Terremoto, il senato indaga sull'Aquila ma su questi dieci punti l'Italia pretende risposte
Proviamo a elencare 10 punti (ma ce ne sarebbero molti di più) sui quali la commissione dovrebbe dare risposte non politiche, né ideologiche ma almeno vicine alla realtà sentendo tutti i protagonisti dei fatti
Il Senato ha dato il via libera a una commissione d’inchiesta sulla ricostruzione dell’Aquila, ricostruzione che è molto, molto lontana dall’essere completata. Era ora, verrebbe da dire. In questi anni il racconto che si è fatto della tragedia del sei aprile del 2009 (309 morti, più di 1.500 feriti, città e paesi distrutti o fortemente danneggiati, 70.000 sfollati iniziali) ha avuto forti connotati politico-ideologici. Chi è contro Berlusconi dice che il suo governo sbagliò tutto e che le new town (gli alloggi provvisori) furono una scelta pessima (anche se all’epoca in pochissimi si opposero a quella decisione). Chi sta dalla parte dell’allora (e ancora attuale) amministrazione comunale cerca di raccontare una storia mitica con al centro condottieri senza macchia e senza paura che hanno salvato la città dagli invasori che volevano radere al suolo anche quel poco che era rimasto.
La verità probabilmente, come spesso accade, sta nel mezzo. Quello che è certo è che dal 2009 a oggi ci sono stati errori, contraddizioni e scarsa capacità di guardare a una rinascita che fosse una “rifondazione” e non una “risistemazione” che ha per slogan uno sterile e poco creativo “come era e dove era”. Proviamo a elencare 10 punti (ma ce ne sarebbero molti di più) sui quali la commissione dovrebbe dare risposte non politiche, né ideologiche ma almeno vicine alla realtà sentendo tutti i protagonisti dei fatti.
1. Come fu gestita dalla Protezione civile e dagli enti locali la fase dello sciame sismico che fu precursore della forte scossa delle 3.32 del 6 aprile 2009? Questo non è un punto secondario e non è un modo per rifare il processo Grandi Rischi (che si è limitato a esaminare la riunione della Commissione del 31 marzo 2009); è necessario capire quali furono i comportamenti e le falle di un sistema che non mise in guardia la popolazione ma le somministrò camomilla a forti dosi.
2. Di chi fu la scelta di realizzare i cosiddetti Piani Case (oggi ripudiati da molti), chi la condivise, chi scelse le 19 aree, quali atti del governo e degli enti locali ci sono alla base di quelle scelte? Quanto sono costati (i piani Case) alla comunità? Furono costruiti bene? Negli anni è stata fatta la manutenzione giusta? Perché oggi sono diventati un peso (in termini economici) per la comunità aquilana e c'è chi vuole abbatterli?
3. Chi redasse materialmente l'ordinanza 3762 del 4 maggio 2009 (poi revocata) che stabiliva di trasferire i principali uffici pubblici della città sulla costa? E' vero che la Protezione civile voleva di fatto svuotare il capoluogo da ogni funzione? E' vero che le New Town nacquero perché l'allora governo non voleva rifare subito la città storica avendo come obiettivo di affidare tutto alla Protezione civile che avrebbe diviso la città in 4-5 macroaree da affidare a grandi imprese internazionali penalizzando le imprese locali?
4. Perché nacque la cosiddetta filiera (Fintecna, Reluiss, Cineas) che si è occupata per tre anni e mezzo dell'esame delle pratiche e tale potere non è stato dato subito (almeno dal 2010 in poi) al Comune dell'Aquila e agli altri Comuni?
5. Come nacque, nell'estate del 2009, l'idea della cosiddetta abitazione equivalente (non ricostruire la vecchia casa distrutta e comprarsene un'altra in qualsiasi parte d'Italia) che è il vero buco nero della costruzione aquilana a cui negli anni nessuno pare si sia mai opposto? Che ci farà il Comune con i mille alloggi che sono stati ricostruiti e di cui è diventato proprietario (lo Stato in sostanza ha pagato due volte: l'abitazione equivalente e la ricostruzione - pro Comune - del vecchio alloggio diventato nuovo con la ricostruzione)?
6. Quanti soldi (veri) hanno stanziato i governi che si sono succeduti nel tempo (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) per la ricostruzione pubblica e privata? E' stato tutto rendicontato? Quanto è costata e costerà la ricostruzione? E perché la ricostruzione pubblica, a fine 2016, è di fatto ferma?
7. Perché la scelta dell'indennizzo (ti do i soldi e facci quello che ti pare) che ha messo in mano la ricostruzione ai privati, senza controlli e con assoluta libertà di dare appalti e incarichi? Quanto è costata la ricostruzione dei soli palazzi storici (quelli vincolati) dell'Aquila (magari tirando fuori nomi, soldi, lavori fatti) e perché non fu mai applicata l'ordinanza del gennaio 2012 che prevedeva anche di tener conto del reddito del proprietario? E' vero che le seconde case nei centri storici non vennero finanziate dal governo Berlusconi?
8. Quali furono le motivazioni che portarono il vicecommissario Massimo Cialente a dimettersi dall'incarico e ad aprire uno scontro politico duro con il commissario Gianni Chiodi che fu l'avvio di un periodo (ottobre 2010-fine 2012) di conflittualità che ha ritardato in maniera significativa l'apertura dei cantieri nei centri storici? Quale fu il ruolo del cosiddetto tavolo “Cicchetti” che doveva trovare una sintesi fra i duellanti (Comune e Commissario) e invece alla fine si rivelò solo un inutile spreco di tempo?
9. Perché dopo quasi otto anni le frazioni del Comune dell'Aquila hanno visto l'apertura di pochissimi cantieri? Come è possibile che la ricostruzione delle frazioni sia gestita dall'ufficio speciale anche con ordini di servizio?
10. La criminalità organizzata quanto è stata presente, e come, nelle dinamiche della ricostruzione? Sono solo alcune domande a cui la Commissione parlamentare può dare un contributo di chiarezza. E ce ne sono pure molte altre alle quali forse solo gli storici potranno rispondere in futuro: quante carriere politiche si sono alimentate e si alimentano all'ombra di 309 bare? Quanti burocrati hanno fatto carriera sulle macerie aquilane? A quanto ammontavano gli stipendi dei dirigenti della Protezione civile dell'epoca? Quante consulenze pagate a peso d'oro? Quanti studi inutili? Perché non si vollero i piani di ricostruzione? A chi facevano paura?
Anche se ci fossero risposte puntuali a tutte queste domande resterebbe una amara considerazione: quello dell'Aquila è stato un terremoto in cui tantissimi - grazie alle centinaia di norme confuse e contradditorie - hanno speculato e si sono arricchiti. Altri hanno perso tutto: affetti, case, lavoro. Un dolore che si aggiunge al dolore.
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