Gli affari sporchi nel carcere di Pescara: droga, soldi e cellulari tra i detenuti

20 Febbraio 2025

Dietro le sbarre del San Donato, dove pochi giorna fa il suicidio di un 24enne egiziano ha dato vita a una rivolta, sopravvive una fitta organizzazione criminale su cui oggi indagano i poliziotti della squadra mobile di Chieti. Le intercettazioni di un pregiudicato teatino hanno fatto emergere dati allarmanti

PESCARA. Tra i detenuti del carcere di Pescara circolano telefonini e droga. L’allarmante conferma, nei giorni della rivolta nella casa circondariale e del suicidio di un 24enne egiziano, arriva dall’ultima indagine per contrastare lo spaccio condotta dai poliziotti della squadra mobile di Chieti che, intercettando le conversazioni di un pregiudicato teatino di 34 anni, M.Z., hanno alzato il velo anche sugli affari fuorilegge nell’istituto penitenziario di San Donato.

IL CONTESTO
Se in cella arrivano cellulari e stupefacenti, significa che dietro le sbarre girano anche soldi e che, soprattutto, un’organizzazione criminale sopravvive all’interno di un luogo che, al contrario, dovrebbe servire per il recupero della persona. Uno scenario che sfocia in tensioni e che crea le condizioni affinché, tra i detenuti, ci siano capi e subalterni. È da questa situazione che scaturiscono persino i suicidi, le aggressioni ai danni degli agenti, lo stress che genera mostri, le immagini infernali con le fiamme appiccate a materassi e coperte, le scene di devastazione, i tentativi di evasione. È un’emergenza al cubo anche in Abruzzo, dove il sovraffollamento e la carenza di uomini e donne della polizia penitenziaria portano a un contesto di lotta impari che favorisce il proliferare di traffici illeciti.

L’ULTIMA SCOPERTA
Secondo quanto accertato dall’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Giuseppe Falasca, M.Z. non si è limitato a gestire un giro di cocaina e hashish tra la sua città di residenza, Penne e Montesilvano, peraltro mandando a spacciare persino il figlio undicenne, ma si è spinto oltre: con un complice al momento ignoto, a più riprese e fino al 12 ottobre 2023, è riuscito a recapitare droga ad almeno due uomini ristretti nel carcere di Pescara. Il primo non è stato possibile identificarlo con precisione, ma si è presentato allo spacciatore teatino con il soprannome di «sindaco». E il dato allarmante è che il «sindaco», pur essendo in carcere, aveva nella sua disponibilità un cellulare intestato a uno straniero.

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