Affari ed economia, il genio è un pescarese: «Ora porto talenti qui»

24 Novembre 2024

Alfredo De Massis conquista un riconoscimento internazionale Dalla D’Annunzio alla classifica di Stanford studiando le imprese 

PESCARA. Ha 46 anni ed è pescarese Alfredo De Massis, uno degli studiosi più influenti al mondo nel campo del business e dell’economia. L’inserimento nella prestigiosa classifica Highly Cited Researchers 2024 di Clarivate premia anni di studi e ricerche, consacrandolo come il top 1% ossia uno dei massimi esperti a livello internazionale. La buona notizia per il territorio è che dallo scorso settembre insegna in inglese all’università D’Annunzio di Chieti-Pescara nell’ambito del corso di laurea in Economia e Management, occupandosi soprattutto di gestione delle imprese familiari come De Cecco, Walter Tosto, Zaccagnini, Saquella Caffè o i Barbarossa di Acqua&Sapone.
Un ritorno grazie a un concorso pubblico per professore ordinario, dopo le esperienze all’estero e al Nord Italia, vissuto da De Massis con gioia e un pizzico di orgoglio perché, dice, «l’Abruzzo sta vivendo un momento storico particolare di forti cambiamenti, grazie anche alle nuove generazioni, vedo un altissimo potenziale e spero di rimanere qui a lungo». Un clima che, da docente, respira ogni giorno nell’ateneo D’Annunzio, dove si occupa dei corsi in Family business management (Gestione delle imprese familiari) ed Entrepreneurship and venture capital (Imprenditorialità e venture capital). «Insegno completamente in inglese e ho portato con me una dottoranda da Bolzano», rimarca, «l’idea è di attrarre persone e talenti da fuori, che vengano a Pescara e a Chieti a portare competenze nuove, integrandosi qui nel territorio».
La lista dei suoi successi accademici è lunghissima: laurea con lode in Ingegneria, dottorato con specializzazione in Family business e tre centri di ricerca internazionali fondati grazie a una formazione multidisciplinare che lo ha portato a pubblicazioni che spaziano in diversi campi: management, sociologia, psicologia, ingegneria. L’università di Stanford lo ha inserito tra l’1% degli scienziati top nella più ampia categoria del business e dell’economia, merito anche all’alta produttività con 380 articoli scientifici e oltre 25.000 citazioni accumulate. «In Italia più del 90% delle imprese, sia quelle di dimensione medio-piccola ma anche una parte preponderante dei gruppi quotati, sono considerate familiari», sottolinea il docente, «anche nel tessuto imprenditoriale abruzzese ce ne sono tantissime, accanto alla presenza di qualche multinazionale a proprietà diffusa come la Procter. Mi occupo principalmente di queste realtà imprenditoriali dietro le cui spalle vi è una famiglia, considerata come un valore aggiunto poiché, quando l’azienda è ben gestita, porta delle performance superiori, significa che la famiglia ha creato le condizioni per fare in modo che sia valorizzato il merito e non il nepotismo. Analizzo passaggi generazionali e successioni, ingresso e sviluppo delle nuove generazioni, governance della famiglia e dell’impresa, family office, gestione dell’innovazione, uso della storia e della tradizione familiare per competere, percorsi di professionalizzazione, gestione dei conflitti e strategie di famiglia».
Il suo ultimo libro pubblicato con Emanuela Rondi per Pearson Financial Times, intitolato “The family business book” illustra come creare prosperità attraverso le generazioni. «Avere una famiglia», prosegue De Massis, «fa sì che l’attività aziendale sia improntata a essere trasmessa di madre, padre, figlio, figlia e quindi che ci sia la volontà di tramandarla attraverso le generazioni. Significa, per esempio, logiche aziendali meno speculative con un’attenzione al lungo periodo e a obiettivi che sono anche di natura non economica, come prestare attenzione all’armonia in azienda, al benessere degli attori che la costituiscono, ai valori fondanti dell’impresa e a una serie di altri aspetti che vanno al di là di quelli economici».
De Massis ha una compagna e due figli di 3 e 5 anni, nati a Bolzano e che hanno da poco iniziato la scuola a Pescara. «L’Abruzzo ha una qualità della vita elevata», conclude, «i bambini parlano molto bene l’inglese, frequentano un asilo internazionale qui a Pescara dove ci stiamo trovando bene. Hanno già viaggiato tanto: New York, Londra, quando vado in viaggio per conferenze se posso cerco di portarli con me. Mi piace l’idea di offrire loro una cultura italiana con dei valori centro-meridionali, ma con uno sguardo sempre rivolto all’Europa e al contesto internazionale».
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