Tutti in piedi per Parisse
Commozione alla consegna della statuetta al «Centro»
Tutti in piedi alla consegna del premio Russo al collega Giustino Parisse. Il giornalista del Centro ha perso nel terremoto del 6 aprile i due figli, Domenico e Maria Paola, e il papà, Domenico. E ieri ha ricevuto a Francavilla il riconoscimento con il direttore Luigi Vicinanza.
Il premio, hanno spiegato Paolo Di Giannantonio e Toni Capuozzo, è andato a un giornale che si è distinto in un momento particolare riuscendo a raccontare tutto, le proteste e le cose fatte, il dolore ma non solo. Il terremoto è più vigliacco di una guerra, che in qualche modo ti avvisa. Parisse si è commosso: «Scusate ma quando sento i nomi dei miei figli non riesco a controllarmi. L’ho detto spesso in questi mesi: avevo due famiglie, la mia e il Centro, il mio giornale dove lavoro praticamente dal 1986. Dopo il terremoto questa seconda famiglia mi è stata molto vicina. Io Antonio Russo non lo conoscevo, ma sono un fedele ascoltatore di Radio Radicale e per anni mi sono svegliato con i suoi racconti.
Quando è stato ucciso ho sentito di aver perso un amico». Giustino, ha detto il direttore Vicinanza, «è un esempio per noi, lavora lui e, dunque, lavoriamo anche noi. Quella mattina, ci siamo ritrovati in redazione, alle 8 del mattino, un orario insolito per un quotidiano. Ho visto colleghi accasciarsi in redazione. Ho pensato che quel giorno il Centro non sarebbe uscito. Ma poi, grazie all’impegno di tutti: giornalisti, poligrafici, impiegati, ce l’abbiamo fatta.
Il premio, hanno spiegato Paolo Di Giannantonio e Toni Capuozzo, è andato a un giornale che si è distinto in un momento particolare riuscendo a raccontare tutto, le proteste e le cose fatte, il dolore ma non solo. Il terremoto è più vigliacco di una guerra, che in qualche modo ti avvisa. Parisse si è commosso: «Scusate ma quando sento i nomi dei miei figli non riesco a controllarmi. L’ho detto spesso in questi mesi: avevo due famiglie, la mia e il Centro, il mio giornale dove lavoro praticamente dal 1986. Dopo il terremoto questa seconda famiglia mi è stata molto vicina. Io Antonio Russo non lo conoscevo, ma sono un fedele ascoltatore di Radio Radicale e per anni mi sono svegliato con i suoi racconti.
Quando è stato ucciso ho sentito di aver perso un amico». Giustino, ha detto il direttore Vicinanza, «è un esempio per noi, lavora lui e, dunque, lavoriamo anche noi. Quella mattina, ci siamo ritrovati in redazione, alle 8 del mattino, un orario insolito per un quotidiano. Ho visto colleghi accasciarsi in redazione. Ho pensato che quel giorno il Centro non sarebbe uscito. Ma poi, grazie all’impegno di tutti: giornalisti, poligrafici, impiegati, ce l’abbiamo fatta.