Pescara, anziano spara alla badante e si uccideUna vicina: "L'ho visto sulle scale con il fucile"
Una residente racconta gli ultimi momenti del pensionato che ha sparato alla badante e picchiato la moglie prima di togliersi la vita: "Era sconvolto. La figlia della badante mi ha detto: mamma ha un buco nel petto Poi, l’ho portata via"
PESCARA. «Stavo parlando al telefono con mia sorella quando ho sentito uno, due, tre colpi. Oddio, che sta succedendo mi sono detta. Ho posato il telefono, ho detto a mia sorella di aspettarmi e ho aperto la porta: proprio in quel momento, Antonio stava scendendo le scale con il fucile stretto in mano. L’ho visto e gli ho fatto: “Anto’ ma che è successo?”. Lui mi ha risposto e mi ha detto che stava pulendo il fucile in casa e che gli era partito un colpo per sbaglio. Ma si fanno queste cose in casa?, ho pensato io. Poi, lui è andato dritto per le scale e l’ho visto scendere fin nello scantinato: un minuto dopo, ho sentito il quarto colpo. Antonio si era sparato».
Elena Galante, detta Lina, abita al primo piano della casa popolare di via Punta Penna 28. «Questa è una zona tranquilla, serena, tra noi vicini c’è un buon rapporto», si ostina a dire Galante, infermiera all’ospedale per 47 anni, e invece proprio quegli appartamenti gialli, costruiti nel 1958 «con il contributo del ministero dei Lavori pubblici» come recita la targa appesa all’ingresso, sono stati teatro dell’ultimo fatto di sangue a Pescara. «Io sono uscita di corsa per vedere cosa era successo e quando ho capito», dice Galante mentre accarezza due dei suoi dodici gatti, «mi sono sentita male. È una tragedia».
«Ho sentito tre spari», racconta un’altra residente che ha chiamato il 113, «e le urla di donne. Poi, poco dopo, è arrivato il quarto colpo: l’ho sentito forte perché c’era la finestra aperta. Mi sono preoccupata e ho chiamato la signora Lina ma non mi ha risposto subito. Così, ho preso il telefono e ho chiamato la polizia: “Correte”, ho detto, “c’è stata una sparatoria e mandate un’ambulanza, forse, ci sono dei feriti”. Adesso che ci ripenso, mi viene da tremare».
La stessa residente racconta il momento drammatico dell’arrivo a casa dei due figli della badante ferita: «Erano usciti con le biciclette. Poi sono andati nello scantinato per metterle a posto e si sono trovati davanti il corpo senza vita di Antonio in un lago di sangue», racconta, «così, sono corsi in casa, al secondo piano, e hanno visto la loro madre ferita, a terra. Alex, il più grande dei figli di Korina, l’ha aiutata a mettersi seduta sul pavimento. La femminuccia che ha soltanto 7 anni, poi, mi ha detto: “Mamma ha un buco qui, nel petto”. Io l’ho presa e l’ho portata a casa mia per farla stare tranquilla e al sicuro».
Il ragazzo, invece, con la maglia a maniche corte con il logo dell’Inter sul petto e i jeans rotti come dice la moda resta davanti all’ingresso, appena dietro il nastro di plastica bianco e rosso steso dagli agenti della polizia per tenere indietro la gente del quartiere: «I figli di Korina stavano qui da poco tempo, il figlio è venuto soltanto per le feste di Pasqua e tra pochi giorni tornerà in Romania», dice una residente.
«Ho sentito i rumori da via Passo San Leonardo, una traversa qui dietro», dice Valentina Malandra, «ma non gli ho dato peso: ho pensato a dei botti. Poi, sono scesa in strada per portare a spasso i cani e mi è sembrato di stare nella scena di un film: sirene e un viavai di poliziotti, carabinieri e vigili urbani. Non ho parole, è quasi impossibile pensare che una tragedia simile possa accadere qui».
Strade chiuse con i blocchi della polizia municipale: di ritorno dal lavoro, i residenti del rione Villa Fabio non riescono neanche a rientrare a casa: «Ma che è successo?», chiede un automobilista a un vigile urbano.
Una «tragedia inspiegabile». È questo che si dice in via Punta Penna, una traversa di via del Circuito quasi al confine con Villa Raspa di Spoltore.
