21 aprile

Oggi, ma nel 1884, a Roma, con l’enciclica Humanum Genus, la quattordicesima di Papa Leone XIII al settimo anno di pontificato, Giacchino Pecci, da Carpineto Romano, classe 1810, sferrava l’attacco della Chiesa contro la massoneria: soprattutto contro il suo relativismo morale e filosofico, ma più ampiamente colpiva anche il naturalismo, la sovranità popolare secondo la quale lo Stato sarebbe dovuto essere “senza Dio”. Tutto secondo i dettami del modernismo in ascesa con l’avvento dell’era industriale, con l’incalzare del marxismo e col sopraggiungere della contestazione delle tradizioni.
Ovviamente l’atteggiamento del 256° successore di San Pietro, elevato sul soglio papalino il 20 febbraio 1878 e in quel ruolo fino al 20 luglio 1903, era anche dettato dal comportamento di estrema ostilità dei massoni, guidati dal gran maestro Giuseppe Petroni, in carica dal 12 maggio 1880 e fino al 16 gennaio 1885, verso la Santa sede. E più in generale verso l’istituzione religiosa cattolica romana. Addirittura il massimo esponente della cristianità (nella foto, ritratto sulla medaglia in argento dell’Anno santo, del 25 maggio 1899, da 47 millimetri di diametro), nell’attacco del suo documento, poneva la sostanziale distinzione tra le due sfere di azione e quindi d’influenza della Chiesa e della massoneria con parole che non lasciavano scampo ad equivoco.
Ossia: «Il genere umano, dopo che “per l'invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore dei doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all'eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio».
L’intervento di Sua santità arrivava dopo l’enciclica precedente, “Nobilissima Gallorum gens”, dell’8 febbraio di quel 1884, con invito alla massima concordia tra potere religioso e statuale oltralpe strizzando l’occhio al consolidamento della Repubblica transalpina, e prima di “Superiore Anno”, del 30 agosto successivo, relativa all’importanza della recita del Rosario in ottobre.