Boom di denunce in pochi giorni, ma sono tre i casi reali
Che il fenomeno della “Blu whale” sia esploso, lo dicono le denunce arrivate negli ultimi due giorni al comparto della polizia postale d’Abruzzo. Un numero su cui la dirigente Elisabetta Narciso...
Che il fenomeno della “Blu whale” sia esploso, lo dicono le denunce arrivate negli ultimi due giorni al comparto della polizia postale d’Abruzzo. Un numero su cui la dirigente Elisabetta Narciso (nella foto) non si sbilancia, ma che al momento è sicuramente superiore a quello di altre regioni. «Probabilmente», come puntualizza la dirigente, «perché nei piccoli centri certe situazioni emergono prima». Di fatto, ieri mattina la sede di via Ravenna è stata in collegamento simultaneo con il servizio del dipartimento di Roma e con tutti gli altri compartimenti, per fare il punto e per ricevere le disposizioni su come muoversi in questo nuovo filone di indagine che si presenta ampio e complicato quanto quello del cyberbullismo.
«Si tratta di indagini delicate», sottolinea la dirigente, «che vanno portate avanti da un punto di vista tecnico e informatico e della sensibilizzazione nelle scuole, almeno in quelle che ci restano da incontrare».
Indagini che, nel caso di questo gioco suicida che istiga al suicidio, ed è questo il reato ipotizzato nei confronti di chi lo dirige, è proprio quello di individuare il “curatore”. Una sorta di tutor del male che conduce il ragazzo nel suo percorso autolesionista.
È su questo che gli esperti della polizia postale e delle telecomunicazioni d’Abruzzo stanno lavorando. In particolare su due-tre casi, a fronte di altri e più numerosi che invece si stanno rivelando frutto di emulazione. Soprattutto dopo il servizio mandato in onda dalle Iene pochi giorni fa.
«Se da una parte ha acceso i fatti su questo fenomeno», spiega Narciso, «dall’altra la trasmissione ha alimentato curiosità e spirito emulativo che ci ha già portato a scremare diversi casi, segnalati da scuole e genitori. Casi che si sono rivelati di ragazzi che volevano solo attirare l’attenzione. Ma siamo veramente agli inizi. Il concetto che deve passare è che questi gesti non sono di coraggio, ma di debolezza». (s.d.l.)
«Si tratta di indagini delicate», sottolinea la dirigente, «che vanno portate avanti da un punto di vista tecnico e informatico e della sensibilizzazione nelle scuole, almeno in quelle che ci restano da incontrare».
Indagini che, nel caso di questo gioco suicida che istiga al suicidio, ed è questo il reato ipotizzato nei confronti di chi lo dirige, è proprio quello di individuare il “curatore”. Una sorta di tutor del male che conduce il ragazzo nel suo percorso autolesionista.
È su questo che gli esperti della polizia postale e delle telecomunicazioni d’Abruzzo stanno lavorando. In particolare su due-tre casi, a fronte di altri e più numerosi che invece si stanno rivelando frutto di emulazione. Soprattutto dopo il servizio mandato in onda dalle Iene pochi giorni fa.
«Se da una parte ha acceso i fatti su questo fenomeno», spiega Narciso, «dall’altra la trasmissione ha alimentato curiosità e spirito emulativo che ci ha già portato a scremare diversi casi, segnalati da scuole e genitori. Casi che si sono rivelati di ragazzi che volevano solo attirare l’attenzione. Ma siamo veramente agli inizi. Il concetto che deve passare è che questi gesti non sono di coraggio, ma di debolezza». (s.d.l.)