GAS E PETROLIO
Trivelle nell’Adriatico, via libera anche a 9 miglia dalla costa / REAZIONI
Rilascio di nuove concessioni, l’obiettivo del governo è aumentare l’estrazione di gas dai giacimenti esistenti. LE REAZIONI
ROMA. Nuove estrazioni in mare, per rendere l'Italia più indipendente sul fronte del gas e metterlo a disposizione delle aziende più energivore a prezzi calmierati.
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla norma sulle nuove concessioni per aumentare l'estrazione di gas in Adriatico e anche a partire dalle 9 miglia dalla costa. Sarà inserita, sotto forma di emendamento, nel decreto aiuti ter all'esame del Parlamento dalla prossima settimana che contiene, tra l'altro, «misure urgenti in materia di politica energetica nazionale».
«Chiederemo ai concessionari che dovessero aderire di mettere a disposizione, in cambio, da gennaio gas tra 1 miliardo e 2 miliardi di metri cubi da destinare ad aziende energivore a prezzi calmierati», ha detto la premier Giorgia Meloni. Obiettivo è aumentare l'estrazione di gas dai giacimenti già esistenti da cui nel 2021 sono stati ricavati 3,3 miliardi di metri cubi per contribuire a ridurre l'importazione dalla Russia e rendere l'Italia più indipendente sul fronte energetico. Anche per contenere i costi delle bollette. La proposta di emendamento è del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica. «Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi metri cubi sfruttabili nell'arco di 10 anni», ha detto il ministro dell'ambiente e sicurezza energetica Gilberto Pichetto.
L'emendamento sulle trivelle prevede «il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia, in deroga al decreto legislativo del 2006 che invece precludeva nuove attività in materia di idrocarburi nelle aree marine protette e nelle 12 miglia da dette aree e dalla costa». La deroga è prevista solo con riferimento «a siti con elevato potenziale minerario (riserva certa superiore a 500 milioni metri cubi) e a condizione che i titolari delle nuove concessioni aderiscano a sostegno dei clienti finali industriali a forte consumo di gas» a prezzo calmierato. Si può estrarre idrocarburi da pozzi «nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia».
REAZIONI, IL FORUM H2O. "Trivelle e fossili, dal governo irresponsabile attacco al mare come biglietto da visita per la conferenza sulla crisi climatica dell'Onu", è il commento del Forum H2o che continua: "Il provvedimento sul rilancio delle trivelle in mare annunciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni è il pessimo biglietto da visita fossile con cui lo stato italiano si presenta alla conferenza sulla crisi climatica in Egitto. Si raschia il fondo del barile, è il caso di dirlo, con una norma che abbassa le tutele per i mari italiani già pesantemente colpiti dai cambiamenti climatici con temperature dell'acqua del tutto insostenibili. Si tratta di una norma ipocrita proposta da chi da un lato piange i morti delle alluvioni e grida all'emergenza siccità e dall'altro fa qualche favore ai petrolieri che ci hanno portato sulla soglia del disastro climatico irreversibile. Fa sorridere amaramente ascoltare le parole della presidente del consiglio, una politica che votò Sì al referendum per bloccare le trivelle in mare qualche hanno fa, mentre sul sito web del ministero dell'ambiente campeggiano slogan sull'impegno dell'Italia per il contrasto ai cambiamenti climatici".
"Il tutto avviene - sottolinea Augusto De Sanctis del Forum - mentre ogni giorno vengono depositati al Ministero dell'Ambiente centinaia di progetti per sfruttare la vera risorsa che l'Italia ha in abbondanza, il sole. Per dire solo il 26 ottobre sono stati depositati 13 progetti riguardanti la produzione da solare ed eolico per un totale di 696 MW di potenza installata, pari a una piccola centrale nucleare. Quattro progetti il 31 ottobre, quattro il 2 novembre; ogni giorno, da mesi, è più o meno così. Moltissimi di questi interventi ha anche gli accumuli. Solare, eolico e altre rinnovabili producono energia a prezzi bassissimi; assieme a efficienza e risparmio sono l'unica strada da seguire".
ACERBO (Rc): "Giorgia Meloni nel 2017 votò si come Salvini al refendum notriv accusando il PD di essere al servizio delle lobby contro l'ambiente", commenta Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare: "Ora il loro governo sblocca le trivellazioni per la gioia delle stesse lobby. Meloni, come il suo sodale Salvini, attaccano quello che definiscono 'ambientalismo ideologico' che avrebbe bloccato il Paese. Si dà il caso che non solo votarono si al referendum ma il divieto entro le 12 miglia e nelle aree marine protette che ora viene cancellato era un provvedimento del governo Berlusconi proposto dall'allora Ministra Prestigiacomo. Giorgia Meloni era ministra di quel governo e votò quel divieto che oggi abolisce. La coerenza di Meloni è una bufala che è servita a costruire una narrazione per l'ennesima politicante al servizio dei poteri forti presentata come portatrice di chissà quale rinnovamento. Questo governo è un ecomostro che prosegue sulla strada di Cingolani e Draghi".