Rivolta contro la discarica che cresce
Cittadini infuriati, servono a poco le assicurazioni del vice sindaco
CHIETI. «Sono costretto a vivere come un topo dentro casa. Con le imposte chiuse per la puzza». E’ un fiume in piena Lino Cordiali, associazione “Il Casone”. Intorno a lui l’altra sera alla media Antonelli c’era tanta gente. Oltre 250 cittadini stimano gli organizzatori dell’evento: coordinamento della “Base” e le associazioni “Scalo sud” e “Il Casone”. Tanti da non riuscire a contenerli tutti. In particolare quando partono pesanti contestazioni al vicesindaco Mirta Sciocchetti e al dirigente comunale di settore Giuseppe La Rovere.
«Siamo stanchi», continua Cordiali, «di false promesse che durano da 25 anni. Da Buracchio a Cucullo all’odierna amministrazione, soprattutto in periodo elettorale, ci hanno detto che questa discarica sarebbe andata via e invece cresce sempre. Ora leggiamo che arriverà a portarci 270mila tonnellate di rifiuti l’anno e i politici nicchiano su risposte concrete. Sappiamo che la discarica è una risorsa per la città ma nelle nostre contrade non viene mai investito un soldo e abbiamo fogne all’aperto con vari disservizi. Ora stanno togliendo una collina davanti alla discarica. I Verdi dove sono?». «Non ci aspettavamo un afflusso così alto», commenta Letizia Scastiglia di Scalo sud, «evidentemente è un malcontento che serpeggia da tempo. La gente vede lavori alla discarica anche di notte e non crede più alle rassicurazioni dell’amministrazione, che arriva a dire “non è detto funzioni”. Allora l’imprenditore che realizza l’impianto è pazzo o che altro?».
La serata aggiunge dettagli. Mario Colantonio, capogruppo di An a palazzo d’Achille, racconta: «Con la delibera 96 dell’ottobre 2005 il Comune ha riconvenzionato l’uso della discarica, consentendo il potenziamento e offrendo alla ditta che la gestisce la possibilità di avere le autorizzazioni regionali per la costruzione di questo nuovo impianto». Monta l’ira. «Comprendo la rabbia dell’altro giorno», commenta il vice sindaco pro tempore Mirta Sciocchetti, «innescata però da notizie fuorvianti. L’impianto di trattamento meccanico biologico a freddo parte come iter nel 2003, con l’ex amministrazione Cucullo, e permette quelle procedure di igienizzazione del pattume che da gennaio sono obbligatorie. Se pure non avessimo un nostro impianto dovremo andare altrove con dei costi aggiuntivi. Non arriverà al volume di 270mila tonnellate e dal pescarese i rifiuti verranno solo per essere trattati, a pagamento, per poi tornare indietro. Dall’impianto può anche essere prodotto combustibile da rifiuto per le fabbriche che lo usano. Se lo sarà per un termovalorizzatore la Regione non lo ha ancora deciso e quindi non si può dire oggi che a Chieti nasce un inceneritore. La delibera di cui parla An, infine, è ferma e il Comune non ha avuto parte, dunque, nelle autorizzazioni regionali per l’impianto di Casoni». Ma gli argomenti non convincono. La gente insorge, grida, sgomita e lunedì alle 20 si dà ancora appuntamento alla sede del Casone.
«Siamo stanchi», continua Cordiali, «di false promesse che durano da 25 anni. Da Buracchio a Cucullo all’odierna amministrazione, soprattutto in periodo elettorale, ci hanno detto che questa discarica sarebbe andata via e invece cresce sempre. Ora leggiamo che arriverà a portarci 270mila tonnellate di rifiuti l’anno e i politici nicchiano su risposte concrete. Sappiamo che la discarica è una risorsa per la città ma nelle nostre contrade non viene mai investito un soldo e abbiamo fogne all’aperto con vari disservizi. Ora stanno togliendo una collina davanti alla discarica. I Verdi dove sono?». «Non ci aspettavamo un afflusso così alto», commenta Letizia Scastiglia di Scalo sud, «evidentemente è un malcontento che serpeggia da tempo. La gente vede lavori alla discarica anche di notte e non crede più alle rassicurazioni dell’amministrazione, che arriva a dire “non è detto funzioni”. Allora l’imprenditore che realizza l’impianto è pazzo o che altro?».
La serata aggiunge dettagli. Mario Colantonio, capogruppo di An a palazzo d’Achille, racconta: «Con la delibera 96 dell’ottobre 2005 il Comune ha riconvenzionato l’uso della discarica, consentendo il potenziamento e offrendo alla ditta che la gestisce la possibilità di avere le autorizzazioni regionali per la costruzione di questo nuovo impianto». Monta l’ira. «Comprendo la rabbia dell’altro giorno», commenta il vice sindaco pro tempore Mirta Sciocchetti, «innescata però da notizie fuorvianti. L’impianto di trattamento meccanico biologico a freddo parte come iter nel 2003, con l’ex amministrazione Cucullo, e permette quelle procedure di igienizzazione del pattume che da gennaio sono obbligatorie. Se pure non avessimo un nostro impianto dovremo andare altrove con dei costi aggiuntivi. Non arriverà al volume di 270mila tonnellate e dal pescarese i rifiuti verranno solo per essere trattati, a pagamento, per poi tornare indietro. Dall’impianto può anche essere prodotto combustibile da rifiuto per le fabbriche che lo usano. Se lo sarà per un termovalorizzatore la Regione non lo ha ancora deciso e quindi non si può dire oggi che a Chieti nasce un inceneritore. La delibera di cui parla An, infine, è ferma e il Comune non ha avuto parte, dunque, nelle autorizzazioni regionali per l’impianto di Casoni». Ma gli argomenti non convincono. La gente insorge, grida, sgomita e lunedì alle 20 si dà ancora appuntamento alla sede del Casone.