Sanremo, le pagelle dei testi di Giò Di Tonno: «Giorgia e Brunori, poesia»
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Il cantante abruzzese dà i voti: “Mi piace il testo molto diretto di Achille Lauro. Fedez depresso? Da lui non ci si possono aspettare le vette poetiche di Battiato. Quello di Cristicchi è un testo denso di emozioni, lo spartiacque di mondi di scrittura incomparabili”
È giunto il giorno più atteso: questa sera si apriranno le porte dell’Ariston per la 75esima edizione del Festival di Sanremo, la kermesse presentata da Carlo Conti che vedrà, nella prima serata, il ritorno di Antonella Clerici e l’esordio in Rai di Gerry Scotti alla co-conduzione. Ma l’aria sanremese la si è respirata già nei giorni precedenti, con la consueta pubblicazione, una settimana prima dell’inizio del festival, dei testi delle ventinove canzoni in gara sul settimanale Tv, Sorrisi e Canzoni.
Noi, sull’onda dell’entusiasmo per una manifestazione che non smette mai di coinvolgere e far parlare di sé, abbiamo chiesto a un cantante di lustro come Giò Di Tonno un giudizio personale su alcuni dei testi che più hanno colpito la sua attenzione. Di Tonno ha quindi accettato, premettendo che «la canzone è un’opera di cui testo, musica e interprete sono gli elementi imprescindibili. Giudicare il solo testo è praticamente impossibile, dato che le parole acquisiscono un senso a secondo della musica che le accompagna e della voce che le canta.
I testi possono essere poetici, ma mai poesia. Giudicare solo le parole è quindi solo un gioco, è puro passatempo». Fatta questa doverosa precisazione e in attesa di ascoltare la musica e le interpretazioni che accompagneranno i testi, addentriamoci nel commento.
La cura per me Giorgia (G. Todrani, R. Fabbriconi e M. Zocca) Mi piace l’incedere incalzante del testo, che sono certo la voce di Giorgia riuscirà ad esaltare come solo lei sa fare. La canzone descrive bene un amore totalitario e altalenante, dal quale la protagonista sembra uscire a testa alta, senza paura di restare sola.
Balorda nostalgia Olly(F. Olivieri, J. Boverod e P. Pasini) Mi ha molto colpito la naturalezza descrittiva di Olly; nel testo c’è la quotidianità di un rapporto declinato ormai al passato, che mi ricorda un po’ lo stile di Vasco.
Incoscienti giovani Achille Lauro (L. De Marinis, D. Simonetta, P. Antonacci, S. P. Manzari, D. Nelli, M. Ciceroni e G. Calculli) Achille Lauro sa descrivere in maniera crepuscolare le urgenze di un’intera generazione, quella dei giovani-non troppi giovani che vivono nel limbo tra una vita difficile e la speranza di un futuro che sembra non arrivare. Anche in questo caso, parole vere e dirette come chi le interpreta, senza troppi fronzoli. Alla Achille Lauro, appunto. Lentamente Irama (F. M. Fanti, R. Fabbriconi, M. Zocca e G. Colonnelli) Quello di Irama mi sembra un testo fin troppo elementare, ma le canzoni per prendere vita non possono prescindere dagli interpreti. Irama, che è uno fortissimo, sarà capace di trasformare «Ogni fottuto sentimento» in un grido di dolore in cui molti si potranno riconoscere?
Battito Fedez (F. L. Lucia, A. La Cava, F. Abbate e N. Lazzarin) È una canzone sulla depressione, la sua, come ha annunciato lui stesso. Da Fedez non ci si possono certo aspettare le vette poetiche toccate da Franco Battiato in L’animale, altra canzone sul tema, ma il rapper scrive un testo comunque interessante dai toni duri e crudi, visto che conosce bene l’argomento. Damme ‘na mano Tony Effe (N. Rapisarda, L. V. Faraone e D. V. Vettraino) Sono davvero curioso di sentire se la musica nobiliterà questo testo forse fin troppo semplice. Canzone in cui c’è dentro tanta Roma, con il grande Califano che fa capolino tra i versi.
L’albero delle noci Brunori Sas (D. Brunori) Il bellissimo testo di Brunori è una perla. Si sente la mano del cantautore ispirato che scrive con la consapevolezza di chi ha un bagaglio culturale e musicale importante. Nessuna parola è buttata via per riempire lo spazio di una nota. Probabilmente è l’unica canzone scritta da un solo autore, e questo mi fa riflettere...
Quando sarai piccola Simone Cristicchi (S. Cristicchi, Amara e E. Brunialti) Un altro testo denso di emozioni, la cui profondità segna lo spartiacque di mondi di scrittura incomparabili, quello degli autori come lui e quello dei rapper o dei nuovi autori pop. Cristicchi tratteggia delicatamente un dolore che si fa ricordo, e nel ricordo c’è il bello di una vita piena di gratitudine, unico sollievo a quella disperazione.
Cuoricini Coma_Cose (F.Mesiano, F.Zanardelli, A.Filippelli, G.Manilardi) Sono curioso di sentire questa canzone, soprattutto nella parte in cui il testo si fa filastrocca. È un testo apparentemente facile, ma che nasconde, con la genialità a cui la coppia ci sta abituando, il senso perverso della direzione in cui sta andando il mondo. Le trovate “pop” che strizzano l’occhio ai social sono accattivanti e sono già in odore di tormentone.
Volevo essere un duro: Lucio Corsi (L. Corsi, T. Ottomano) Lucio Corsi scrive un testo ironico ma non troppo, disincantato ma non troppo. Mi piace il suo giocare con le parole, ricordandoci che alla fine, tra le paure che limitano e i sogni che a volte ci illudono e a volte ci ingannano, la meta più importante è avere consapevolezza di sé stessi e del proprio valore. Quel «Non sono altro che Lucio» finale, è la risposta. Siamo tutti perfetti cosi come siamo.