Ma perché un pensionato di 72 anni spara alla badante della moglie e poi si suicida? «Antonio era un tipo che voleva comandare nel quartiere ma nessuno aveva mai avuto problemi con lui», racconta un residente che vuole restare anonimo, «le solite liti di quartiere. Ma, in giro si diceva che fosse geloso del fidanzato della badante: soltanto voci, niente di confermato».
Ma un’altra residente della zona rivela un dettaglio: «Intorno alle 19», dice, «ho visto Antonio affacciato al balcone di casa sua. Stava fissando la badante che parlava con il fidanzato giù in strada: lei non stava facendo niente di strano, stava semplicemente salutando il suo fidanzato. Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così».
Elena Galante, detta Lina, abita al primo piano della casa popolare di via Punta Penna 28. «Questa è una zona tranquilla, serena, tra noi vicini c’è un buon rapporto», si ostina a dire Galante, infermiera all’ospedale per 47 anni, e invece proprio quegli appartamenti gialli, costruiti nel 1958 «con il contributo del ministero dei Lavori pubblici» come recita la targa appesa all’ingresso, sono stati teatro dell’ultimo fatto di sangue a Pescara. «Io sono uscita di corsa per vedere cosa era successo e quando ho capito», dice Galante mentre accarezza due dei suoi dodici gatti, «mi sono sentita male. È una tragedia».
«Ho sentito tre spari», racconta un’altra residente che ha chiamato il 113, «e le urla di donne. Poi, poco dopo, è arrivato il quarto colpo: l’ho sentito forte perché c’era la finestra aperta. Mi sono preoccupata e ho chiamato la signora Lina ma non mi ha risposto subito. Così, ho preso il telefono e ho chiamato la polizia: “Correte”, ho detto, “c’è stata una sparatoria e mandate un’ambulanza, forse, ci sono dei feriti”. Adesso che ci ripenso, mi viene da tremare».
La stessa residente racconta il momento drammatico dell’arrivo a casa dei due figli della badante ferita: «Erano usciti con le biciclette. Poi sono andati nello scantinato per metterle a posto e si sono trovati davanti il corpo senza vita di Antonio in un lago di sangue», racconta, «così, sono corsi in casa, al secondo piano, e hanno visto la loro madre ferita, a terra. Alex, il più grande dei figli di Korina, l’ha aiutata a mettersi seduta sul pavimento. La femminuccia che ha soltanto 7 anni, poi, mi ha detto: “Mamma ha un buco qui, nel petto”. Io l’ho presa e l’ho portata a casa mia per farla stare tranquilla e al sicuro».
Il ragazzo, invece, con la maglia a maniche corte con il logo dell’Inter sul petto e i jeans rotti come dice la moda resta davanti all’ingresso, appena dietro il nastro di plastica bianco e rosso steso dagli agenti della polizia per tenere indietro la gente del quartiere: «I figli di Korina stavano qui da poco tempo, il figlio è venuto soltanto per le feste di Pasqua e tra pochi giorni tornerà in Romania», dice una residente.
«Ho sentito i rumori da via Passo San Leonardo, una traversa qui dietro», dice Valentina Malandra, «ma non gli ho dato peso: ho pensato a dei botti. Poi, sono scesa in strada per portare a spasso i cani e mi è sembrato di stare nella scena di un film: sirene e un viavai di poliziotti, carabinieri e vigili urbani. Non ho parole, è quasi impossibile pensare che una tragedia simile possa accadere qui».
Strade chiuse con i blocchi della polizia municipale: di ritorno dal lavoro, i residenti del rione Villa Fabio non riescono neanche a rientrare a casa: «Ma che è successo?», chiede un automobilista a un vigile urbano.
Una «tragedia inspiegabile». È questo che si dice in via Punta Penna, una traversa di via del Circuito quasi al confine con Villa Raspa di Spoltore.
Ma perché un pensionato di 72 anni spara alla badante della moglie e poi si suicida? «Antonio era un tipo che voleva comandare nel quartiere ma nessuno aveva mai avuto problemi con lui», racconta un residente che vuole restare anonimo, «le solite liti di quartiere. Ma, in giro si diceva che fosse geloso del fidanzato della badante: soltanto voci, niente di confermato».
Ma un’altra residente della zona rivela un dettaglio: «Intorno alle 19», dice, «ho visto Antonio affacciato al balcone di casa sua. Stava fissando la badante che parlava con il fidanzato giù in strada: lei non stava facendo niente di strano, stava semplicemente salutando il suo fidanzato. Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così».
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