Mileti, pupillo di Dell’Elce finito nell’oblio
Da colonnello dell’aeronautica a Forza Italia fino agli attacchi contro il leader Pastore.
PESCARA. Maledetto per lui è l’8 marzo del 2002. L’elicottero che porta Giovanni Dell’Elce a Courmayeur precipita. La carriera politica del colonnello di Forza Italia, Italo Mileti, si spezza di botto. Mileti, il pupillo di Dell’Elce, si ritira a Torrevecchia Teatina, a due passi dalla clinica Villa Pini. Da lì sogna il rilancio politico, frequentando anche gli ambienti romani del Pdl dove Denis Verdini gli è amico.
Sogna di tornare in Regione, dov’era stato vicepresidente della giunta di Giovanni Pace, con delega alla Formazione professionale, dopo quattro anni da assessore a Pescara, con in mano una delega pesante, quella dei lavori pubblici.
Sogna quindi di rimettersi in pista sotto la protezione del deputato Daniele Toto che è nipote di Carlo, patron di AirOne oltre che amico di partito del portavoce del Pdl, Denis Verdini, con il quale Toto condivide lo stesso appartamento romano.
Ma l’amicizia con Toto non basta a Mileti, 59 anni, calabrese d’origine, pittore per hobby ed ex capufficio del comando dell’aeronautica di Pescara al 33º centro radar, per tornare a occupare posti che contano nella politica abruzzese. Che infatti gli riserva una débacle elettorale a Pescara alle comunali del 2008.
Mileti raccatta appena 203 voti, come capolista della civica che appoggia Luigi Albore Mascia e che perde contro Luciano D’Alfonso. Così nell’estate del 2008, Mileti spara la sua ultima cartuccia: scrive una lettera al veleno contro Andrea Pastore. Fa la fronda contro il leader regionale del partito di Berlusconi, lo invita a dimettersi dalla carica di coordinatore regionale del Pdl per aver sbagliato le candidature alle comunali.
Mileti era spinto dalla rabbia perché da ex assessore regionale e comunale non aveva trovato neppure un posto in lista. Si era quindi creato una sua civica (Alleanza e Forza per Pescara), ma quei 700 voti delle prime comunali del 1994 si erano miseramente ridotti a 203. Così l’ex colonnello, passato alla politica grazie alla protezione di Dell’Elce, cade nell’oblio. Resta nella segreteria regionale del Pdl, accanto a Sabatino Aracu, e da Torrevecchia Teatina si muove dietro le quinte prima come sponsor di canditature alla Provincia di Chieti e, fino a ieri, per le prossime comunali, sempre teatine, certamente non dalla parte di Fabrizio Di Stefano. Può anche vantarsi di aver creato una sede distaccata dell’Università D’Annunzio nel paese alle porte di Chieti dove vivono anche le due figlie alle quali è legatissimo.
Ma dietro le quinte si muove anche a Roma, fedele come prima al suo papà politico Dell’Elce che mira alla presidenza dell’Authority per l’energia. E con Claudio D’Alesio, l’ex amministratore delegato della Fira, anche lui peraltro uomo di Forza Italia, arrestato ieri, va spesso all’estero per operazioni che riguardano proprio l’acquisto di energia.
Ma di Mileti uomo pubblico, assessore e vicepresidente della Regione, fotografato alla festa di Dell’Elce, che gli mette una mano sulla spalla, il giorno in cui Berlusconi nomina quest’ultimo sottosegretario, si perdono le tracce. Finché il colonnello di Forza Italia non riappare in un’ordinanza di custodia cautelare del pm Gennaro Varone, lo stesso che ha decapitato il Pd di Pescara e di Montesilvano e che ora tocca una costola del Pdl, con l’accusa di millantato credito, cioè «Ci penso io, conosco persone che contano...».
Era pupillo, uomo fiducia , braccio destro pescarese, Italo Mileti, dell’ex sottosegretario di Forza Italia Dell’Elce che nel 1994 lo lancia nella politica. In sintesi lo impone al sindaco Carlo Pace che ora ammette: «Fu una scelta di partito, io non lo conoscevo. Lo volle Dell’Elce. Mi fidai perché aveva portato una divisa».
Quell’anno Pace stravince le comunali e in giunta piazza l’ex colonnello dell’aeronautica che raccoglie i 700 voti, un ottimo risultato pescato negli ambienti militari. Quando Pace si ricandida e rivince, Mileti però non c’è perché gli assicurano un posto che conta in Regione, dove entra senza spendere una goccia di sudore in campagna elettorale.
