Pescara, suicidi blu, l'appello di un padre: «Mio figlio salvo per miracolo»

Due 15enni pescaresi rischiano la vita per il folle gioco on line "Blue Whale". Un genitore: «Ho sventato la tragedia grazie a un’insegnante»

PESCARA. Due casi in due giorni. Anche a Pescara il Blue Whale rischia di mietere vittime tra i ragazzini. L’assurdo gioco on line (vedi grafico in alto e pezzo in basso)che spinge i giovanissimi ad affrontare delle sfide assurde, fino a rischiare la morte, si sta diffondendo anche qui. Mercoledì una quindicenne è stata fermata appena in tempo: voleva lanciarsi nel vuoto ed è finita prima in ospedale a Pescara per poi essere trasferita e ricoverata ad Ancona. Un suo coetaneo, anche lui pescarese, è stato «ripreso in tempo utile», prima che commettesse qualche sciocchezza. Lo racconta il padre, che ha scoperto tutto grazie a un’amica del figlio, quando la ragazzina si è accorta che il 15enne stava pubblicando «cose strane» su Instagram e lo ha chiamato. Ma è stato fondamentale anche l’intervento di due insegnanti del 15enne, al primo anno delle superiori .

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Cosa ha fatto quando l’amica di suo figlio l’ha messa in allarme?
«Inizialmente non gli ho dato tanto peso, anche perché non sapevo del gioco. Ma questa ragazza mi ha spiegato che era pericoloso, che si può arrivare al suicidio, per cui mi sono documentato e ho scoperto gli step del Blue Whale: si comincia con i tagli sulle braccia, poi si cammina sui binari e si arriva agli ultimi passaggi».
Quindi cosa è successo?
«È successo tutto nel giro di pochissimo. Il giorno dopo la segnalazione di questa ragazza mi ha allertato una professoressa di mio figlio. A quanto pare a scuola i suoi amici sapevano del gioco, ed era diventato motivo di scherno. Quindi mi sono presentato a scuola, uscendo immediatamente dal posto di lavoro. Quando l’ho visto gli ho detto che lo avrei portato a casa in macchina ma lui si è divincolato, gli è apparso strano. L'ho preso, ho cercato di fermarlo ma mi è sfuggito e si è allontanato. Mi sono preoccupato tantissimo, ho pensato al peggio e ho temuto che si buttasse giù da qualche parte. In centro, poco dopo, ha incontrato un suo insegnante con il quale ha un buon rapporto e con il quale pare si confida».
E poi?
«Questo insegnante ha avvisato un’amica di mio figlio che era rimasta con me davanti a scuola. E così mia moglie lo ha raggiunto e lo ha riportato a scuola. Io, nel frattempo, avevo allertato la polizia. È stato allora che ho scoperto i segni che aveva sulle braccia: su un braccio ha una balena grande, un’immagine creata con la lametta da barba, attraverso una serie di lacerazioni superficiali. Sull’altro ha delle croci, che formano una specie di rete».
E cosa racconta?
«Che ha seguito il gioco e che lo ha fatto per curiosità».
Attraverso il computer?
«A casa non ha il computer. Ha solo il cellulare, ora sequestrato dalla polizia (dopo la denuncia), e stava su Internet quasi 24 ore al giorno».

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Ma a casa non avete notato niente di strano?
«Da quattro o cinque giorni si era chiuso in se stesso. Non comunicava con nessuno, si nascondeva in camera da letto o nel bagno, non mangiava. E ci trattava male, dicendoci delle parolacce. Avevamo capito che era successo qualcosa, ho pensato che usasse della droga e ho pensato di fargli fare l’esame delle urine. Ho scoperto solo dopo che l’isolamento rispetto agli altri sarebbe una delle regole del gioco».
E adesso?
«Ora è più mite. È come se si fosse risvegliato dopo un corto circuito. Probabilmente ha capito ma non ne sono sicuro».
Che spiegazione si è dato?
«Il mio timore è che sia nato tutto dal bullismo di cui temo sia vittima, perché ce lo hanno confidato alcuni amici. Ma lui non lo ammette, né con se stesso né con noi, non racconta nulla. Si lamenta da tempo della scuola, dice di volerla cambiare, e stiamo pensando a questa possibilità. Poi dice che vorrebbe imparare le arti marziali. Da noi ha tutto, non gli manca niente. Io penso alla pressione subita dai bulli».
Cosa aveva intenzione di fare quando è fuggito da lei?
«Non so se avrebbe avuto il coraggio fare qualcosa di drammatico ma i suoi atteggiamenti mi hanno fatto pensare che volesse suicidarsi. Si era allontanato dal mondo reale ma per fortuna l'insegnante ha capito e mi ha avvertito».

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Da quanto tempo giocava e chi gli dava indicazioni sulle mosse da seguire?
«Pare giocasse da tre o quattro giorni ma dice che non è stato contattato da nessuno e che ci sono delle regole da seguire. Come suggerito dalla polizia ho sporto denuncia contro ignoti per istigazione al suicidio. Ora è da capire, anche attraverso la polizia postale, se ci sono delle persone che li guidano attraverso Facebook o se seguono delle regole scritte».
Come si muoverà ora?
«Cerco subito un aiuto psicologico. Ma voglio anche che se ne parli, perché il Blue Whale è come un virus che si propaga in maniera velocissima. È una moda e i ragazzi la seguono, sta girando nelle scuole. Lo racconto perché spero che serva per fare prevenzione e per sensibilizzare le famiglie e le scuole».
E con suo figlio?
«Forse ci ha voluto lanciare un messaggio, inconsciamente era un modo per chiedere attenzione, anche in relazione al bullismo. Lo sto tenendo d’occhio, in queste ore, anche quando incontra gli amici, che sono ragazzi tranquilli e dicono di essere contrari al Blue Whale. Pare che abbia capito la gravità».
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