Rissa in carcere, detenuto accoltellatoDura protesta per il sovraffollamento

Rissa in carcere a Pescara, esplode la protesta per il sovraffollamento. Duecentodiciannove reclusi, 78 in più del limite. La Fp Cgil: «Nella struttura non si vive più»

PESCARA. Pentole battute contro le inferriate. Stracci incendiati lanciati dalle finestre. Cori ripetuti con la stessa parola: «Sovraffollamento». Al carcere di San Donato è scoppiato l’inferno. Da sabato sera è partita una rivolta dei detenuti che non ha precedenti: i reclusi contestano le condizioni disumane vissute all’interno della struttura. Il clima è talmente teso che ieri mattina, c’è stata anche una rissa tra detenuti e uno di loro è stato accoltellato.

Il carcere di Pescara rischia di scoppiare: ci sono 78 detenuti in più del limite massimo consentito per garantire condizioni di vita sopportabili. Gli agenti di polizia penitenziaria hanno grosse difficoltà a controllare una situazione che si fa di giorno in giorno sempre più esplosiva.

ESPLODE LA PROTESTA
Tutto è cominciato alle 19 di sabato scorso. All’ultimo piano del reparto giudiziario, dove alloggiano una sessantina di detenuti, è partita una protesta che si è poi estesa a tutto il carcere. Assente il direttore Franco Pettinelli. I reclusi, per attirare l’attenzione all’esterno, hanno iniziato a battere contro le inferriate pentole e posate e qualcuno ha incendiato anche degli stracci gettati poi dalle finestre. Dall’esterno, in via Alento, una delle strade che costeggiano la struttura, si potevano sentire distintamente anche delle grida. «Vogliamo l’indulto», hanno urlato alcuni, «qua dentro non possiamo più vivere». Al carcere sono arrivate decine di telefonate di residenti del quartiere che protestavano per il grande baccano, andato avanti fino a tarda sera. Gli agenti hanno tentato un intervento per calmare la situazione, ma con scarso successo. «Si tratta di una contestazione del tutto pacifica», hanno spiegato fonti della polizia penitenziaria, «i detenuti sollecitano una maggiore attenzione delle istituzioni per la difficile situazione nelle carceri italiane».

Dopo la pausa notturna, la protesta è ripresa ieri mattina, a mezzogiorno e poi nel pomeriggio, alle 18. Andrà avanti anche oggi negli stessi orari dei pasti.

Ieri, è circolata anche la voce di un presunto pestaggio che avrebbe dato vita alla contestazione, ma questa ipotesi è stata prontamente smentita.

RECLUSO ACCOLTELLATO
Fonti interne al carcere hanno raccontato, in compenso, di una rissa scoppiata ieri a pranzo tra due detenuti per una faida tra famiglie. Uno dei due è stato ferito a una gamba con un coltello rudimentale, ma le sue condizioni non sono state giudicate gravi.

CARCERE STRAPIENO
I dati del San Donato fanno impressione: attualmente sono registrati 219 detenuti, 78 in più del limite massimo consentito per una convivenza civile. Ci sono celle di appena 24 metri quadrati occupate da 8-9 persone. Mai la struttura è stata così affollata come oggi. L’effetto indulto, entrato in vigore nel 2006, che ha consentito di ridurre la popolazione carceraria, è svanito da un pezzo. Ora anche il carcere del capoluogo adriatico non riesce più a contenere il grande numero di reclusi. La situazione si è aggravata di recente con la chiusura della sezione penale per lavori di ristrutturazione, che hanno reso necessaria la distribuzione dei detenuti nelle altre sezioni. Solo il reparto dei collaboratori di giustizia non avrebbe superato finora i limiti di capienza.

ALLARME DEL SINDACATO
Il rappresentante della Fp Cgil, nonché agente della polizia penitenziaria in servizio al San Donato, Carlo Balbo parla di situazione gravissima. «Sono 31 anni che lavoro all’interno del carcere e non ho mai visto delle condizioni del genere», afferma. «C’è troppa gente», prosegue, «oggi (ieri, ndr) alcuni detenuti si sono ribellati quando hanno visto arrivare nella loro cella strapiena due polacchi arrestati». Il sindacalista illustra un quadro drammatico. «Nella struttura manca quasi tutto, persino la carta igienica e le scope per pulire per terra», rivela Balbo, «la pulizia del provveditorato è stata affidata ai detenuti, perché non c’è più la ditta specializzata». L’esponente della Fp Cgil denuncia problemi anche tra il personale di vigilanza. «Ci sono 166 agenti di polizia penitenziaria», spiega, «ma 33 sono in malattia per stato ansioso. Inoltre, le agenti donne vengono inviate in missione a Chieti, dove non risulta necessario il potenziamento dell’organico». «Nel nostro carcere, invece», conclude, «non c’è neanche la possibità di seguire gli insegnanti che entrano nella struttura per fare lezione ai reclusi, perché il personale è carente».