Diventa vicepresidente come esterno, mentre Dell’Elce che lo protegge politicamente inizia a puntare anche su un altro personaggio, quel Luigi Conga, anche lui vicino a Forza Italia e con le stellette da ex colonnello, che diventa manager Asl, fino all’arresto per Sanitopoli. Ma il giorno fatale sta per arrivare: l’8 marzo maledetto per Mileti con l’elicottero che cade, la stella di Dell’Elce che sparisce e lascia campo libero a Sabatino Aracu, spegnendo le aspirazioni del colonnello di Forza Italia.
Sogna di tornare in Regione, dov’era stato vicepresidente della giunta di Giovanni Pace, con delega alla Formazione professionale, dopo quattro anni da assessore a Pescara, con in mano una delega pesante, quella dei lavori pubblici.
Sogna quindi di rimettersi in pista sotto la protezione del deputato Daniele Toto che è nipote di Carlo, patron di AirOne oltre che amico di partito del portavoce del Pdl, Denis Verdini, con il quale Toto condivide lo stesso appartamento romano.
Ma l’amicizia con Toto non basta a Mileti, 59 anni, calabrese d’origine, pittore per hobby ed ex capufficio del comando dell’aeronautica di Pescara al 33º centro radar, per tornare a occupare posti che contano nella politica abruzzese. Che infatti gli riserva una débacle elettorale a Pescara alle comunali del 2008.
Mileti raccatta appena 203 voti, come capolista della civica che appoggia Luigi Albore Mascia e che perde contro Luciano D’Alfonso. Così nell’estate del 2008, Mileti spara la sua ultima cartuccia: scrive una lettera al veleno contro Andrea Pastore. Fa la fronda contro il leader regionale del partito di Berlusconi, lo invita a dimettersi dalla carica di coordinatore regionale del Pdl per aver sbagliato le candidature alle comunali.
Mileti era spinto dalla rabbia perché da ex assessore regionale e comunale non aveva trovato neppure un posto in lista. Si era quindi creato una sua civica (Alleanza e Forza per Pescara), ma quei 700 voti delle prime comunali del 1994 si erano miseramente ridotti a 203. Così l’ex colonnello, passato alla politica grazie alla protezione di Dell’Elce, cade nell’oblio. Resta nella segreteria regionale del Pdl, accanto a Sabatino Aracu, e da Torrevecchia Teatina si muove dietro le quinte prima come sponsor di canditature alla Provincia di Chieti e, fino a ieri, per le prossime comunali, sempre teatine, certamente non dalla parte di Fabrizio Di Stefano. Può anche vantarsi di aver creato una sede distaccata dell’Università D’Annunzio nel paese alle porte di Chieti dove vivono anche le due figlie alle quali è legatissimo.
Ma dietro le quinte si muove anche a Roma, fedele come prima al suo papà politico Dell’Elce che mira alla presidenza dell’Authority per l’energia. E con Claudio D’Alesio, l’ex amministratore delegato della Fira, anche lui peraltro uomo di Forza Italia, arrestato ieri, va spesso all’estero per operazioni che riguardano proprio l’acquisto di energia.
Ma di Mileti uomo pubblico, assessore e vicepresidente della Regione, fotografato alla festa di Dell’Elce, che gli mette una mano sulla spalla, il giorno in cui Berlusconi nomina quest’ultimo sottosegretario, si perdono le tracce. Finché il colonnello di Forza Italia non riappare in un’ordinanza di custodia cautelare del pm Gennaro Varone, lo stesso che ha decapitato il Pd di Pescara e di Montesilvano e che ora tocca una costola del Pdl, con l’accusa di millantato credito, cioè «Ci penso io, conosco persone che contano...».
Era pupillo, uomo fiducia , braccio destro pescarese, Italo Mileti, dell’ex sottosegretario di Forza Italia Dell’Elce che nel 1994 lo lancia nella politica. In sintesi lo impone al sindaco Carlo Pace che ora ammette: «Fu una scelta di partito, io non lo conoscevo. Lo volle Dell’Elce. Mi fidai perché aveva portato una divisa».
Quell’anno Pace stravince le comunali e in giunta piazza l’ex colonnello dell’aeronautica che raccoglie i 700 voti, un ottimo risultato pescato negli ambienti militari. Quando Pace si ricandida e rivince, Mileti però non c’è perché gli assicurano un posto che conta in Regione, dove entra senza spendere una goccia di sudore in campagna elettorale.
Diventa vicepresidente come esterno, mentre Dell’Elce che lo protegge politicamente inizia a puntare anche su un altro personaggio, quel Luigi Conga, anche lui vicino a Forza Italia e con le stellette da ex colonnello, che diventa manager Asl, fino all’arresto per Sanitopoli. Ma il giorno fatale sta per arrivare: l’8 marzo maledetto per Mileti con l’elicottero che cade, la stella di Dell’Elce che sparisce e lascia campo libero a Sabatino Aracu, spegnendo le aspirazioni del colonnello di Forza Italia.