Fratti: «Nine ricorda più il film di Fellini che il mio musical»
E’un aquilano da 40 anni negli Stati Uniti l’autore del musical «Nine» da cui Rob Marshall ha tratto il film che si prepara a sbancare gli Oscar con attori come Sophia Loren, Daniel Day-Lewis, Nicole Kidman, Penelope Cruz. Mario Fratti aveva già raccontato la storia del suo musical al Centro, anche perché il musical, scritto nel 1982, ha avuto nel 2003 un nuovo successo con Antonio Banderas. Mario Fratti ha visto l’anteprima mondiale del film nella sua New York.
E anche stavolta affida il suo racconto al Centro.
«Diciamo subito che il film è molto diverso dal mio musical», spiega al telefono Fratti dalla sua casa di Manhattan, «Sono tornati all’origine di “8 e mezzo” di Fellini. Il film di Rob Marshall è più vicino a quello che al mio musical. Devo dire», continua l’autore teatrale, nato all’Aquila 82 anni fa, «che la mia collaborazione è stata modestissima. Certo, ho incontrato Rob Marshall, ho dato qualche consiglio, ma non mi sento di aver partecipato».
Lei è stato all’incontro degli attori con la stampa al Waldorf Astoria. Cosa hanno detto del film che uscirà negli Stati Uniti il 15 dicembre e in Italia a gennaio?
«Sophia Loren, sempre piena di vita, ha fatto una grande difesa del cinema italiano. Ha detto che gli italiani di oggi hanno lo stesso temperamento di quaranta anni fa. Lei interpreta la madre di Guido Contini. Daniel Day Lewis (Guido) ha detto che era così entrato nella parte che mandava dei bigliettini alle attrici firmandosi Guido. Nicole Kidman, devo dire la verità, un po’ sulle sue, ha detto che solo adesso si sente in una compagnia perché in questi giorni il cast è sempre insieme per la promozione. Marion Cotillard (la moglie di Guido, Luisa) si è trovata un po’ spiazzata dalla richiesta dello strip tease, non è la moglie ideale ma rivela i suoi istinti e Penelope Cruz (Carla) ha spiegato di aver trovato un ruolo molto bello e finora unico dell’amante delusa e disperata. Infine, ma non per ultimo, Stacy Ferguson, Fergie, (Saraghina) che si è dovuta un po’ imbruttire per il ruolo e aveva paura che i fotografi la ritraessero così».
Ma a lei che impressione le ha fatto il film?
«E’ meraviglioso anche se è completamente differente dal mio musical (scritto con le musiche di Arthur Kopit e le liriche di Maury Yeston, ndr)».
E’ tornato recentemente in Italia?
«Sì, sono stato sei settimane fa a Chianciano dove ho ritirato il premio Fellini».
E nella sua città?
«Ci sono tornato in occasione del premio a Chianciano. Ho incontrato il sindaco e ho rivisto la mia città distrutta dal terremoto. E’ stata una sensazione tragica. Vogliono tenerla come un museo, ma io non sono d’accordo, la città deve tornare a vivere. Casa mia è in piazza Duomo, dall’esterno sembra perfetta ma non mi hanno fatto entrare».
Dov’era nella notte del sisma?
«In quel periodo ero in Polonia per una serie di conferenze sul teatro italiano. Ovviamente ho appreso del terremoto dalla tv, ma visto in televisione non sembrava così grave. In quell’occasione mi sono ricordato cosa ci diceva sempre mio padre: preparate la valigia perché all’Aquila un terremoto può arrivare da un momento all’altro».
E sulla vicenda che ha colpito la sua città non ha scritto nulla?
«Certo, un bellissimo dramma: L’Aquila - I nove martiri. Immagino che i nove martiri aquilani, uccisi dai nazifascisti, rinascano e ritrovino la loro città distrutta. Non sanno cos’è successo, pensano a un bombardamento e invece è il terremoto. L’ho già messa in scena qui a New York, al Cherry Lane Theatre e ho pronta anche la versione in italiano».
E anche stavolta affida il suo racconto al Centro.
«Diciamo subito che il film è molto diverso dal mio musical», spiega al telefono Fratti dalla sua casa di Manhattan, «Sono tornati all’origine di “8 e mezzo” di Fellini. Il film di Rob Marshall è più vicino a quello che al mio musical. Devo dire», continua l’autore teatrale, nato all’Aquila 82 anni fa, «che la mia collaborazione è stata modestissima. Certo, ho incontrato Rob Marshall, ho dato qualche consiglio, ma non mi sento di aver partecipato».
Lei è stato all’incontro degli attori con la stampa al Waldorf Astoria. Cosa hanno detto del film che uscirà negli Stati Uniti il 15 dicembre e in Italia a gennaio?
«Sophia Loren, sempre piena di vita, ha fatto una grande difesa del cinema italiano. Ha detto che gli italiani di oggi hanno lo stesso temperamento di quaranta anni fa. Lei interpreta la madre di Guido Contini. Daniel Day Lewis (Guido) ha detto che era così entrato nella parte che mandava dei bigliettini alle attrici firmandosi Guido. Nicole Kidman, devo dire la verità, un po’ sulle sue, ha detto che solo adesso si sente in una compagnia perché in questi giorni il cast è sempre insieme per la promozione. Marion Cotillard (la moglie di Guido, Luisa) si è trovata un po’ spiazzata dalla richiesta dello strip tease, non è la moglie ideale ma rivela i suoi istinti e Penelope Cruz (Carla) ha spiegato di aver trovato un ruolo molto bello e finora unico dell’amante delusa e disperata. Infine, ma non per ultimo, Stacy Ferguson, Fergie, (Saraghina) che si è dovuta un po’ imbruttire per il ruolo e aveva paura che i fotografi la ritraessero così».
Ma a lei che impressione le ha fatto il film?
«E’ meraviglioso anche se è completamente differente dal mio musical (scritto con le musiche di Arthur Kopit e le liriche di Maury Yeston, ndr)».
E’ tornato recentemente in Italia?
«Sì, sono stato sei settimane fa a Chianciano dove ho ritirato il premio Fellini».
E nella sua città?
«Ci sono tornato in occasione del premio a Chianciano. Ho incontrato il sindaco e ho rivisto la mia città distrutta dal terremoto. E’ stata una sensazione tragica. Vogliono tenerla come un museo, ma io non sono d’accordo, la città deve tornare a vivere. Casa mia è in piazza Duomo, dall’esterno sembra perfetta ma non mi hanno fatto entrare».
Dov’era nella notte del sisma?
«In quel periodo ero in Polonia per una serie di conferenze sul teatro italiano. Ovviamente ho appreso del terremoto dalla tv, ma visto in televisione non sembrava così grave. In quell’occasione mi sono ricordato cosa ci diceva sempre mio padre: preparate la valigia perché all’Aquila un terremoto può arrivare da un momento all’altro».
E sulla vicenda che ha colpito la sua città non ha scritto nulla?
«Certo, un bellissimo dramma: L’Aquila - I nove martiri. Immagino che i nove martiri aquilani, uccisi dai nazifascisti, rinascano e ritrovino la loro città distrutta. Non sanno cos’è successo, pensano a un bombardamento e invece è il terremoto. L’ho già messa in scena qui a New York, al Cherry Lane Theatre e ho pronta anche la versione in italiano».