il dibattito
Tutti contro Tripadvisor, i ristoratori abruzzesi: "Poco attendibile"
Coro di proteste contro le recensioni sul social network e anche i cuochi "premiati" lo criticano: "Commenti falsi e scritti ad hoc"
L'AQUILA. La recente protesta di Andrea Camparella, gestore della locanda “Don Ambrosio” a Silvi, vittima a suo avviso di sistematiche recensioni negative su TripAdvisor, incontra la solidarietà di tanti colleghi abruzzesi che si ritengono a più riprese danneggiati da feedback poco attendibili.
Che network come Tripadvisor avessero qualche problema in tal senso, il fatto era già stato segnalato a livello nazionale. Lo scorso dicembre, l'Antitrust ha sanzionato il celebre portale he raccoglie le recensioni degli utenti su alberghi, ristoranti e attività turistiche, giudicandolo "reo di pratica commerciale scorretta". Ben 500mila euro, perché nel pubblicizzare la propria attività «enfatizza il carattere autentico e genuino delle recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili, espressione di reali esperienze turistiche».
Una stangata vera e propria a dire di molti addetti ai lavori che si ritengono danneggiati da una serie di commenti «falsi, prodotti ad hoc per colpire un locale o un ristorante a convenienza». Sommelier, cuoca, pizzaiola e imprenditrice, Marzia Buzzanca gode da anni di un’ottima reputazione dentro e fuori il web. In ogni caso, la maggior parte di recensioni riportate da TripAdvisor al suo locale “Percorsi di gusto” esprimono pareri positivi, con un giudizio complessivo superiore alla media. «Eppure, su quel sito trovi di tutto», rivela. «Molta gente giudica me e non il ristorante e sono arrivati persino a definirmi “snob e altezzosa”. Peccato che lo hanno fatto proprio un periodo in cui non lavoravo per problemi di salute. Un esempio che la dice lunga sull’attendibilità dei commenti».
Sulla stessa linea la sua collega e amica Romina Muzi titolare della Locanda aquilana da Lincosta, che negli anni ha ottenuto molti commenti su TripAdvisor. «Spesso le recensioni non sono attendibili, in quanto per lasciarle non si chiede di esibire una prova di essere effettivamente stati a questo o quel ristorante», valuta. «Del resto, non è bello essere giudicati da chi non ha neanche messo piede nel mio locale. A volte ci rimango male. Ci tengo alla reputazione del mio lavoro, anche sul web».
Luca Caldora, che insieme al fratello gestisce il ristorante Punta Vallevò a Rocca San Giovanni, nel Teatino, è più genericamente perplesso dal fatto che «tutti si sentano in grado di dare dei commenti gastronomici senza avere le conoscenze per farlo. Giornalisti e specialisti di settore a cosa servono allora, se chiunque si sente un critico solo per aver visto un paio di puntate di Master Chef?». Spesso, a suo avviso, le recensioni appaiono troppo generiche. «Tanta gente non abituata a mangiare il pesce dà delle valutazioni del tutto fuori luogo», spiega, «oppure traccia dei contorni fin troppo vaghi. Più in generale», aggiunge, «quello che mi dà fastidio in luoghi virtuali come TripAdvisor è la difficoltà per noi ristoratori a interagire con la gente che recensisce, spesso nascosta dietro a un nickname. Anche perché non capita di rado che dei ristoranti appena aperti abbiano già centinaia di recensioni».
Andrea Beccaceci, titolare di un ristorante che nei suoi oltre novant’anni di attività ha saputo diventare uno dei luoghi di riferimento dell’intera costa abruzzese, giudica importante che siti come Tripadvisor «escludano la possibilità di lasciare commenti anonimi. «Le recensioni on line rappresentano senza dubbio un canale privilegiato, ma non sono da considerarsi del tutto affidabili senza alcuni requisiti a mio avviso fondamentali». Inoltre, a detta del ristoratore, «sarebbe importante impedire ad agenzie specializzate di incidere sul rating del singolo ristorante, in quanto altera completamente la valutazione finale». Un rating che sembra comunque premiare questo ristoratore.
Pareri contrastanti tra i lettori del Centro che hanno commentato la protesta del gestore di Silvi. Mentre Barbara ricorda che «le recensioni dei locali ormai si trovano sulla rete facilmente e non solo su TripAdvisor» e che «l’unico modo per tutelarsi è fare bene il proprio lavoro», c’è chi non la pensa così. Del resto, come riportato da qualche lettore, i vertici della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) hanno chiesto e ottenuto un vertice con la dirigenza del sito . «Da una parte», ricorda Giampiero, «lo sfogo degli esercenti che lamentano le possibili, e ormai comprovate, contraffazioni di giudizi da parte della concorrenza, dall’altra la dirigenza di Tripadvisor che insiste sulla libera espressione degli utenti, che è il marchio di fabbrica della sua politica». In tanti parlano anche dell’esperienza su altri siti come Grupon, mentre qualcuno ammette di aver anche scritto false recensioni a pagamento. Cinque euro l’una.
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