca romana.
Della domus sono rimasti tre ambienti, due laterali e uno centrale, più grande e dalle decorazioni più sfarzose, che ha subito meno rifacimenti nei secoli.
Le decorazioni a mosaico risalenti alla fase più antica della domus (I secolo avanti Cristo), secondo Angeletti, ricordano per le eleganti cornici il vicino mosaico del Leone.
I modelli pompeiani e le pavimentazioni della Roma sia imperiale che repubblicana ispirarono probabilmente le maestranze che nelle varie fasi si alternarono nella decorazione delle stanze della domus. L’attenzione allo stile e la ricchezza dei materiali dimostrano l’importanza economica e politica degli antichi proprietari della domus, esponenti della classe dominante di Interamnia.
L’AREA CULTURALE. Altro ritrovamento importante degli ultimi anni è il gruppo scultoreo in marmo greco scoperto nell’area di culto di Madonna della Cona, a circa tre chilometri dalle mura di Interamnia Praetutiorum. Un’area in cui, lungo la via Sacra, vi erano un grande tempio (di età tardo-repubblicana), necropoli, monumenti.
Come ha spiegato l’archeologo Vincenzo Torrieri, circa due anni fa, vicino ai resti del tempio, sono stati trovati significativi frammenti di sculture: una testa di donna a grandezza naturale, una testa di fanciullo, una testa di levriero. Pezzi che vanno ancora studiati, ma riconducibili al II-III secolo dopo Cristo.
Probabilmente le statue ornavano il giardino di una residenza o delle terme.
In ogni caso in quella zona, area sacra destinata al culto dei morti, esistevano residenze importanti, a testimonianza di una concezione della periferia e del paesaggio ben diversa da quella attuale.
LA NECROPOLI. La presenza di un’élite, con una notevole capacità economica, è rintracciabile anche nella zona di Tortoreto, dove, tra il 2003 e il 2007, sono state rinvenute le tracce di una villa romana (a Case Pecci) e di una necropoli (a Colle Badetta).
Una parte della necropoli risale all’VIII secolo avanti Cristo, altre sepolture datano due secoli dopo.
Nelle tombe femminili più antiche, ha spiegato l’archeologa Sandra Lapenna, sono stati trovati molti ornamenti in ambra, collane, orecchini, fibule.
Poiché il commercio dell’ambra proveniva dai Balcani, è evidente che nel territorio esisteva all’epoca una classe ricca.
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