Pittrice uccisa, Simone Santoleri trasferito nel carcere di Lanciano
Accusato insieme al padre Giuseppe dell'omicidio della madre, ha lasciato il penitenziario di Castrogno per "motivi di sicurezza" sui quali la procura mantiene il massimo riserbo
TERAMO. Simone Santoleri, in carcere dallo scorso 6 marzo insieme al padre Giuseppe per l'omicidio della madre, la pittrice teatina Renata Rapposelli, è stato trasferito dal penitenziario di Castrogno a quello di Lanciano. Un trasferimento che sarebbe stato giustificato da «motivi di sicurezza», sui quali la Procura mantiene il massimo riserbo. Una circostanza confermata dai legali dell'uomo, con il trasferimento arrivato ieri sera. Intanto, per il 19 aprile, è stata fissata l'udienza al tribunale del Riesame dell'Aquila in cui si discuterà il ricorso presentato dagli avvocati dei due uomini per chiederne la scarcerazione. Padre e figlio sono detenuti in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato e sottrazione di cadavere per la scomparsa e la morte della pittrice, il cui corpo senza vita venne ritrovato il 12 novembre sulla riva del fiume Chienti. Secondo l'accusa, la donna fu uccisa il 9 ottobre a Giulianova (Teramo). Giuseppe e Simone Santoleri erano stati arrestati lo scorso 6 marzo su ordinanza di custodia cautelare del gip di Ancona che, dopo aver firmato la misura, si era dichiarato incompetente rinviando gli atti a Teramo. Da qui la richiesta di arresto bis e la nuova misura che li aveva raggiunti in carcere, firmata dal gip Roberto Veneziano ed eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Teramo lo scorso 24 marzo.