ALBA ADRIATICA
Ucciso da rom, esplode la rabbiain fiamme le auto degli zingari
Al termine della fiaccolata di protesta per la morte di Emanuele Fadani, per la quale sono indagati tre rom che avrebbero ucciso il giovane durante una rissa, circa duecento persone si sono dirette verso le case degli zingari dando fuoco ad alcune automobili. Tra gli indagati, lo zio di uno dei minorenni arrestati ad agosto a Martinsicuro per l'omicidio di Antonio De Meo
LA REAZIONE DEI CITTADINI Alle 20 esplode la rabbia dei cittadini di Alba. In duecento, forse di più, si dirigono verso la caserma dei carabinieri dove due dei tre rom, indagati per la morte di Emanuele Fadani, stanno per essere arrestati e portati via. I carabinieri invitano i cittadini ad allontanarsi e questi vanno via urlando "assassini, assassini". Ma non tornano nelle loro case. Si dirigono verso le abitazioni degli zingari, scortati dai vigili urbani. Ma sul posto la rabbia della folla diventa incontenibile: un gruppo di persone individua la macchina dei rom e dà fuoco al mezzo e ad altre autovetture. Altri urlano ancora assassini mentre sul posto arrivano polizia e carabinieri nel vano tentativo di bloccare i cittadini scatenati. Al momento, decine di persone si stanno dirigendo verso la stazione, scagliando sassi e urlando slogan contro i rom.
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LE INDAGINI Alle 21 in punto, due dei tre rom accusati per l’omicidio di Emanuele Padani - il commerciante di 37 anni di Alba Adriatica, aggredito la notte scorsa durante una rissa - sono usciti dalla caserma dei carabinieri di Alba. Nei loro confronti è scattata l’ordinanza di custodia cautelare per concorso in omicidio volontario. Il terzo rom, anch’egli raggiunto da ordinanza di custodia cautelare, è al momento ricercato: sarebbe lui l’esecutore materiale dell’omicidio, colui che ha sferrato il pugno mortale sul volto della vittima. I due arrestati, fra i quali c’è lo zio di uno dei minorenni arrestati ad agosto a Martinsicuro per l'omicidio del cameriere Antonio De Meo, ammettono di aver partecipato all’aggressione e di esser stati ubriachi. Entrambi però accusano il terzo rom, al momento ricercato, di essere l’omicida. Solo un faccia a faccia fra i tre potrà aiutare gli inquirenti a ricostruire l’accaduto.
GLI ACCUSATI Si tratta di due cugini di 20 anni e di una terza persona che è lo zio di uno dei minorenni arrestati ad agosto a Martinsicuro per l'omicidio fotocopia del cameriere Antonio De Meo.
IL PRECEDENTE Ucciso a pugni durante una rissa
L'AGGRESSIONE Secondo una prima ricostruzione, nella notte i tre rom, che facevano parte di un gruppo di cinque persone in evidente stato di ubriachezza, come hanno riferito da alcuni testimoni, avrebbero aggredito il commerciante all'esterno del locale "Black out": nel corso della lite i tre hanno colpito con calci e pugni la vittima, nonostante il tentativo di separare i contendenti fatto da un passante.
Alcuni passanti hanno chiesto l'intervento del 118 quando hanno visto il commerciante a terra, mentre i tre si sono dileguati. Emanuele Fadani è morto durante il trasporto verso l'ospedale di Sant'Omero per un gravissimo trauma cranico.
Fissata intanto per domani l'autopsia affidata all'anatomo-patologo Cristian D'Ovidi. La procura ha visionato la telecamera della banca che ha inquadrato la scena, ma le immagini seppur suggestive non chiariscono nulla. La vittima era andata dal fratello che abita sopra il locale per prelevare videogiochi che proprio oggi avrebbe dovuto portare a Rimini.
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LE INDAGINI Alle 21 in punto, due dei tre rom accusati per l’omicidio di Emanuele Padani - il commerciante di 37 anni di Alba Adriatica, aggredito la notte scorsa durante una rissa - sono usciti dalla caserma dei carabinieri di Alba. Nei loro confronti è scattata l’ordinanza di custodia cautelare per concorso in omicidio volontario. Il terzo rom, anch’egli raggiunto da ordinanza di custodia cautelare, è al momento ricercato: sarebbe lui l’esecutore materiale dell’omicidio, colui che ha sferrato il pugno mortale sul volto della vittima. I due arrestati, fra i quali c’è lo zio di uno dei minorenni arrestati ad agosto a Martinsicuro per l'omicidio del cameriere Antonio De Meo, ammettono di aver partecipato all’aggressione e di esser stati ubriachi. Entrambi però accusano il terzo rom, al momento ricercato, di essere l’omicida. Solo un faccia a faccia fra i tre potrà aiutare gli inquirenti a ricostruire l’accaduto.
GLI ACCUSATI Si tratta di due cugini di 20 anni e di una terza persona che è lo zio di uno dei minorenni arrestati ad agosto a Martinsicuro per l'omicidio fotocopia del cameriere Antonio De Meo.
IL PRECEDENTE Ucciso a pugni durante una rissa
L'AGGRESSIONE Secondo una prima ricostruzione, nella notte i tre rom, che facevano parte di un gruppo di cinque persone in evidente stato di ubriachezza, come hanno riferito da alcuni testimoni, avrebbero aggredito il commerciante all'esterno del locale "Black out": nel corso della lite i tre hanno colpito con calci e pugni la vittima, nonostante il tentativo di separare i contendenti fatto da un passante.
Alcuni passanti hanno chiesto l'intervento del 118 quando hanno visto il commerciante a terra, mentre i tre si sono dileguati. Emanuele Fadani è morto durante il trasporto verso l'ospedale di Sant'Omero per un gravissimo trauma cranico.
Fissata intanto per domani l'autopsia affidata all'anatomo-patologo Cristian D'Ovidi. La procura ha visionato la telecamera della banca che ha inquadrato la scena, ma le immagini seppur suggestive non chiariscono nulla. La vittima era andata dal fratello che abita sopra il locale per prelevare videogiochi che proprio oggi avrebbe dovuto portare a Rimini.