CHIETI
Inchiesta "Terre d'oro" su traffico rifiuti, imprenditori condannati
In 5 coinvolti, inflitti due anni a testa. Sanzione di 250mila euro per tre società: terre e rocce da scavo provenienti da cantieri abusivi e sversati fra Chieti, Pescara e i comuni limitrofi
CHIETI. Il giudice monocratico del Tribunale di Chieti, Enrico Colagreco, ha condannato a due anni di reclusione Filippo Colanzi, Carmen Pinti, Gianluca Milillo, Massimiliano Di Cintio ed Emanuele Colanzi nell'ambito del processo nato dall'inchiesta denominata "Terre d'oro" su un traffico illecito di rifiuti, ovvero terre e rocce da scavo.
I cinque sono stati anche condannati al risarcimento dei danni alle parti civili, ovvero la Regione Abruzzo e il Comune di Spoltore, da liquidare in separata sede. Pena sospesa per Pinti, Di Cintio ed Emanuele Colanzi. Il pubblico ministero Fabio Picuti aveva chiesto per tutti la condanna a tre anni.
Le società Emoter lavori, Emoter srl e Tecnoinerti Abruzzo sono state dichiarate, in persona dei rispettivi rappresentanti, responsabili dell'illecito amministrativo e nei loro confronti è stata applicata la sanzione amministrativa pecuniaria di 250mila euro. Sentenza di non doversi procedere in quanto i reati sono estinti per intervenuta prescrizione nei confronti di Filippo Colanzi, Enzo Perilli, Michele Colistro, Paolo Di Martino, Giovanni Melozzi in relazione ad altri due procedimenti.
La sentenza è stata emessa in serata. La vicenda venne alla luce esattamente 8 anni fa grazie all'inchiesta della Procura distrettuale dell'Aquila su un traffico di terre e rocce da scavo, attraverso la movimentazione di ben 500mila metri cubi sversati fra Chieti, Pescara e i comuni limitrofi all'interno di luoghi che non erano autorizzati a riceverli. Terre e rocce da scavo provenivano da nove cantieri, pubblici e privati, tutti autorizzati. (ANSA).