Hotel Rigopiano, i familiari: «Perché avete aspettato tanto a dircelo?»
Il portavoce del comitato dei parenti all’Arena di Rai Uno: ci hanno sempre detto che erano morti tutti sul colpo. Invece no. Mattarella ricorda Rigopiano e Campo Felice
PESCARA. «Che aspettavate a dircelo?». La rabbia e il dolore ormai vanno di pari passo tra i parenti delle vittime di Rigopiano che dopo tre mesi e mezzo hanno dovuto scoprire sul Centro che «no, non è vero», come dice il portavoce del comitato Gianluca Tanda, «che tutti sono morti sul colpo. Come facciamo a credervi ancora, dopo quello che è venuto fuori?». A destabilizzare i familiari e a rinnovare la loro paura di scoprire, com’era nei giorni delle ricerche, che il proprio caro ha sofferto prima di morire, è stata la notizia, diffusa dal Centro, della donna che ha resistito sotto le macerie per circa 40 ore prima di affidare al suo telefonino il messaggio con l’addio ai familiari.
Una rivelazione che se da una parte ha costretto gli inquirenti a una corsa contro il tempo per andare a spiegare ai familiari della povera Paola i motivi di quei messaggi ancora mai consegnati, dall’altra ha rigettato nello sconforto le famiglie di tutti gli altri. L’ha detto pubblicamente ieri su Rai Uno, nel corso della trasmissione “L’Arena” di Massimo Giletti, il portavoce dei congiunti delle vittime, Tanda: «La nostra paura più grande è sempre la stessa, pensare che abbiano potuto soffrire sotto le macerie. Ci hanno sempre detto che erano tutti morti sul colpo, chi un minuto prima, chi un minuto dopo. Evidentemente, dobbiamo pensare che non è andata così». Di qui, a telecamere spente, l’appello agli inquirenti che il portavoce affida al nostro giornale: «Fateci la cortesia di dirci tutti i nomi e di darci, a ognuno, i dettagli su come è morto il proprio familiare. Perché, dopo quello che è emerso, almeno si possa smettere di vivere in questa rinnovata angoscia quotidiana, come la roulette dei giorni delle ricerche». E poi, ancora Tanda: «Questa storia pare che si sapesse da un mese e mezzo, perché è stata taciuta per così tanto tempo, che cosa dobbiamo pensare?». È un dolore che si legge in diretta negli occhi di Giampaolo Matrone, presente anche lui all’Arena con il direttore del Centro Primo Di Nicola, l’editorialista di Repubblica Massimo Giannini, Valentina Castaldini di Alternativa Popolare, e Renata Polverini di Forza Italia.
È da questa platea che Matrone racconta delle sue 60 ore sotto le macerie del resort, di quante volte, lì sotto, ha desiderato di avere con sè il telefonino che prima del disastro aveva messo nella borsa della moglie. Purtroppo deceduta. Ed è ancora Matrone che commenta e aiuta a ricostruire la foto del suo salvataggio, che confida le lacrime e i pianti per la mamma di sua figlia che non rivedrà più. E che infine manifesta tutta la sua indignazione quando viene proposta la registrazione della telefonata della funzionaria della protezione civile. La voce che alle pressanti richieste di intervento del cuoco Marcella, che riferisce quanto gli ha raccontato l’amico Parete appena sopravvissuto alla valanga, replica secca: «Non è crollato nulla, questa storia gira da stamattina, due ore fa il 118 ha parlato con il direttore dell’albergo. Purtroppo la mamma degli imbecilli è sempre incinta. Sarà qualcuno che si diverte con il numero del suo amico». E Matrone, che si asciuga gli occhi chiede: «Vorrei far passare a questa persona un’ora sola delle 60 che ho passato io sotto le macerie. E vorrei sapere: che fa ora? È ancora al suo posto?». È anche su questo aspetto che sono concentrate le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo diretto da Massimiliano Di Pietro e dei Carabinieri Forestali di Annamaria Angelozzi. Un’indagine complessa spalmata su diversi piani e per la quale l’esito delle autopsie affidate a Ildo Polidoro e Cristian D’Ovidio è stata consegnata a tempo di record una decina di giorni fa. Esiti che adesso andranno messi in relazione ai luoghi in cui sono avvenuti i decessi, che i carabinieri hanno ricostruito con una mappa del disastro e che, con quanto emerso anche dai telefonini, cristallizza le posizioni di ciascuna delle vittime al momento della valanga. Paola, la testimone postuma, era nel bar. È sul bar e sulle altre costruzioni dell’albergo che verte ora il lavoro dei carabinieri forestali per verificare in che modo sono state edificate le varie parti del fabbricato.
Nel suo discorso in occasione alla festa del lavoro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha fatto mancare il ricordo dei morti di Rigopiano e del sacrifico dei soccorritori a Campo Felice: «Nel giorno della Festa del Primo Maggio rivolgo un pensiero, carico di dolore e di amarezza, a coloro che, nell'anno decorso, sono caduti sul lavoro o per causa di servizio, e mi sento vicino al dolore dei loro familiari. Per tutti desidero ricordare i lavoratori dell'albergo di Rigopiano e i soccorritori dell'elicottero che si è abbattuto nei pressi di Campo Felice nell'opera di soccorso per un infortunato. Sono stati, quelli, giorni drammatici, che hanno unito i sentimenti dell'intero Paese».