Omicidio per un sorpasso a Giulianova, il pm: "Non ha ucciso per difendersi"
Dante Di Silvestre, l'uomo che ha accoltellato Paolo Cialini dopo una lite in strada, è accusato di omicidio aggravato dai futili motivi
GIULIANOVA. Nessuna legittima difesa. Nel formulare l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, la procura esclude questa scriminante e contesta anche la detenzione abusiva e il porto abusivo di arma per il coltello in auto. E’ con una prima e puntuale ricostruzione che il pm Irene Scordamaglia chiede la convalida dell’arresto di Dante Di Silvestre, il 60enne caldaista di Selva Piana di Mosciano che dopo una lite stradale ha ucciso con un fendente al cuore il 47enne consulente informatico di Giulianova Paolo Cialini, colpito davanti agli occhi della figlioletta di 6 anni che era in macchina. L’omicidio di Giulianova, l’assurdo e tragico epilogo di un diverbio tra automobilisti, prende forma nei primi atti che questa mattina approderanno nell’udienza del gip Domenico Canosa.
La procura ipotizza a carico di Di Silvestre i gravi indizi di colpevolezza e su questo convincimento chiede che all’uomo venga applicata la misura cautelare del carcere. Secondo gli inquirenti il caldaista, che ha reagito dopo un violento diverbio con la vittima che lo avrebbe colpito con un calcio al basso ventre, ha cagionato la morte dell’altro con dolo. Perchè, ed è questo il filo conduttore delle richieste al gip, ha colpito in una particolare zona del corpo sicuramente non per spaventare. La procura chiede che l’uomo resti in carcere puntando sul pericolo concreto ed attuale che il 60enne possa tornare a colpire.Intanto le indagini dei carabinieri di Giulianova, guidati dal capitano Domenico Calore, stanno cercando di fare chiarezza su una serie di voci circolate nelle ultime ore. A cominciare da quella che i due si conoscessero: gli investigatori, dopo aver sentito proprio su questo i familiari di vittima e assassino, escludono che ciò sia vero. E con il passare delle ore sembra affievolirsi anche l’ipotesi che al momento della lite con i due ci fosse un’altra persona, ipotesi circolata dopo che gli investigatori hanno raccolto – alla presenza di uno psicologo – il racconto della figlioletta della vittima. Bambina che resta la teste chiave dell’omicidio. Proprio per questo mercoledì il procuratore Antonio Guerriero ha lanciato un appello affinchè chi ha visto parli.
E da ieri, in viale Orsini drammatico scenario dell’assurdo, sono comparsi mazzi di fiori che qualcuno ha deposto per ricordare la vittima. Secondo gli investigatori tutto sarebbe iniziato intorno alle 15 di martedì quando la Fiat Punto guidata da Cialini è uscita da via Galvani con lui alla guida e la bambina sul sedile posteriore. La Punto avrebbe incrociato il furgone Fiorino con al volante Di Silvestre. Tra i due sarebbe successo qualcosa per una questione di viabilità. Sarebbero scesi dai mezzi e ci sarebbe stato un primo litigio. Non solo a parole. Sempre secondo la versione fornita dagli investigatori il caldaista sarebbe stato colpito dall'altro che gli avrebbe sferrato un calcio al basso ventre. Poi via. Ma Di Silvestre, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori smentita dalla difesa dell'uomo per cui non ci sarebbe stato nessun inseguimento, avrebbe seguito la macchina di Cialini fino a chiudergli la strada. E' qui, all'incrocio con via Verdi, l'epilogo: i due sarebbero scesi nuovamente e questa volta Di Silvestre con in mano un coltello da cacciatore. E' l'arma con cui ha colpito al cuore Cialini che dopo qualche istante si è accasciato a terra. Poi l'arrivo dei soccorsi, chiamati dal caldaista e la disperata corsa in ospedale dove il 47enne è morto. In carcere Di Silvestre, sorvegliato a vista, ripete: «Non volevo uccidere nessuno».
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